11 Aprile 2014

Nella terra del Gattopardo

di Chicco Rossi
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In questi giorni mi sono domandato se quello che sta accadendo in Italia con l’avvento di Matteo Renzi, senza entrare nel merito della bontà o meno dei concetti e degli obiettivi che si è posto, sia reale, oppure, come disse Tancredi in quello che Chicco Rossi considera un bellissimo libro e come tale ogni tanto sfoglia nella sua versione Feltrinelli “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, trasposto in veste cinematografica da quel genio che era Luchino Visconti, rappresenta un affresco impareggiabile della Sicilia di fine ‘800, inizio ‘900.

Del resto la Sicilia mantiene intatto quel romanticismo e fascino fatto proprio anche da De Roberto nei Vicerè (anch’esso oggetto di trasposizione cinematografica sotto la regia di Roberto Faenza) e dalla meno conosciuta Simonetta Agnello Hornby della trilogia La mennulara, La zia marchesa e Boccamurata.

Don Fabrizio Salina «mai era stato tanto contento di andare a passare tre mesi a Donnafugata quanto lo era adesso in questa fine di agosto 1860», eh sì, perché c’era la peste in città.

Molti direbbero beato lui, visto che stiamo parlando di un finto castello composto di ben 122 stanze, che si caratterizza per la facciata con la sua loggia in stile gotico veneziano, le torrette, le bifore, gli interni con la biblioteca nascosta e soprattutto la sala dei 738 blasoni di Sicilia.

Per non parlare del parco di 8 ettari dove è possibile passeggiare per i vialetti bianchi coperti dai rami di salici, agavi, lecci, carrubi, ulivi, imponenti Ficus magnolioides. Si viene trasportati dai profumi dei gelsomini e della lavanda.

Ci troviamo nella Val di Noto, patrimonio dell’Unesco dal 2002, a poca distanza da quella che è una culla del tardo barocco: Ragusa.

Ragusa Ibla fu ricostruita dopo il devastante terremoto del 1693 con un gusto tardo barocco e oggi, con le sue oltre 50 chiese rappresenta un quartiere di Ragusa.

Su tutti spicca il Duomo di San Giorgio che colpisce per la sua imponenza dovuta anche alla sua collocazione al termine di un’alta scalinata e alla sua posizione obliqua rispetto alla piazza sottostante.

Sopra le porte laterali si possono ammirare i simulacri che diventano i veri protagonisti della festa patronale, rappresentati da San Giorgio a cavallo e dalla cassa-reliquiario in lamina d’argento sbalzata.

Altro capolavoro da visitare è la chiesa delle Santissime Anime del Purgatorio che uscì indenne dal terremoto del 1693.

E come non passare per Corso d’Italia per osservare i 3 mascheroni di Palazzo Bertini, raffiguranti il signore sicuro di sé, il povero che lo beffeggia con la lingua fuori e il ricco o Palazzo Zacco per sentirsi veramente un gattopardo.

È giunto il momento di gustare la schietta e splendida cucina siciliana (c’è poco da fare davanti a una pasta alla Norma o a un semplice ma impareggiabile spaghetto ai ricci di mare).

Come spesso accade bisogna capire cosa si predilige: la cucina ricercata o quella genuina?

Chicco Rossi, pur preferendo la seconda, non può resistere alla tentazione di andare al Duomo da Ciccio Sultano dove, visto che abbiamo parlato di spaghetti, dopo degli splendidi crudi di pesce, cediamo e ordiniamo dei sorprendenti spaghetti con panna acida, gambero rosso di Sicilia crudo, cotica e lenticchie, il tutto sorseggiando un Archineri Etna bianco di Pietradolce. Un vino ottenuto dalle uve di una vigna centenaria situata a 850 metri s.l.m dai profumi di albicocca e resina, susina e citrino spinto. In bocca rotonda e quel giusto di sapidità.

Siamo in prossimità di Pasqua e allora come non approfittare di un agnello glassato accompagnato da germogli di campo e una salsa di formaggi di pecora? E insieme che beviamo? Largo alle quote rosa e quindi Il frappato di Arianna Occhipinti che avvia come questo vino “nasce da un sogno che credo aver sempre avuto. Voglio che si senta quello che penso, la terra che lavoro, l’aria che respiro. Vittoria in tuta la sua storia, forse anche me stessa. Lo amo particolarmente perché è la sintesi della mia Sicilia, con i suoi mille volti. Lo adoro perché è difficile, a volte aspro e sanguigno, ma estremamente elegante”. Non rimane che dire: compratelo e degustatelo.

A questo punto cosa resta da fare? Nei pressi di Ragusa ci sono i canyon Iblei con le loro orchidee selvatiche che in questo periodo di fioritura sono uno spettacolo. In particolare da visitare è Cava d’Ispica con i resti dei suoi “monumenti” che vanno dalla preistoria al Medioevo.

Certo, il posto è l’ideale per un genuino pranzo al sacco e allora cosa c’è di meglio di una bella scaccia con ciurietti (i borccoli) o la stuzzicante abbinata patate e baccalà?

E cosa ci beviamo insieme? Visto che bisogna rispettare le quote rosa, avanti con le donne del vino e Gaetana Jacono con il suo Cerasuolo di Vittoria.