Il trust fra luoghi comuni e falsi miti – IV° parte
di Sergio PellegrinoNel momento in cui proponiamo a un cliente di istituire un trust, una preoccupazione che sovente emerge è quella di essere una “mosca bianca”, non conoscendo magari altre persone che hanno fatto una scelta di questo tipo.
Conseguentemente, una domanda che spesso ci viene posta è quella di sapere quanti siano i trust familiari istituiti in Italia.
Un dato di questo tipo, ahimé, non è allo stato attuale disponibile, non essendo prevista per il trust alcuna forma di pubblicità legale.
Le cose però potrebbero da questo punto di vista cambiare nel prossimo futuro per effetto dell’istituzione, anche in relazione ai trust, dell’apposita sezione del Registro delle imprese per l’individuazione dei titolari effettivi, nell’ambito della normativa antiriciclaggio, prevista dal D.Lgs. 90/2017 in attuazione della Direttiva UE 2015/849.
A prescindere da quale sia il numero di trust familiari in Italia, è evidente come, nell’ultimo decennio, vi sia stata una crescente diffusione nell’utilizzo dell’istituto.
Questo per effetto del fatto che, soltanto a partire dal 2007, lo scenario fiscale si è finalmente delineato in modo chiaro, ed è evidente come questo sia un aspetto imprescindibile per il “successo” di un istituto giudico.
Nell’ambito della fiscalità diretta, con l’inserimento dei trust fra i soggetti passivi Ires per effetto dell’intervento realizzato con la Legge Finanziaria 2007, mentre in quello della fiscalità indiretta con la definizione da parte dell’Agenzia delle Entrate, con la circolare 48/E/2007, di un proprio orientamento, mai modificato successivamente, sulla tassazione “immediata” degli atti di dotazione attraverso l’applicazione dell’imposta di successione e donazione (orientamento, come è noto, contrastato dalla dottrina e da una parte significativa della giurisprudenza).
Nel proporre il trust ai clienti (e fare un po’ di “marketing” dell’istituto), è inevitabile fare riferimento a quelli istituiti da personaggi noti.
Ad esempio, nell’ambito delle grandi famiglie imprenditoriali italiane, c’è il caso di Brunello Cucinelli, che ha molto “pubblicizzato” la propria decisione di istituire un trust familiare finalizzato a garantire il passaggio generazionale.
Nel comunicato stampa rilasciato per comunicare la disposizione in trust di una quota pari al 57% del capitale sociale della Brunello Cucinelli S.p.A., ha così spiegato la propria scelta: «Dopo il piacevolissimo patto tra “generazioni” che dovrebbe garantire all’Industria Brunello Cucinelli SpA giovinezza, continuità e contemporaneità, a completamento del progetto di “custodia”, mia moglie ed io abbiamo fortemente voluto la costituzione di un trust a beneficio delle nostre figlie Camilla e Carolina. Lo scopo dello stesso è: garantire l’unitarietà della gestione della partecipazione nella Brunello Cucinelli SpA; garantire l’unitarietà del patrimonio immobiliare del Borgo di Solomeo; garantire il sostentamento alla Fondazione Brunello Cucinelli per la realizzazione di quelle opere che noi definiamo “abbellimento dell’umanità”».
Altro trust che vale la pena menzionare è quello della famiglia Antinori, istituito per garantire la continuità dell’azienda di famiglia, fatto di grande rilevanza atteso che gli Antinori sono una delle 10 famiglie imprenditoriali più antiche al mondo, essendo arrivata alla 26ª generazione.
Così è stata motivata la decisione di istituire il trust: «Uno dei motivi che ci hanno spinto a prendere questa decisione sono stati gli esempi molto tristi di aziende familiari che per i dissidi e contrasti tra parenti si sono sfaldate, come la Mondavi in California. Noi volevamo rafforzare il connubio famiglia e azienda, cercando una difesa dai pericoli che si corrono quando le aziende si ingrandiscono e le famiglie si allargano. Ma immaginando i possibili ostacoli futuri alla continuità aziendale abbiamo pensato che questo fosse il momento giusto per trovare la soluzione migliore, che nel nostro caso è stata individuata nel trust».
E si potrebbe continuare con molti altri esempi, come il trust del governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, o, per citarne uno di recente istituzione, quello del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro.
Il rischio, però, è che, con tanti esempi relativi a famiglie importanti, il trust possa essere percepito dal nostro cliente come uno strumento adatto soltanto a chi dispone di patrimoni di grandi dimensioni.
Così in realtà non è e su questo aspetto torneremo nel contributo che pubblicheremo martedì prossimo su Euroconference News.
Per approfondire questioni attinenti all’articolo vi raccomandiamo il seguente corso: