Anche il fisco richiede un po’ di serietà
di Giovanni Valcarenghi
Esordisco con una domanda banale: quando un cliente di studio ha presentato in modo ordinato e tempestivo tutto la necessaria documentazione per il modello Unico, a qualche professionista verrebbe mai in mente di presentare la dichiarazione in modo approssimativo, sulla scorta del motto “tanto poi se qualche cosa non va bene posso correggere tra una settimana oppure un mese”?
Io credo proprio che questo non sia l’approccio giusto, così come non credo sia corretto che l’Amministrazione finanziaria adempia ad i propri doveri in modo approssimativo e per tentativi.
La riflessione è stata stimolata dalla pubblicazione, in data 26 maggio scorso, della seconda versione di Gerico, mediante la quale si provvede a sistemare alcuni errori presenti nella precedente (per lo studio WM05U è stata corretta un’anomalia nell’applicazione della territorialità per i comuni di Montoro e di Quero Vas; per gli studi UK29U, VG72B, VG73A, VG73B, VG77U, VG92U, VK01U, VK08U, VK20U, VK23U, VM09A è stata corretta un’anomalia nel calcolo in presenza di più unità locali; per lo studio VD46U è stata rimossa un’anomalia nel calcolo in presenza di aggi).
Non siamo certamente stupiti da queste evoluzioni, posto che lo scorso anno ci fu addirittura una escalation sino alla seconda metà di luglio; appare però evidente che non si potrà certo far passare il messaggio che gli studi di settore quest’anno sono stati varati con adeguato anticipo, in quanto ciò che conta è la versione definitiva e corretta del software e non i vari “tentativi”.
Altrimenti anche il contribuente potrebbe adempiere alle proprie obbligazioni a singhiozzo, versando entro i termini un piccolo acconto, per poi provvedere a sistemare la propria posizione in un momento successivo, proprio come fa l’Agenzia delle entrate.
Insomma, in momenti di proclami di trasparenza del rapporto tra amministrazione e cittadino nonché di roboanti annunci del varo di non meglio precisate “deleghe fiscali”, con estrema semplicità basterebbe applicare le norme già vigenti.
Norme, si badi bene, che non sono uno scherzo, bensì massime discipline regolatrici del rapporto tributario; intendo riferirmi allo Statuto dei diritti del contribuente ove, ad esempio, si prevede che debbano essere concessi 60 giorni di tempo per adempiere ai propri oneri (in caso di introduzione di modifiche o nuovi adempimenti), oppure ancora che le modifiche ai tributi periodici acquisiscano efficacia solo per l’annualità successiva a quella di introduzione.
Quando gli studi professionali sono soggetti a periodi di stress, proprio come accade in tempi di bilanci e dichiarazioni, l’ultima cosa che si vorrebbe è proprio quella di dover inseguire le capriole dei politici sulla TASI, piuttosto che le evoluzioni di Gerico e gli aggiornamenti delle istruzioni per la compilazione dei modelli. Qualcuno ha mai pensato che, dopo avere fatto i conti, il professionista deve avere un adeguato lasso di tempo per trasmettere i risultati al proprio cliente che, giustamente, vorrà che gli sia dedicato qualche minuto per fornirgli un resoconto ed una motivazione?
Insomma, personalmente non sento grande bisogno di grandi trasformazioni fiscali, mentre un piccolo sogno di natura fiscale ce l’ho bene in mente: un mondo ideale in cui si rispettino le promesse ed i termini e, quantomeno nelle linee di massima (trascurando pure i piccoli particolari), si eviti di intervenire sulle norme nei primi mesi dell’anno nuovo. Un mondo nel quale non sia tollerabile l’esistenza di un Legislatore che prevede il termine per la fissazione delle delibere TASI al 31 maggio quando il termine di versamento scade il successivo 16 giugno. Un mondo nel quale un commercialista non debba dire al proprio cliente, alla data del 26 maggio, che non è in grado di confermare quando dovrà pagare le TASI; un mondo nel quale non sia considerato un brutto vizio quello di dare importanza alle norme e non ai comunicati stampa, alle dichiarazioni ascoltate per radio o alle indiscrezioni lette sui giornali. Un mondo, infine, in cui non ci siano percentuali di ricavi presunti e le medie di settore abbiano il giusto peso di elementi puramente indicativi.
In questo mio sogno, voglio confessare con un po’ di vergogna, il tema dell’abuso del diritto e delle grandi filosofie non sono assolutamente una priorità e possono aspettare. Quello della serietà fiscale, invece, è saldamente cementato al primo posto. Temo, però, di vivere da solo questo sogno….; forse è meglio che corra a verificare se qualche comunicato dell’ultima ora ha mutato le regole che sto applicando.