Che cos’è l’identità di genere?
di Mariangela Campo - Giornalista, blogger e copywriter freelanceLe pari opportunità tra uomini e donne sono uno degli obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite da raggiungere entro il 2030.
Sono anche un obiettivo fondamentale dell’educazione dei giovani in formazione.
Per questo, e per il fatto che esistono persone che non percepiscono il proprio genere come corrispondente a uno dei due generi binari, il maschile e il femminile, e neppure a quello opposto al proprio, è necessario comprendere senza fraintendimenti che cosa sia l’identità di genere.
Il genere è una delle tre componenti che caratterizza l’identità di una persona, insieme al sesso e all’orientamento sessuale.
Il sesso è l’insieme delle caratteristiche biologiche e fisiologiche di un individuo; l’orientamento sessuale è la direzione prevalente del desiderio e dell’attrazione di ciascuna persona verso un’altra; il genere è la componente psicologica, cioè la percezione di sé in relazione al contesto in cui si vive, quindi in relazione al contesto sociale e culturale.
In sostanza, l’identità di genere è la percezione che ciascuno di noi ha di sé, del proprio essere maschio, femmina o non binario.
Detto questo, è intuibile come la costruzione dell’identità di sé sia il risultato di più fattori: la famiglia, la scuola, il gruppo dei coetanei, il linguaggio, i mass media, le esperienze affettive, il lavoro, la religione, la politica.
Mi sento di affermare senza errore che il benessere psicologico di una persona sia correlato in buona parte dall’intensità della tolleranza, o dell’intolleranza, sociale percepita intorno a sé relativamente alla propria identità di genere.
Gli studi più recenti ci dicono che dovremmo provare a superare il concetto di binarismo sessuale, ovvero la credenza tutta occidentale secondo cui esistono solo due generi, il maschile e il femminile, e aprirci al concetto più ampio di spettro di genere, che presenta il genere in continua evoluzione e in una infinita varietà di forme.
Sapevi che il 2% della popolazione mondiale, vale a dire più degli individui con le lentiggini o i capelli rossi in tutto il globo, è non binario?
Sono i Waria in Indonesia, i Kathoey in Thailandia, gli Hijira in India e tante altre popolazioni sparse in tutto il mondo.
Queste comunità sono costituite da persone che hanno caratteristiche fisiologiche e biologiche che non rientrano nella categoria di genere binaria, quella che distingue solo il maschile e il femminile, e che è un prodotto della sola cultura occidentale.
A mio parere, quando parliamo di identità di genere, c’è una cosa che dobbiamo ricordare: quando diciamo maschio, femmina, omosessuale, ecc. diamo semplicemente etichette alle persone.
Vero è che le etichette finiscono per dare senso alla nostra realtà.
Ma questo non può farci dimenticare quanto gli esseri umani siano complessi e sfaccettati, sotto ogni punto di vista.
Alla fine, ciascuno di noi costruisce il proprio genere fin da quando emette il primo vagito sulla terra, con l’etichetta che subito ci appioppano di maschio o femmina, ma continua a farlo per tutta la vita, attraverso l’educazione, la cultura e la socialità, per arrivare a trovare quel benessere che corrisponde alla nostra specifica identità come persona intera.
Alcuni ci riescono entro l’età adulta, altri la cercano per tutta la vita.