Proposte di lettura da parte di un bibliofilo cronico
di Andrea ValiottoLa corsa verso il nulla
Giovanni Sartori
Mondadori
Prezzo – 15
Pagine – 112
Con la consueta lucidità di analisi ed estrema chiarezza, in queste pagine Giovanni Sartori affronta alcuni temi cruciali del nostro tempo: la crisi della politica, i labili confini tra libertà e dittatura, il «conflitto di culture e di civiltà» fra Islam e cristianesimo, la «guerra terroristica» e la «guerra al terrorismo». Come in molti suoi editoriali sul «Corriere della Sera», il noto politologo scrive inoltre di questioni di vitale importanza per la nostra Repubblica, come il sistema elettorale «perfetto», l’ondata migratoria e il diritto di cittadinanza, e – in ultimo – il delicato quesito su quando la vita biologica diventa propriamente umana. «Gli uomini, una volta scesi dagli alberi e diventati bipedi implumi, si sono organizzati in piccole tribù dedite alla caccia e all’agricoltura» ricorda Sartori. «Il salto è avvenuto con la scoperta della macchina, che ha creato una nuova società, la società industriale. Tutto bene, finché non ci siamo resi conto che anche le macchine potevano essere prodotte dalle macchine, togliendo lavoro a un mondo sovrappopolato, sempre più tele-diretto.» La corsa verso il nulla offre stimolanti spunti di riflessione e raccoglie le amare considerazioni di un grande saggio della cultura politica sul lento declino a cui l’Italia e l’Europa sembrano destinate per non aver saputo salvaguardare i valori fondanti di una società realmente liberal-democratica.
Pinelli – Una finestra sulla strage
Camilla Cederna
Il Saggiatore
Prezzo – 17
Pagine – 152
È il 15 dicembre 1969, a Milano è da poco passata la mezzanotte. Da tre giorni non si parla d’altro che dell’attentato alla Banca dell’Agricoltura, in piazza Fontana. Per Camilla Cederna è stata una lunga giornata, quella dei funerali in Duomo delle diciassette vittime della strage. Si è appena addormentata, quando all’improvviso squilla il telefono. Sono gli amici e colleghi giornalisti Corrado Stajano e Giampaolo Pansa: «Fatti trovare in strada tra cinque minuti, è successo qualcosa in questura». Così inizia il libro che state per leggere. Un libro che Camilla Cederna scrisse dopo le sue indagini di quei giorni e destinato a suscitare scalpore ancora per molto tempo. All’origine, piazza Fontana: il luogo in cui un’intera generazione perse l’innocenza, in cui l’entusiasmo e la positività della contestazione si dileguarono di fronte alla strategia della tensione. Cercando i responsabili della bomba, la polizia ferma alcuni esponenti del movimento anarchico, tra cui Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda. Dopo tre giorni di interrogatori, Pinelli vola giù da una finestra della questura, in circostanze mai del tutto chiarite. Gli inquirenti e l’opinione pubblica, tutti gli italiani si dividono: è stato suicidio, incidente o forse qualcosa di peggio? Chi era presente in quella stanza al momento del fatto, con una finestra aperta in pieno dicembre? Quali le vere responsabilità del questore Marcello Guida, del capo dell’ufficio politico Antonino Allegra, e soprattutto del commissario Luigi Calabresi? Camilla Cederna è tra le prime ad arrivare sul luogo della tragedia. Attraverso interviste, testimonianze e trascrizioni delle udienze, la sua ricostruzione svela incongruenze e occultamenti riguardo alla morte del ferroviere anarchico e restituisce con fedeltà il clima politico acceso di quegli anni drammatici. Un’inchiesta che fece guadagnare all’autrice l’accusa di mandante morale dell’omicidio Calabresi. Con Pinelli, il Saggiatore riporta in libreria uno dei testi fondamentali del giornalismo italiano, il primo che abbia voluto far luce su una delle vicende più oscure e controverse della nostra storia recente.
Gli eroi della guerra di Troia
Giorgio Ieranò
Sonzogno
Prezzo – 16
Pagine – 240
Le storie avvincenti degli eroi cantati da Omero. Il racconto sorprendente di quello che Omero non dice. Chi erano davvero gli eroi e le eroine della guerra di Troia? Quali sono le storie più autentiche e segrete delle figure cantate nell’Iliade e nell’Odissea? Questo libro racconta in modo nuovo i protagonisti della grande epopea omerica che tutti abbiamo studiato a scuola. Ma racconta anche quello che Omero non dice, scavando nella miniera di leggende, spesso frammentarie ed enigmatiche, che gli antichi ci hanno lasciato. Così, intorno agli amori di Achille, agli inganni di Ulisse, alle avventure favolose di Elena, rinasce tutta una costellazione di eroi perduti.
