La settimana finanziaria
di Direzione Finanza e Prodotti - Banca Esperia S.p.A.
Andamento dei mercati
Europa
Settimana ancora una volta in rialzo per i listini del vecchio continente, tra il newsflow legato al petrolio e il meeting di politica monetaria tenuto ieri dalla Banca Centrale. Le due notizie più rilevanti sul mercato petrolifero (driver sempre più importante per i listini) sono state da una parte il fallimento dei colloqui tra i principali paesi produttori, tenuto a Doha lo scorso weekend, e dall’altra lo sciopero di tre giorni dei lavoratori del settore in Kuwait, che ha contribuito a diminuire di circa il 60% la produzione giornaliera del paese del Golfo, limitando l’eccesso dell’offerta. Per quanto riguarda gli spunti di politica monetaria, dopo aver lasciato invariati i tassi e stabilito i dettaglio del piano di acquisto di bond corporate, Draghi ha rivendicato l’efficacia delle misure attuate della Bce, la cui azione ultra espansiva è necessaria per garantire una ripresa che procede, ma che deve confrontarsi con rischi al ribasso. Sul mercato italiano, veri protagonisti sono stati i titoli bancari, le cui oscillazioni sono state attribuite in special modo al newsflow riguardante il fondo Atlante e al posticipo, entro fine mese, dell’atteso decreto legge sulle banche da parte del governo. A mercati chiusi arriverà, infine, il pronunciamento di Fitch sul rating sovrano dell’Italia, attualmente BBB+ e un outlook stabile che, nelle attese, non dovrebbe subire variazioni. Al momento tutte le agenzie di rating hanno una prospettiva stabile sull’Italia e, pur riconoscendo i passi avanti compiuti sulle riforme e il ritorno della debole crescita economica, mantengono un atteggiamento di cautela, in parte per il deterioramento del contesto internazionale, in parte per il rallentamento del percorso di consolidamento dei conti pubblici.
Stoxx Europe 600 +1.68%, Euro Stoxx 50 +2.94%, Ftse MIB +2.35%
Stati Uniti
Contrastata la settimana dei listini statunitensi, che pur terminano sostanzialmente in positivo, tra le oscillazioni dei prezzi del petrolio e una serie di trimestrali societarie che influenzano gli andamenti di interi settori. Contribuiscono, inoltre, generali prese di profitto degli investitori dopo che gli indici si sono recentemente avvicinati a nuovi massimi. Per citare i casi più rilevanti, la trimestrale di Hasbro sostiene lunedì tutti i titoli relativi ai beni di consumo, mentre martedì il Nasdaq è appesantito dal crollo di oltre il 23% delle azioni di Illumina in seguito alla pubblicazione dei risultati; ieri è stata, invece, la volta del settore telecomunicazioni, con Verizn che parte oltre il 2.7% tra la pubblicazione dei risultati e lo sciopero della sua forza lavoro. Mentre oscillano le quotazioni dell’oro, crescono a sorpresa i prezzi dell’argento, fino a toccare i massimi degli ultimi undici mesi, con rialzi probabilmente dovuti alla percezione della sua sottovalutazione rispetto al metallo giallo; il dollaro recupera terreno sull’euro e si stabilizza intorno a 1.13, dopo la seduta volatile di ieri legata al meeting Bce. I principali dati macro della settimana riguardano il settore immobiliare: le nuove costruzioni abitative scendono a marzo a 1.089 mln a fronte dei 1.166 mln attesi e dei 1.194 mln toccati a febbraio, scendendo ai minimi dallo scorso ottobre, mentre i permessi edilizi per le prossime costruzioni si fermano a 1.086 mln, ai minimi da un anno, dopo i 1.177 mln del mese precedente. Anche l’andamento del mercato immobiliare, dunque, così solido negli scorsi mesi, sembra contribuire a suggerire il quadro di una crescita rallentata per il primo trimestre: le vendite di case esistenti, tuttavia, sembrano riaffermare il trend precedente, collocandosi a marzo al di sopra del consensus, a 5.33 mln a fronte dei 5.28 mln attesi dagli analisti e dai 5.07mln rivisti del mese precedente. Interessante, infine, con riferimento al mercato del lavoro, il fatto che le richieste settimanali dei primi sussidi di disoccupazione scendano ai minimi dal 1973 ad oggi, limitandosi a 247k unità a fronte delle 265k attese.
