Informarsi sui social media durante una crisi mondiale
di Assunta Corbo - giornalista, autrice e Founder Constructive NetworkL’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è in ogni dove sui media. Una sua caratteristica è proprio l’enorme quantità di informazioni che vengono veicolate attraverso le piattaforme digitali. Una significativa quantità di dati circolano in rete: alcuni affidabili, altri pura disinformazione, altri ancora presentati senza contesto. Non è semplice, in questo periodo storico, informarsi sui media. E per questo si aprono tante riflessioni da parte dei professionisti di tutto il mondo.
Craig Timberg e Drew Harwell, giornalisti del Washington Post, hanno affermato che piattaforme come i social network ci permettono di seguire la guerra in modo molto rapido ma questo rende l’informazione più vulnerabile. La velocità e l’immediatezza di queste piattaforme “stanno creando una sorta di nebbia in cui informazione e disinformazione sono continuamente intrecciate l’una con l’altra, chiarendo e confondendo in misura quasi uguale“. A questo effetto nebbia si aggiunge anche la facilità con cui la propaganda si inserisce nell’informazione.
Diventa, quindi, necessario stabilire quale possa essere il giusto approccio all’informazione sul conflitto in atto in questo momento:
- Essere scettici. In quanto utenti digitali siamo tutti potenziali complici della disinformazione sulla guerra come su qualunque altro argomento. Potremmo essere proprio noi a divulgare un contenuto di propaganda o una fake news semplicemente perché ci fidiamo e non prestiamo attenzione prima di condividere. Lo scetticismo, in questo momento, può essere di aiuto.
- Verificare i profili. La disinformazione viaggia soprattutto su profili nati per l’occasione. Prendiamoci, quindi, il tempo per verificare gli account: sono appena nati? Cosa stavano condividendo due settimane fa? Guardiamo le interazioni e la community che coinvolgono.
- Attenzione alle immagini. Christiaan Triebert, del New York Times, raccomanda di verificare le immagini su Google prima di condividerle o semplicemente di credere che siano reali. Soprattutto quando sono di forte impatto. Non è raro, purtroppo, che vengano riprese immagini di videogiochi, film o del passato e che vengano attualizzate con un testo.
Questa situazione, così come è accaduto per il Covid-19, ci sta insegnando molto su come l’informazione sui media digitali sia complessa. E noi tutti non possiamo più pensare di restare pubblico passivo. Potrebbe lasciarci un po’ di amaro in bocca sapere di non potersi fidare dell’informazione ma purtroppo questo è l’effetto dirompente dei social media. Oggi fanno informazione tutti: le persone comuni come i professionisti, chi vuole portare valore e chi intende divulgare idee meno costruttive. Ecco perché il miglior suggerimento che si possa dare è di verificare sempre da chi proviene l’informazione e prestare attenzione ai contenuti di quella persona. Perché ci sono anche coloro che sono professionisti seri ma che scelgono di dare opinioni anche su tematiche che non conoscono. Possono anche essere in perfetta buona fede ma noi abbiamo bisogno di comprendere cosa sta accadendo da un lato e di proteggerci dalla disinformazione dall’altro.