17 Febbraio 2015

2015, il boom dei gadget intelligenti

di TeamSystem
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C’è chi la definisce “pura esaltazione dell’inutilità” e chi invece è convinto che sia “un passo in avanti verso il futuro”. Stiamo parlando della “tecnologia indossabile” e quindi di tutti quei dispositivi che ormai appaiono ovunque sul web e nelle vetrine dei negozi: bracciali, collane, anelli e orologi, ma anche vestiti e biancheria intima. Tutti, rigorosamente intelligenti. Sarà vero?

 

In principio fu Apple

Da quando Apple ha annunciato il suo Watch, l’orologio ipertecnologico atteso in Italia la prossima primavera, l’attenzione è cresciuta in maniera esponenziale. Da allora, le case concorrenti hanno giocato d’anticipo presentando diverse soluzioni. Eppure, una diffusione capillare, come quella ottenuta da tablet e smartphone, la tecnologia indossabile stenta ancora ad averla.

Un po’ per i prezzi ancora alti, un po’ per la paura di imbattersi in oggetti che, per quanto semplici da usare, richiedono comunque un minimo di impegno.

In linea di massima, gli “indossabili” si distinguono in dispositivi per il benessere, la salute fisica e il fitness – i bracciali in particolare -, e in orologi smart, moderni, con display touch a cristalli liquidi oppure Oled, super precisi, equipaggiati con sensori di ogni tipo, da usare così come sono o in abbinamento al proprio smartphone o iPhone. Il mercato li ha battezzati “smartwatch”, avvicinandoli non a caso al familiare mondo degli smartphone. Funzioneranno? È successo in più occasioni che gadget e oggetti tecnologici ritenuti poco utili o “fuori mercato”, si siano trasformati in breve tempo in autentici oggetti del desiderio.

 

Sensori ovunque

Se c’è qualcosa che accomuna quasi tutti gli oggetti “wearable”, termine inglese con cui si indicano i prodotti tecnologici da indossare, è la presenza di sensori. L’idea delle case produttrici è, infatti, quella di offrire a chi acquista un indossabile intelligente, la possibilità di tenere sotto controllo la propria frequenza cardiaca, la qualità del sonno, l’attività fisica, le calorie bruciate o l’esposizione ai raggi solari. Nasce così una nuova generazione di “braccialetti della salute”, basata per fortuna più sulla scienza che sulle credenze popolari. I modelli disponibili sono già parecchi. Alcuni sono più orientati al fitness: contapassi, velocità media, consumo di calorie, valutazione degli obiettivi da raggiungere; altri alla produttività: rispetto impeccabile degli appuntamenti, distribuzione razionale delle energie mentali e via dicendo. Tutte informazioni che con grande precisione – assicurano i produttori – saranno in grado di cambiare la vita delle persone.

Per chi non si accontenta, ci sono gli smartwatch, veri e propri orologi di precisione, dai look personalizzabili, che da soli o in abbinamento agli smartphone offrono informazioni sul tempo, sulle fasi lunari, sugli appuntamenti in agenda, sui luoghi in cui ci si trova. Notificano inoltre l’arrivo di mail, di SMS, di messaggi o richieste di amicizia su Facebook o altri social network, permettendo di rispondere mediante comandi vocali, quindi senza più sfilare il telefonino dalla tasca o dalla borsa. Almeno per quanto riguarda gli smartwatch, oggi il problema più grande riguarda però l’autonomia della batteria. Gli orologi smart adottano pile ricaricabili che durano al massimo un paio di giorni. Poco, troppo poco se si fa il confronto con l’autonomia quasi decennale di tantissimi orologi tradizionali in commercio. È forse questa la vera sfida che i produttori di hardware sono chiamati ad accogliere: ridurre uno svantaggio che al momento costituisce un problema apparentemente senza soluzione.

 

Guanti, collane e anelli

Oltre che su bracciali e orologi da polso, la tecnologia indossabile si trova a bordo di guanti, cappelli, collane, calze e anelli. Talvolta si tratta di accessori studiati per farci rispondere al telefono o comporre un SMS senza sfilare via i guanti, altre volte di qualcosa di più avanzato e invisibile. Gli hi-Call di hi-Fun (da 40 € in su) per esempio, sono guanti Bluetooth con i quali è possibile rispondere alle telefonate senza sfilare il telefonino dalla borsa. Nel pollice è contenuto un altoparlante, nel mignolo un microfono e nell’indice una penna invisibile per controllare i touchscreen di ultima generazione. Un tasto nascosto nel polsino permette infine di iniziare e concludere le chiamate.

Poi c’è il Gear Circle di Samsung (99 €), una collana che nasconde al suo interno una cuffia stereo e un microfono Bluetooth, perfetta sia per rispondere al telefono, sia per ascoltare la musica contenuta nello smartphone, oltre che per fare tendenza. L’avviso di chiamata avviene mediante una lieve vibrazione, una sorta di brivido che corre lungo il collo.

Ci sono infine gli indossabili annunciati e non ancora in commercio: la startup milanese Virtual ha annunciato per i primi mesi del 2015 l’U-Ring, un anello in vetroceramica particolarmente discreto che al suo interno custodirà un database di informazioni come codici bancomat, password, seriali e via dicendo. Il prezzo non è ancora noto.

Insomma, le aziende hanno prodotto, distribuito e stanno puntando molto su questo nuovo settore, ma il mercato come risponderà? Per ora in giro di oggetti smart non se ne vedono tanti, ma ci aggiorneremo fra qualche mese.