20 Giugno 2014

Siete tutti invitati a “Un ballo in maschera”

di Chicco Rossi
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Ogni promessa è debito (vedasi Non esiste mondo fuori delle mura di Verona) e quindi rieccoci a Verona perché finalmente è arrivato il giorno tanto atteso della prima areniana che, insieme a quella della Scala, rappresenta sicuramente uno dei momenti imperdibili per i melomani di tutto il mondo.

E allora Verona si prepara a ospitare la kermesse, rendendo omaggio al genio di Busseto, anzi per la precisione di Roncole di Busseto, al quale l’anno scorso la Fondazione Arena ha dedicato il festival in occasione del bicentenario della nascita, nonché centenario delle rappresentazioni areniane iniziate il 10 agosto del 1913 con la rappresentazione, ma guarda un po’, dell’Aida di Verdi.

Un ballo in maschera, che racconta la storia di Riccardo, conte di Warwick, governatore inglese del Massachusetts che si intreccia con quella di Amelia e del marito Renato e la cui prima rappresentazione è datata 17 febbraio 1859, mancava da più di dieci anni dall’anfiteatro veronese (l’ultima rappresentazione risale alla stagione 1998).

L’occasione è buona per passeggiare nuovamente per Verona, la città tanto cara a Shakespeare (tra le altre cose, consiglio una visita a Stratford–upon-Avon, un paese incantevole delle Midlands Occidentali).

Questa volta il consiglio è quello di perlustrare forse la parte più bella e meno mondana di Verona, quella che si estende da Corso S. Anastasia fino ai muraglioni dell’Adige. Stiamo parlando della zona dove si innalza la splendida cattedrale di Verna con quel suo campanile rimasto incompleto. La parte più bassa è romanica, quella mediana fu costruita dal Sanmicheli nel ‘500 e l’ultima sezione è del XX secolo ad opera del Fagiuoli.

Ci si può fermare in uno dei caffè che si affacciano sulla piazza del Duomo o proseguire alla ricerca di un’osteria per farsi un goto, anche se a dire il vero quella che una volta era chiamata l’Osteria d’Italia si è adeguata ai tempi con i Wine bar di nuova generazione (Chicco Rossi in sincerità è affezionato ancora alle tradizioni di un tempo, fatte di locali pieni di fumo dove si beveva e si era più sinceri e veri di una volta) e la ricerca per i forestieri si può rivelare più difficile del previsto.

Visto che la bella stagione è iniziata e che i veronesi si trasferiscono sul lago, perché non seguirli alla scoperta di un posto incantevole, dove sembra di tornare indietro nel tempo? Bisogna percorrere la Gardesana orientale, che costeggia il Benaco (il nome con cui i romani chiamavano il lago, citato dallo stesso Virgilio nell’EneideQuos patre Benaco velatus harundine glauca / Mincius infesta ducebat in aequora pinu“) e superare Garda.

All’inizio di una bella parabolica si svolta a sinistra per andare nella rinomata Punta San Vigilio, piccolo paradiso di proprietà dei conti Guarienti di Brenzone.

La propaggine che si stende indolente da secoli sul lago racchiude una villa dove sono stati ospiti personaggi del calibro dell’imperatore Alessandro di Russia, Winston Churcill e Carlo d’Inghilterra, una chiesetta, una locanda e un porticciolo dove attraccare il motoscafo per fare un aperitivo a uno dei tavolini che si affacciano sullo specchio d’acqua, per poi casomai ripartire verso la costa bresciana (gli anni passano per tutti ma ricordare con il sorriso non costa niente).

E poi? Si torna indietro per inerpicarsi verso l’entroterra gardesano, con una doppia opzione: estraniarsi dal caos del lago immergendosi nella natura od optare per una vista romantica mozzafiato sul golfo di Garda.

Opzione 1: destinazione Trattoria La Val, alla fine della cosiddetta Valle dei molini che si inoltra in una gola tra Garda e Costermano (per chi volesse si può andare a visitare il cimitero tedesco che rappresenta sempre un momento di riflessione su quello che stato e non deve più essere). Qui il cibo è schietto e genuino fatto di materie prime del luogo e si può spaziare dal classico risotto con la tinca al sempre buono lavarello ai ferri gustando un locale Bardolino, un vino a tutto pasto o, in alternativa, il Chiaretto Bardolino, declinazione ottenuta dalla vinificazione in bianco delle uve corvina, rondinella e molinara, casomai della Cavalchina. Un vino dal colore rosa cerasuolo brillante tendente al rosa corallo. All’olfatto regala sentori di piccoli frutti di bosco con venature speziate. Al palato perfetto per la stagione estiva che ne esalta la freschezza.

Opzione 2: destinazione un vecchio frantoio del ‘400 da cui si ammira un panorama a tutto tondo sul golfo di Garda: siamo Ai beati.

La bella stagione fa venir voglia di una calamarata di Gragnano con pesto di agrumi, tonno fresco e melanzane a cui abbinare un sorprendente Quintessence di Antica Fratta, un Franciacorta millesimato dal colore giallo intenso con riflessi dorati. Bel perlage, fine e persistente, con una spuma cremosa.

All’olfatto si presenta ampio ed elegante, con classici sentori di frutta secca e tropicale. In bocca si esalta la ricchezza e la fragranza. Sorprende la notevole persistenza.

E per proseguire ecco pronta una bellissima insalata d’astice con capricciosa di verdure e spuma al Campari brindando alla strega di Zardino.

E per proseguire largo alla fantasia con dolci e distillati da veri gourmant… che il ballo prosegua aspettando la coinvolgente Carmen.