19 Novembre 2019

La prima regola dell’arredamento è che si possono infrangere quasi tutte le altre regole. (Billy Baldwin, designer)

di Procomfort, ufficio comunicazione
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Scordiamoci le scrivanie con il piano in vinile e due colonne di cassettiere ai fianchi a delimitare un posto di lavoro sacrificato in 60/70cm di larghezza per inserire le gambe, poggiate su una seggiola di legno senza ruote e resa meno scomoda da un cuscino portato da casa. E quei tristi manicotti neri utili a non sporcare le maniche della camicia con gli schizzi della penna che veniva intinta nel calamaio con l’inchiostro, come succedeva al co protagonista del “Canto di Natale” di Charles Dickens e che fino agli anni 80 dello scorso secolo si trovavano ancora anche in Italia.

Poi ci si è resi conto che lavorare in ufficio per 8 ore al giorno voleva dire passare un terzo della giornata in una posizione innaturale: la postura ottimale sarebbe quella sdraiata e, in seconda ipotesi quella seduta.

Per questo negli anni gli uffici sono diventati sempre più gradevoli da vivere, con una buvette dove poter andare a bere qualcosa senza doversi recare al bar e l’area fumatori dedicata. In certi Paesi usano inserire, oltre ad un sottofondo “AMBIENTALE” (suoni del bosco, cinguettii, venti), effetti cromo e aroma terapici che favoriscano il rilassamento dell’operatore. La climatizzazione che si adegua automaticamente alle stagioni e la purificazione dell’aria ne fanno, in certi casi, l’ambiente più sano in cui passare la giornata.

Quindi si è cercato di migliorare le condizioni di lavoro, al fine di rendere le persone più produttive e soddisfatte: uffici a misura di persona, usabili e “amichevoli”, oltre che sani ed ecologici. Via le vernici inquinanti, via gli aromatici volatili, utilizzo di materiali riciclati che successivamente saranno a loro volta riciclabili. E soprattutto comodi e sicuri. Il colore della scrivania non è frutto solo dell’estro di un designer di grido, ma di una necessità imprescindibile: che il piano di lavoro non rifletta in alcun modo la luce, cosa che danneggerebbe gli occhi, così come avveniva nel passato con i piani di lavoro ricoperti da un vetro o da piani lucidi. Gli angoli devono essere stondati e le cassettiere non devono avere spigoli vivi, di quelli che smagliano calze, vestiti e a volte anche la pelle. Anche le misure non sono frutto di fantasia: tutto deve essere a portata di mano e la profondità, con l’avvento dei monitor a schermo piatto, si sono potuti ridurre di almeno 20cm, rendendo tutto più vicino, risparmiando nel contempo sul mq. E poi le scrivanie stanno “crescendo” in altezza, per adeguarsi alle nuove misure antropologiche dell’utilizzatore che, negli ultimi anni, sta aumentando in altezza.

E le poltrone? Grandi rivoluzioni negli ultimi anni. Via la gommapiuma (foam), tra l’altro soggetta a “fine vita” ad uno smaltimento in discarica in quanto non riciclabile, e arrivano i “mesh”, tessuti a trama elastica che garantiscono tenuta, che si attagliano perfettamente al corpo dell’utilizzatore facendolo sentire avviluppato e sostenuto durante l’attività lavorativa, e che tornano allo stato originario non appena rilasciati alla fine dell’uso, per poter essere poi nuovamente efficaci per il subitaneo successivo utilizzo. E tutto questo garantendo la circolazione dell’aria evitando così le fastidiose sudate. La struttura in nylon, le basi in fusione di alluminio, le ruote frenate come imposto dal Decreto Legislativo 81/08 rendono le poltrone COMFORT all’avanguardia nel settore.

Ma sono le regolazioni che rendono ancor più innovative le poltrone COMFORT: Le principali operazioni si possono gestire da una semplice monoleva, posta sotto la seduta, alla destra. L’altezza della seduta, l’inclinazione dello schienale, la traslazione orizzontale del piano di appoggio permettono all’utilizzatore di trovare la posizione ottimale. L’elevazione dello schienale, la regolazione 4D dei braccioli e del poggiatesta fanno sì che ogni poltrona sia in pochi istanti quella che sognavamo.

Procomfort