28 Marzo 2015

La settimana finanziaria

di Direzione Finanza e Prodotti - Banca Esperia S.p.A.
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Settimana negativa per la maggior parte dei mercati

Dopo una settimana che ha visto gli operatori concentrati sull’analisi delle parole del Governatore Yellen, gli ultimi cinque giorni hanno mostrato, per i mercati americani, un movimento che, dopo avere portato gli indici ai massimi storici, sembra soffrire più del previsto delle tensioni geopolitiche che si sono riaccese nello Yemen. Secondo alcuni autorevoli commentatori politici lo Yemen è solo al trentunesimo posto tra i paesi produttori, ma la sua collocazione strategica, sullo stretto che collega Mar Rosso a Oceano Indiano, lo rende un crocevia importante per il transito della maggioranza delle petroliere dell’area. Inoltre lo scenario è preoccupante in quanto una guerra civile in Yemen rappresenterebbe il preludio a un confronto armato tra Iran e Arabia Saudita, in un momento in cui, a causa della minaccia Isis, gli schieramenti non sono poi così ben definiti e le alleanze sono estremamente fluide: è noto che gli sciiti, che combattono il califfato islamico supportato da Teheran, usufruiscono dell’appoggio tattico, e non solo, dell’aviazione americana. Sotto la pressione di uno scenario come questo, il petrolio sale, anche se le scorte in USA sono ai massimi storici. Inoltre in USA sono risultati non particolarmente univoci, numerosi dati macro, come le Existing Home Sales peggiori delle attese, Jobless Claims invece, in progressione e gli ordini di beni durevoli risultano peggiori delle aspettative.

Dal punto di vista societario la settimana è stata abbastanza densa di report e di cambi di raccomandazione su molte società da parte di numerosi broker, ma tra tutte le notizie corporate spicca il megadeal Heinz/Kraft, che ha portato positività su tutto il settore food, con Kraft stessa che guadagna il 35%. Gli azionisti di Heinz saranno i detentori del 51% del capitale del nuovo gigante del comparto alimentare ed è l’ennesima operazione sensazionale messa a segno da Berkshire Hathaway, veicolo di investimento dell’Oracolo di Omaha, Warren Buffet.

S&P -1.59%, Dow -1.56%, Nasdaq -2.52%

 

In Oriente la pubblicazione dei dati relativi al manifatturiero cinese, ha evidenziato (con il calo al livello più basso degli ultimi 11 mesi) come ulteriori misure di stimolo siano necessarie a ravvivare il tasso di crescita economica della seconda economia mondiale. L’indice preliminare pubblicato da HSBC e Markit è risultato pari a 49.2, contro un livello atteso di 50.5 e inferiore all’ultima lettura pari a 50.7. L’indice ha l’esatto funzionamento dell’ISM americano: il livello di 50 separa la contrazione dall’espansione economica. Il Premier Li è comunque conscio di quanto deve essere messo in cantiere se la crescita dovesse decelerare e andare a impattare sul livello di crescita programmatica del 7% fissato per il 2015. L’indice di Shanghai ha tenuto, grazie al rimbalzo delle Oil Stocks in chiusura di settimana, con il petrolio in recupero sull’aumento delle tensioni tra Iran, Yemen e Arabia Saudita e dopo il commento del Governo di Pechino che promuoverà misure di sostegno all’industria e alle infrastrutture legate ai trasporti. Il forte apprezzamento dello Yen, che è passato in una seduta da oltre 121 a 118.5, danneggia particolarmente tutti gli esportatori nipponici. Il CPI giapponese, che misura l’inflazione lato consumo, è risultato per febbraio pari al 2.0% contro attese per 2.1%. Il dato però, se depurato dall’effetto dell’aumento dell’IVA di aprile è praticamente pari a zero. L’Australia chiude negativa sulla settimana: la volatilità si è dimostrata estrema, come di consueto, sui metalli industriali; le prime sessioni hanno mostrato un buon recupero dei contratti legati alle materie prime, per poi perdere progressivamente terreno dopo che Goldman ha cominciato a tagliare le proprie stime in merito, a causa del rallentamento cinese.

Nikkei -1.4%, HK +0.3%, Shanghai +2.04%, Sensex -3.4% ASX -0.93%.

 

I mercati azionari europei si sono intonati immediatamente alla situazione generale nonostante una serie di dati moderatamente confortanti e dopo l’intervento del Governatore Draghi che parlando dinanzi al parlamento italiano ha messo in luce come la ripresa in Europa sia ancora debole e che la Banca Centrale Europea continuerà il proprio programma di acquisti “almeno fino a settembre 2016”. Intanto i dati macro pubblicati in Europa, in settimana, indicano che quanto impostato precedentemente dalla BCE stia entrando effettivamente in trazione, con un IFO Index in Germania (migliore sia del dato precedente, sia delle attese) che risulta leggibile in sincronia con quanto emerso dalla pubblicazione dei PMI, che cominciano a mostrare una minima progressione sia del comparto industriale sia di quello servizi. L’elaborazione dei dati disponibili posizionerebbe il tasso di crescita dell’economia europea nell’intorno dello 0.3% per il primo trimestre. Il Sentiment europeo continua comunque a essere influenzato dalle trattative tra la Grecia e i suoi creditori, con alcuni giornali locali che ipotizzano che la riserva di cash di Atene potrebbe addirittura esaurirsi lunedì 30, giorno fissato da Bruxelles per la revisione delle proposte relative alla lista delle riforme che il Governo Tsipras deve obbligatoriamente presentare.

MSCI -2.33%, EuroStoxx50 -0.03%, FtseMib +0.42%.

 

Il dollaro si è nettamente indebolito, tornando in pratica a 1.1 contro Euro e a 118.5 contro Yen.

 

Attenzione puntata sul Labor Report

La prossima settimana vedrà la pubblicazione di Personal Income e Personal Spending. Le condizione del Real Estate americano verranno descritte dal Case Shiller dalle Pending Home Sales. Sarà però, il report in merito al mercato del lavoro, che viene come di consuetudine pubblicato il primo venerdì del mese, a catalizzare l’attenzione degli operatori, in quanto è al momento la rilevazione maggiormente seguita dalla Federal Reserve. Come sempre l’indice ADP sarà osservato in qualità di anticipatore dei risultati del Labor Report.

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