S&P 500 +0.42%, Dow Jones Industrial +0.31%, Nasdaq Composite +0.00%
Asia
I mercati asiatici concludono una nuova settimana sostanzialmente a due velocità, con il Giappone fortemente positivo nelle ultime sedute e la Cina in negativo. Se a inizio settimana è il petrolio il vero driver, l’attenzione si sposta poi progressivamente sui dati macro e sugli andamenti delle divise, in attesa del meeting della BoJ del 27 e 28 aprile e sulla scia delle continue speculazioni sulla politica monetaria promossa dal Governatore Kuroda, dal momento che gli attuali livelli dello yen potrebbero, secondo molti, determinare un ulteriore intervento da parte delle autorità centrali. Mentre il mercato giapponese mette a segno un’ottima performance, avvicinandosi ai massimi del 2016, nonostante la serie di terremoti nel Sud del paese abbia imposto la chiusura di interi distretti industriali, i listini cinesi non riescono a trovare continuità negli andamenti e a staccarsi dalle attuali valutazioni. A guidare la spinta ribassista sono le speculazioni degli investitori su possibili ulteriori misure espansive messe in atto dalle autorità cinesi: già nella giornata di lunedì Xinhua, la principale agenzia di stampa della Repubblica Popolare Cinese, aveva sponsorizzato l’idea di una maggiore prudenza per future mosse espansive; mentre martedì, nel tardo pomeriggio, Ma Jun, importante economista della PBOC, ha ribadito l’importanza del supporto all’economia, anche se questo dovrà essere pesato in modo da ridurre i rischi macroeconomici. Infine, bene l’Australia che trova sostegno nelle società di materie prime e nelle parole accomodanti in materia di politica monetaria.
Nikkei +4.30%, Hang Seng +0.71%, Shangai Composite -3.86%, ASX +1.53%
Principali avvenimenti della settimana
Per la zona euro, a latere del meeting della Banca Centrale di giovedì, sotto i riflettori le indicazioni del Fondo Monetario Internazionale che, durante lo scorso weekend con la chiusura dello Spring Meeting di sabato a Washington, ha invitato i paesi membri a indirizzare la politica della spesa in modo da far ripartire la crescita, mettendo a disposizione delle economie più colpite dalla crisi finanziamenti mirati al rilancio. Inoltre, sempre con riguardo al Fmi e alla situazione europea, sono proseguiti per tutta la settimana in Grecia i colloqui con i creditori internazionali sullo stato delle review del piano di assistenza finanziaria concesso la scorsa estate ad Atene, il cui esito positivo è condizione necessaria per l’esborso di un nuova tranche di aiuti e per l’avvio del negoziato sullo sgravio del debito. Rimangono profonde le distanze tra il Fondo e l’UE su scenari e prospettive economiche ma, se le posizioni dovessero avvicinarsi, i ministri della zona euro sono pronti a riunirsi in via straordinaria la settimana prossima. Il tema resta in ogni caso prioritario nell’agenda dell’Eurogruppo, insieme al tema scottante della limitazione dei titoli di Stato nei bilanci bancari, di cui verranno discusse possibili modalità, e che resta particolarmente spinoso per i contrasti tra la linea della Germania e quella di altri paesi tra cui l’Italia. A livello macro, i dati più di rilievo pubblicati durante la settimana riguardano i valori preliminari di aprile degli indici Markit Pmi, tutti stabili ma leggermente al di sotto delle attese; rispettivamente, i valori sono stati di 51.5 punti per il manifatturiero, 53.2 per il settore dei servizi e 53 per l’indice composto. In linea con le attese la fiducia al consumo del mese corrente, a -9.3 dopo i -9.7 di marzo.