Il Mediterraneo era il mio regno
Francesco Alliata
Neri Pozza
Prezzo – 18
Pagine – 352
Palermo, nel maestoso palazzo di Villafranca dov’è conservata la Crocifissione di Van Dyck, vive l’ultimo superstite della nobiltà siciliana: il suo nome è Francesco Alliata e, a novantacinque anni, è «più vivo e più forte che pria», come avrebbe detto Petrolini. La sua storia non ha niente a che vedere con gli eccessi sfarzosi dei Savoia o con l’ossessione dei Colonna nei confronti della religione. Sebbene da giovane Francesco partecipi alle battute di caccia, alle corse automobilistiche e ai ricevimenti musicali con centinaia di illustri invitati, lui non è tipo da interessarsi alle neghittosità e allo «sperpero di patrimoni in futili attività» che Tomasi di Lampedusa descriveva nel Gattopardo. Francesco Alliata vuole prima costruirsi «una solida cultura e una ancor più solida educazione» e poi usarle entrambe per rendere produttive le proprie passioni. Solo così onorerà il motto di famiglia: «Bisogna essere principi, piuttosto che apparirlo». È ancora un bambino quando si imbarca nella sua prima impresa «ciclopica»: correggere le 7500 pagine dell’opera incompiuta del nonno – Storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia – che lo trasformeranno nell’«amanuense a macchina» di famiglia. A undici anni ha una stanza tutta sua per muoversi autonomamente tra gli archivi del palazzo. A tredici studia la storia antica, incuriosito dai racconti del secondo marito della madre, il direttore del Museo Archeologico di Palermo, Ettore Gabrici. Ma è solo al ginnasio che Francesco scopre la passione che lo accompagnerà per il resto della vita: il cinematografo. Con la visione di Ombre rosse di John Ford e dei capolavori di Charlie Chaplin, il principe avverte la necessità di osservare la realtà da vicino con lo sguardo di un entomologo per poi, una volta compresa, tentare di riprodurla. Ecco perché fa richiesta al Cinereparto dello Stato Maggiore di essere inviato a Palermo a fotografare l’arrivo delle «fortezze volanti americane». Ed ecco la ragione alla base dei documentari subacquei girati nelle isole Eolie – i primi nel loro genere in Italia – o della fondazione nel 1946, con l’amico scrittore e poeta Fosco Maraini, della Panaria Film: la casa cinematografica che produrrà, tanto per citarne alcuni, La carrozza d’oro di Jean Renoir e Vulcano con Anna Magnani. Fino al giorno in cui, spiazzando tutti ancora una volta, decide di abbandonare il cinema per buttarsi nella produzione dei sorbetti e delle granite tradizionali (di cui avrebbe persino redatto la voce sull’Enciclopedia di Franco Maria Ricci). Passeggiando tra i ricordi di famiglia e descrivendo sapientemente le tradizioni più oscure e i tic più eccentrici della nobiltà siciliana, Francesco Alliata spalanca una finestra su un mondo seducente e fuori dal tempo. Un viaggio unico, incomparabile, in una delle stagioni più importanti della vita culturale e civile d’Italia, in compagnia dell’ultimo grande aristocratico del Novecento.
Il profumo del Chianti
Piero Antinori
Mondadori
Prezzo – 18,50
Pagine – 203
Negli anni Settanta ha fortissimamente voluto uno dei “rossi” più eleganti di sempre. Nei Novanta ha esportato vigneti nelle migliori “terre da vite” del pianeta. Attualmente sta terminando, nel suo Chianti, una cantina-tempio che rivoluzionerà il modo di vedere il vino. “Amo parlare del mio lavoro, non di me” ha ripetuto in mille interviste il marchese Piero Antinori, che oggi, venendo meno a questo proposito, si racconta. Lo fa adesso che la sua azienda si avvia verso un nuovo, lungo futuro sotto la guida delle tre figlie, Albiera, Allegra e Alessia (a conferma di quella rivoluzione “rosa” che sta caratterizzando la vitivinicoltura italiana). Oggi che il marchio si è ormai affermato come un’eccellenza made in Italy, tanto da firmare alcuni dei vini più premiati e innovativi del secolo. Oggi che nei sotterranei di Tignanello riposa un’annata 2010 che può rivelarsi eccezionale. Forse addirittura quel Vino Perfetto inseguito, prima di lui, dal padre e dal nonno, ultimi di ventidue generazioni di “vinattieri” Antinori. Ma come si raccontano oltre seicento anni di storia famigliare, sei secoli di vigne, un cinquantennio passato “dietro la scrivania grande di palazzo Antinori”, e una ricetta della qualità composta in una vita di incontri, esperimenti e vittorie? Piero Antinori lo fa partendo da ciò che conosce meglio, le sue creature: sette etichette, alcune celeberrime, altre inedite, a scandire una storia. E dentro questa storia c’è tutto.