6 Marzo 2014

Accountant, Tax Advisor, CPA? Come si dice commercialista in inglese?

di Stefano Maffei
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Inizia da oggi la collaborazione tra Euroconference e EFLIT, realtà di grande importanza nell’insegnamento dell’inglese “tecnico” a commercialisti e avvocati.

 

Uno dei problemi più comuni del commercialista italiano è quello di definire in lingua inglese il proprio titolo e la propria professione al fine di rendersi immediatamente riconoscibile alla platea di colleghi e clienti stranieri. Carta intestata, siti internet, informazioni commercialisti sempre più spesso richiedono la doppia lingua e questo può creare qualche fraintendimento.

Per definire il professionista che si occupa di pratiche fiscali e finanziarie, di rapporti economici e commerciali e di diritto tributario, suggerisco senz’altro il termine accountant, con alcune precisazioni.

Nei Paesi dell’ex Commonwealth, è comune l’espressione Chartered accountant, che risale addirittura al 1854, quando furono fondati gli ordini di Edimburgo, Glasgow e Aberdeen. In quel contesto la parola chartered richiama la carta (la royal charter) che istituisce la corporazione e ne indica doveri e privilegi. Oggi, oltre ovviamente all’Inghilterra, gli Institutes of Chartered Accountants si trovano in molte aree del mondo, dall’India alla Jamaica, dal Pakistan all’Australia, dal Nepal all’Irlanda. Le mansioni effettivamente svolte e le regole legali della professione possono variare da paese a paese, ma le regole di base sono le stesse. Nulla vieta dunque al commercialista italiano di definirsi Chartered accountant, laddove l’obiettivo sia quello di sottolineare l’appartenenza ad un ordine professionale disciplinato dalla legge.

Da non confondere con chartered accountant è l’acronimo CPA, tipicamente statunitense, che si riferisce ai certified public accountants, il più prestigioso ordine di professionisti economico finanziari d’oltreoceano. Il titolo si acquisisce passando un esame denominato Uniform Certified Public Accountant Examination e si mantiene con la regolare raccolta di crediti di formazione continua (continuing professional education), da anni ormai obbligatoria anche per i professionisti italiani. Le statistiche – complicate dalle peculiarità dei singoli Stati in cui operano indipendenti State board of accountancy – indicano l’esistenza di circa 650.000 CPA operanti oggi negli Stati Uniti. È interessante come nel 2012 oltre 8.000 candidati stranieri (da oltre 100 Paesi) abbiano sostenuto l’esame per diventare CPA, rappresentando quasi il 9% della platea complessiva dei candidati.

Una possibile alternativa ad accountant è tax advisor o tax consultants, espressione però inidonea a definire l’appartenenza ad un ordine professionale ma piuttosto utile per sottolineare determinate competenze, in particolare in materia di diritto e contenzioso tributario.

Da evitare è ovviamente tax preparer, espressione molto usata negli Stati Uniti per definire chiunque richieda un compenso per compilare la denuncia dei redditi. Patronati e CAF, per esempio, senz’altro appartengono alla categoria dei tax preparers.

Per i commercialisti attivi su LinkedIn, il social network professionale che ha ormai sostituito il classico curriculum vitae, segnalo la possibilità di inserire -sotto al proprio nome e cognome- una breve dicitura professionale che apparirà nei motori di ricerca e potrebbe essere “Accountant, Expert in Tax Law & Tax Litigation”, oppure “Accountant, Expert in Business Evaluation”.

 

Per spunti e terminologia sull’inglese commerciale visitate il sito www.eflit.it