Sul fronte societario italiano, il newsflow ancora una volta risulta incentrato sul settore bancario, in due principali direzioni: da un parte si susseguono le notizie e le adesioni degli istituiti al fondo Atlante, dall’altra l’attenzione della comunità finanziaria resta diretta alle azioni del governo, in primis al decreto riguardante i tempi di recupero crediti e i rimborsi ai risparmiatori di Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti e CariFerrara, che slitta alla prossima settimana. Per quanto riguarda il primo tema, se il fondo Atlante dovrà accollarsi azioni non sottoscritte dell’aumento/IPO di Popolare Vicenza, lo farà al minimo della forchetta di € 0.10, valore che diventa a questo punto il probabile prezzo dell’operazione. L’accordo di sub-underwriting sottoscritto con Unicredit prevede, inoltre, altri paletti: Atlante potrà intervenire a condizione che non scatti l’obbligo di Opa e ci sia un flottante considerato adeguato da Borsa Italiana. UniCredit è altamente fiduciosa che l’operazione andrà in porto positivamente, ha detto il Ceo Federico Ghizzoni; secondo Gian Maria Gros-Pietro, presidente del Cdg di Intesa, tuttavia, Le condizioni di mercato dovrebbero consentire il successo dell’operazione di aumento di capitale e Ipo di Veneto Banca senza l’aiuto del fondo Atlante. Nelle telecomunicazioni, Vivendi ha venduto 30 mln di azioni Telecom, pari allo 0.2%, il 24 marzo. La sua quota resta al 24.9% e lo 0.2% è stato ceduto per un aggiustamento tecnico, ha riferito un portavoce. Nel retail, il gruppo Coin ha ceduto a investitori istituzionali internazionali, attraverso un collocamento accelerato, il 10% circa del capitale (22.7 mln di azioni ordinarie), a € 5.68 per azione. Coin scende cosi al 42.1% del capitale di Oviesse; i proventi del collocamento ammontano a circa € 129 mln. Guardando al resto dell’Europa, Volkswagen ha raggiunto in extremis, nell’ultimo giorno utile per trovare un accordo ed evitare il processo, un compromesso con le autorità Usa per chiudere lo scandalo emissioni truccate: in base all’intesa, tra le altre cose, la società dovrà riacquistare le quasi 500 mila vetture coinvolte oppure fare gli interventi necessari per riportare le emissioni ai livelli di legge e compensare i clienti danneggiati. L’ammontare della compensazione in denaro per i clienti coinvolti non è stato reso noto, ma secondo la Welt il gruppo è pronto a pagare $ 5,000 per ogni vettura coinvolta. Venendo alle principali trimestrali, il gruppo basilese Syngenta ha visto nel Q1 il proprio giro d’affari in calo del 7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, risultato fortemente impattato dalla dal dollaro: il gruppo punta su nuovi prodotti che saranno lanciati nel corso dell’anno per mantenere il livello delle proprie entrate e riflette sul futuro del settore semenze, la cui redditività è ritenuta insoddisfacente. Nel farmaceutico Novartis ha annunciato giovedì che, nel primo trimestre, l’utile netto ha subito una flessione del 13% rispetto allo stesso periodo del 2015. Le ragioni vanno cercate nel fatto che alcuni brevetti in possesso della società sono scaduti, sono state incontrate difficoltà nel campo dell’oculistica e nelle modeste vendite di un nuovo trattamento cardiaco. Il colosso minerario BHP Billiton ha comunicato il declino del 7% su base sequenziale e del 10% annuo della produzione di minerale di ferro nel primo trimestre a 53 mln di tonnellate: replicando quanto fatto martedì dall’altro colosso minerario australiano, Rio Tinto, Bhp ha tagliato le stime di output per l’intero esercizio.
Al centro dell’attenzione nel newsflow societario US della settimana sono senza dubbio le numerose trimestrali pubblicate, in primis quelle riguardanti il settore bancario e finanziario. Per guardare prima di tutto alle global, cosi come JP Morgan la scorsa settimana, anche i risultati di Citigroup superano le attese degli analisti pur con un calo annuo superiore al 20% per gli utili: la società ha registrato una discesa dei ricavi nel trading e nell’investment banking, il tutto assieme a costi una tantum per il ridimensionamento di alcune aree e maggiori accantonamenti per crediti a società legate al petrolio. Anche i risultati di Morgan Stanley hanno mostrato un calo degli utili superiore al 50% annuo frutto, come per i competitors, di minori ricavi da trading e collocamenti azionari legati all’instabilità dei mercati; il CEO ha confermato che il perdurare della situazione costringerà a ulteriori azioni per aumentare la redditività. Goldman Sachs registra, invece, risultati con ricavi e utili in netto calo, rispettivamente del 40% e del 56% annuo, segnando la peggiore trimestrale degli ultimi quattro anni; la banca ha registrato una contrazione sia nelle attività di trading che nell’investment banking e, secondo fonti stampa, potrebbe vedere presto un cambio al vertice dopo 10 anni di guida da parte del CEO Blankfein. Tra le istituzioni finanziarie, infine, la banca regionale U.S. Bancorp ha chiuso il trimestre con risultati che, pur segnando un calo dei profitti legato a maggiori costi e un aumento degli accantonamenti per i prestiti al settore