Acronyms e sigle: come chiedere spiegazioni e chiarimenti in inglese
di Stefano Maffei
I professionisti stranieri, soprattutto inglesi e americani, fanno un largo uso di sigle e acronimi (CPA, EBITDA, IASC, SEC) per semplificare e velocizzare la comunicazione con clienti, dipendenti e colleghi. Questa abitudine ingenera spesso difficoltà e incomprensioni nei colloqui orali con i colleghi stranieri, specialmente se timidi o comunque imbarazzati di fronte alla necessità di chiedere spiegazioni.
Il mio consiglio è di vincere la ritrosia e mandare a memoria una frase utile per interrompere l’interlocutore e richiedere chiarimenti con prontezza. Eccola: Excuse me, what does (acronym) stand for?
Vi propongo alcuni modelli di scambi di conversazione:
- What does CPA stand for? It stands for “Certified Public Accountant” (che altro non è che il corrispondente statunitense del commercialista);
- What does EBITDA stand for? It stands for “Earnings Before Interest, Tax, Depreciation and Amortization” (quello che i commercialisti italiani chiamano MOL, ossia margine operative lordo);
- What does IASC stand for? It stands for “International Accounting Standards Committee” (si tratta dell’ente internazionale che sviluppa criteri contabili tendenzialmente validi a livello mondiale).
Anche nella corrispondenza scritta sigle e acronyms possono essere molto utili, per semplificare e evitare fastidiose ripetizioni. Se scrivete una lettera o un contratto in inglese, utilizzate il vocabolo hereinafter (di seguito) per specificare il significato dell’acronimo a beneficio del lettore nel caso in cui l’acronimo ricompaia successivamente nello stesso documento. Se iniziate ad affrontare il tema dell’imposta sui redditi delle persone fisiche, per esempio, potreste scrivere: In 2013, a few changes were made to the rules governing the Italian income tax for individuals (hereinafter IRPEF).
Come sempre, attenzione ai fraintendimenti e alle figuracce, visto che acronimi identici potrebbero identificare concetti diversi in Stati diversi. Non fate come quel prosecutor (trad: pubblico ministero) milanese che ad una conferenza a Londra ha risposto alla domanda What is your job? con I am a P.M. Attenti: In England, P.M. stands for Prime Minister.
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