La festa della Repubblica
di Chicco Rossi
E finalmente è arrivato il ponte per festeggiare la nostra beneamata Repubblica, tanto bistrattata e strattonata da tutte le parti ma che in fin dei conti è come un buon padre di famiglia che si prende cura di noi e che ogni tanto (forse troppo spesso) ci mette in castigo.
Scelta obbligata è la capitale, quella città eterna che forse, per la sua vicinanza, amiamo meno di quello che meriterebbe.
In fine dei conti quale altra città del mondo può elargire emozioni a 360°?
Beh, diversamente non potrebbe essere visto che tutti gli italiani hanno versato quella tassa per il Giubileo del 2000….
Meglio lasciare stare e non è il caso di tirare fuori il salva Roma un due tre in quanto forse non tutti sanno che nell’ultima versione (il salva Roma ter) c’è anche un articoletto con cui si va in aiuto di Firenze (del resto è stata o no la seconda capitale d’Italia?).
E allora perché non approfittare delle festività e andare a visitare la casa del Presidente, il Quirinale? Premessa, quella in realtà era di proprietà dei reali d’Italia che, di fatto, vi rinunciarono in quel fatidico 9 settembre 1943 quando il “nostro” re Vittorio Emanuele III, insieme al maresciallo d’Italia Badoglio, precipitosamente voltò le spalle al suo popolo e corse a Brindisi per imbarcarsi (altra storia quella di Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, a cui è dedicato il Vittoriale, simbolo dell’Italia unita e dove riposa la salma del Milite Ignoto in memoria dei tanti militari caduti in guerra e di cui non si conosce il nome o il luogo di sepoltura (si veda “A comprar vino dove si fece la storia“).
A dire il vero i Savoia quello splendido palazzo romano lo usurparono a qualcun altro. Infatti, l’attuale architettura del palazzo fu portata a compimento nel corso del pontificato di Paolo V Borghese (1605-21), indi per cui esso era la casa del papa. Ma nel 1809 arrivarono le truppe napoleoniche che occuparono Roma, catturando papa Pio VII, lo deportandolo in Francia e il Quirinale venne scelto come residenza dell’Imperatore. Nel maggio 1814 Pio VII rientra a Roma e torna in possesso del Quirinale. E finalmente arriviamo alla breccia di Porta Pia e l’annessione di Roma al Regno d’Italia, il Quirinale divenne residenza della famiglia reale.
Lasciamo stare le altre vicende e arriviamo finalmente all’attuale destinazione.
Alto svetta lo stendardo presidenziale che si ispira alla bandiera della Repubblica Italiana del 1802-1805.
Scopo è unire le nostre origini risorgimentali (si veda “La marcia di Radetzky“) con il senso di unità d’Italia di cui tanti si riempiono la bocca ma che nella realtà pochi conoscono.
Uno dei veri problemi della politica italiana, a parere di Chicco Rossi, non è tanto che a rappresentarci ci finiscono veline, starlette e ignoranti, del resto quando c’era ancora il principio del voto nominale ci abbiamo mandato una pornostar nonché un brigatista (a proposito ma non è che finisce che ci vediamo Battisti che si fa un selfie con Balotelli??? No comment anche se per definire i nostri politicanti mi viene in mente il titolo di una nota opera del Leoncavallo), ma nella completa ignoranza della nostra storia che questi signori confermano quotidianamente.
Pensate quanto incredibili siamo: per diventare commessi al Senato o alla Camera, lavoro peraltro sovraretribuito o forse no visto chi si deve accudire, è necessario sostenere 2 prove scritte – un componimento su un argomento di cultura generale e un test a risposta multipla – una prova orale e un esame pratico.
Per diventare deputato o senatore? Si accettano suggerimenti.
Ma tornando alla nostra visita, consiglio a tutti di cogliere l’occasione, a prescindere dalla festa del 2 giugno, per andare a visita il Quirinale, ma attenzione, se volete andare a ufo dovete farlo il 2 giugno, perché se andate sul sito del Quirinale farete una bella sorpresa…
Detto questo, colgo l’occasione per postare l’inno d’Italia che non sarà sontuoso e maestoso come l’” Einigkeit und Recht und Freiheit”, patriottico all’ennesima potenza come il “God save the Queen” o coinvolgente come “La Marseillaise” ma è pur sempre il nostro inno.
Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta,
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Uniamoci, amiamoci,
l’Unione, e l’amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Dall’Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò
E speriamo di poterlo cantare il 13 luglio.
Certo che se c’era Luca era meglio, vero Giorgio?