energia, hanno superato le attese degli analisti, con ricavi in aumento del 2.7% annuo. Tra le altre trimestrali di rilievo: PepsiCo ha rilasciato risultati superiori alle attese, grazie alle azioni di taglio costi e alla crescita delle vendite di snack in Nord America; il fatturato complessivo ha tuttavia mostrato un calo annuo di circa il 3%, impattato dalla forza del dollaro e dalla debolezza dei mercati esteri. Johnson & Johnson ha superato le stime grazie alla forte domanda di farmaci prescrivibili e all’indebolimento del dollaro registrato nelle ultime settimane; la società ha anche rassicurato gli investitori sulle prospettive 2016, alzando lievemente la guidance sui ricavi e sugli utili. Nelle telecomunicazioni, Verizon raggiunge le stime ma è protagonista di forti ribassi giovedì, dopo aver ammesso che lo sciopero dei dipendenti in corso, arrivato alla seconda settimana, avrà un effetto sugli utili del secondo trimestre e la sua eventuale prosecuzione impatterebbe la redditività dell’intero esercizio. I risultati di General Motors hanno superato le attese degli analisti grazie all’ottima performance di mezzi pesanti nel Nord America e alla generale ripresa della domanda in Europa; il CEO del gruppo conferma la visione ottimistica per l’anno in corso. Union Pacific ha registrato risultati trimestrali superiori alle attese grazie a forti azioni di taglio costi che sono riuscite a bilanciare il calo dell’8% dei volumi delle merci; il CEO della società ha confermato di essere pronto a tagliare gli investimenti 2016 per circa il 2% se la domanda, che resta debole su tutte le divisioni, non darà segnali di ripresa. Nell’immobiliare, infine, D.R. Horton ha superato, coi propri risultati trimestrali, le stime degli analisti grazie al trend crescente nella vendita di nuove abitazioni; il management ha anche confermato un’ottima partenza della stagione primaverile, tipicamente la più significativa nel mercato. In assenza di importanti operazioni di M&A, se si esclude la notizia che YP Holding, la società di pagine gialle statunitensi posseduta al 53% da Cerberus e al 47% da AT&T, potrebbe lanciare un’offerta sul business web di Yahoo, da notare come BATS Global Markets abbia chiuso con successo la propria quotazione dopo il fallimento dell’operazione nel 2012: le azioni sono state quotate sul proprio mercato e valutano la società circa $ 2.2 mld.
Dal punto di vista macro delle economie asiatiche, unico dato giunto dalla Cina la scorsa settimana riguarda il settore immobiliare, con i prezzi dei nuovi immobili residenziali che mostrano a marzo una crescita annua al ritmo di 4.9% dopo l’incremento di 3.6% del mese di febbraio. Sempre il mese scorso, nella capitale Pechino la crescita tendenziale è del 16% da 12.9% di febbraio, mentre a Shanghai il rialzo è del 25% dal precedente + 20.6% . Per quanto riguarda, invece, il Giappone, i dati sono per la maggior parte inferiori alle attese degli analisti, anche se il saldo della bilancia commerciale di marzo, in attivo a 755 miliardi di yen, se pur inferiore al consensus di 834.6 miliardi, si colloca ben in rialzo rispetto ai 242.8 miliardi di febbraio. L’attività manifatturiera è in contrazione, con l’intensità maggiore da oltre tre anni, un dato che risente del recente terremoto che ha di fatto interrotto la produzione nel distretto industriale Kumamoto: la stima flash dell’indice Pmi manifatturiero di aprile si è portata a 48 punti dai 49.1 di marzo, segnando il livello più basso da gennaio 2013. È la seconda rilevazione consecutiva sotto la soglia di espansione dei 50 punti: tuttavia, l’indagine congiunturale Tankan sul morale delle imprese manifatturiere segna intanto ad aprile un +10 dal +6 del mese precedente.
Appuntamenti macro prossima settimana
USA
Di grande interesse la settimana di dati macro per gli USA, in primo luogo per la riunione di politica monetaria della Federal Reserve. Attesa diffusa per la lettura del Pil del Q1, per cui gli analisti si attendono un rallentamento su trimestre a +0.7% dopo il precedente +1.4%. Sotto i riflettori, inoltre, gli indici Markit preliminari di aprile, gli ordini di beni durevoli e i redditi e spese personali, che forniranno un’idea sulla ripresa dei consumi interni.
Europa
Pochi dati ma di rilievo in arrivo la prossima settimana per la zona euro: principale focus di interesse la lettura del Pil dell’Eurozona per il primo trimestre, per cui gli analisti si attendono un incremento dello 0.4% su base trimestrale e dell’1.5% su anno. Saranno, inoltre, disponibili i valori dell’inflazione di aprile, la fiducia dei consumatori e il tasso di disoccupazione, atteso stabile al 10.3%.
Asia
Unica indicazione in arrivo dalla Cina la prossima settimana l’Indice Principale. Ricca di spunti, invece, la settimana del Giappone, in primis con il Cpi, valore su cui verterà l’attenzione della Banca Centrale nel meeting di politica monetaria di fine aprile. Tra gli altri dati di rilievo produzione industriale, vendite retail e indice delle nuove costruzioni abitative, mentre il tasso di disoccupazione è anche qui atteso stabile, al 3.3%.
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