Rensal il Leprosso di Eugene J. Mahon – Recensione
di Francesca Lucente - Bookblogger & CopywriterMi sono imbattuta in Rensal il Leprosso un po’ inconsciamente in quanto ricevuto in dono, insieme ad altri libri, da Edizioni Bette. Il pay off è il seguente: “Una favola psicoanalitica”.
È stata mia figlia Bianca di 8 anni a prendere il libro fra i tanti e che, guardando la copertina, ha inziato a raccontarmi la favola di Rensal. Per lo meno quello che lei intravedeva, osservando la copertina a sfondo blu con al centro disegnato un leprotto (a dirla tutta, per lei è e rimane uno scoiattolo).
Questa lettura mi ha letteralmente rapita per la sua semplicità che tocca emozioni profonde.
Non di rado, ha creato nella mia mente delle immagini un po’ bizzarre e tenere al tempo stesso, che hanno lasciato emergere quella parte più infantile e timida di me.
Mi sono ritrovata, in diversi passaggi, a paragonare questo libro a “Il Piccolo Principe”, apprezzando la potenza di metafore ed immagini così genuine ed autentiche per far arrivare messaggi preziosi a chiunque legga la favola di Rensal il Leprosso: grandi e piccini.
Dall’incontro di Rensal, leprottino piccino, con l’Alto, un leprotto adulto ben più alto e saggio – che si chiama semplicemente così: Alto – nascono le domande spontanee che un bambino rivolge ad un adulto. Per curiosità e per attingere dalla sua saggezza.
L’Alto diventa infatti in brevissimo tempo per Rensal, un punto di riferimento dal quale tornare ogni volta che un punto di domanda sbuca sulla propria testa.
I due leprotti, anzi, leprossi, diventano una coppia che col tempo si amalgama sempre meglio grazie alla reciproca conoscenza. I temi che affrontano nei loro micro colloqui davanti a un tè all’ortica o mentre Resal corre tra i campi di erba alta, sono importanti e profondi.
Le preoccupazioni di Rensal, che la sera si infittiscono e che durante la notte assumono forme diverse e più spaventose, perché “la notte è tutte le ombre del mondo che si riuniscono”, vengono dissipate dall’Alto che gli spiega lievemente quanto “il mondo aspetta impaziente le nostre risate e i nostri sogni”.
La paura, il gioco, l’energia, l’amicizia, la religione, il dialogo: molti gli argomenti che arrovellano le giornate e notti di Rensal, al quale Alto risponde sempre nello stesso modo, con il rispetto nella voce. Educandolo a dosare anche il tempo e non solo la pazienza, parlando con calma e salutando all’arrivo, perchè il “buongiorno” è sempre un buon inizio, anche nei dialoghi con l’altro.
Rensal è un leprosso più riflessivo e probabilmente più sensibile dei suoi coetanei, presi unicamente dal gioco e che volentieri lo rimproverano! “Tu e le tue domande! Gioca e basta”.
Trovo questo passaggio molto pregnante e lo interpreto come uno sprone a non tacere le domande che sorgono in noi ed a continuare di aver la voglia di esplorare e trovare risposte, confrontarsi e – perché no? – fare errori.