Chi sa quando scade il termine per versare le imposte?
di Giovanni ValcarenghiAnche quest’anno ci risiamo.
Il ritornello comincia a stancare, dal punto di vista sistematico, anche se poi un po’ di tempo in più per pagare le imposte fa comodo a tutti: ai contribuenti ed a noi professionisti.
Siamo circa alla metà di maggio e cominciano a comparire le prime indiscrezioni in merito a possibili slittamenti dei termini per il versamento delle imposte: pensate che quest’anno si vocifera anche di una proroga di una settimana per la presentazione della dichiarazione 730.
Penso che alcune cose siano addirittura offensive per contribuenti e professionisti; eppure le patiamo in silenzio, di anno in anno.
Sia ben chiaro: non voglio sostenere di essere contrario di principio alle proroghe, che in alcune situazioni particolari possono essere anche utili e legittime.
Non mi pare però che si possa tollerare un modo di agire che continua a sfregiare le norme vigenti. Infatti, se normalmente le imposte dovrebbero essere versate il 16 di giugno, pare più che legittimo ipotizzare che gli strumenti necessari siano messi a disposizione degli operatori per tempo.
Da qualche anno a questa parte legittimiamo gli slittamenti per effetto del tardivo varo del software Gerico; l’anno passato, ad esempio, la versione 1.0.0 fu varata il 27 maggio, per giungere alle ultime evoluzioni sino al mese di luglio (simpatico, vero?).
A metà maggio 2015 di Gerico non vi è nessuna traccia, così come i modelli per la segnalazione dei dati degli studi di settore risultano ancora in bozza approssimativa. La “primula” arriva solo il 18 maggio 2015, sia pure nella versione Beta, anche se i modelli sono ancora in bozza.
Peraltro, se è vero che quest’anno i correttivi anticrisi richiederanno l’indicazione di informazioni di un arco triennale, ci vorrà anche più tempo per reperire le informazioni.
Ma gli studi di settore, a ben vedere, non sono l’unica pecca; continuano a susseguirsi, infatti, errata corrige alle istruzioni per la compilazione delle dichiarazioni e del modello 770.
Anche questa abitudine andrebbe radicalmente mutata, in quanto i soggetti debbono giocare tutti con le medesime regole. Credo non sia ammesso presentare una dichiarazione andando “per tentativi”, cosicché dopo due o tre invii si riesca ad azzeccare l’imponibile e l’imposta.
Dietro a tale concetto si annida una stortura del nostro sistema, nel quale inserisco sia l’Amministrazione finanziaria che i contribuenti ed i loro rappresentanti; possibile che non si riesca a stabilire che deve essere stabilito per legge:
- un termine fisso entro cui debbono essere disponibili tutti gli strumenti necessari per completare la dichiarazione;
- un termine fisso – a favore del contribuente – che determina un automatico allungamento dei termini per il versamento delle imposte e la presentazione della dichiarazione dei redditi, in caso di modifica degli strumenti di cui al punto precedente;
- un termine ultimo oltre il quale non si può toccare più nulla (poiché a tutto c’è un limite).
Si è spesso tentato di riformare il sistema fiscale italiano, e l’ennesima riforma ancora è in divenire, si è pensato di mettere nero su bianco le regole di “bon ton” con lo Statuto del contribuente, si è largamente manifestato (ad ogni cambio di vertice) la volontà di stabilire un rapporto collaborativo tra fisco e contribuente.
Eppure manca la base, difettano le regole fondamentali che debbono essere mantenute a prescindere dal mutamento delle norme di natura tecnica.
Certo, un sistema di questa natura comporterebbe l’emergere di precise responsabilità e, si sa, l’Italia non è paese che le tolleri in modo semplice.
Pur tuttavia, non sembra che vi siano altre alternative condivisibili; se l’Amministrazione finanziaria sbaglia le istruzioni ed interviene a correggerle, non deve essere un dramma, in quanto a tutti capita di sbagliare.
Ma deve essere chiaro che tale errore non può tradursi in un disagio per gli operatori; questi hanno tutto il diritto di disporre di un adeguato lasso temporale per poter lavorare con tranquillità, tenendo ovviamente conto che si deve conteggiare anche il tempo che le case di software debbono impiegare per adeguare gli strumenti che ormai tutti i soggetti adoperano.
Peraltro, varrebbe la pena di svolgere una ulteriore riflessione che attiene il mondo delle società di capitali; quest’ultime, infatti, debbono stanziare (stimandole) le imposte di periodo a conto economico.
Non è certamente richiesta una indicazione “millimetrica” ma sicuramente una certa precisione giova alla significatività del documento.
Come si può ritenere di riuscire ad adempiere in modo corretto se mancano del tutto gli strumenti per provvedere? Ad esempio, per i soggetti di piccole dimensioni un allineamento ai risultati degli studi di settore potrebbe essere una modalità di allinearsi con le pretese del fisco. Ovviamente, tale allineamento potrebbe determinare un maggior carico fiscale ai fini delle imposte dirette e dell’IVA.
Scelte assunte in un momento successivo a quello della predisposizione del rendiconto determineranno disallineamenti tra il risultato di bilancio e quello fiscale; certamente tutto si potrà sistemare con le sopravvenienze, ma ci dobbiamo rammentare che tutto ciò avviene per la mancanza degli adeguati strumenti.
E quindi, come possiamo chiudere queste riflessioni?
Semplicemente attendendo con ansia la proroga anche quest’anno, ringraziando chi vorrà fare l’annuncio ufficiale al più presto, in modo da poter impostare al meglio i lavori di studio. Basta un briciolo di buona volontà e la decisione è già scontata e nei fatti, senza necessità di aprire tavoli tecnici, specialmente quando questi si traducano in ipotesi di una settimana di proroga, concetto che fa venire i brividi al solo pensiero!