13 Settembre 2016

Le conseguenze dell’errata applicazione del reverse charge

di Luca Caramaschi
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Dopo aver esaminato, in un precedente contributo, la fattispecie della errata fatturazione in Iva di prestazioni che richiedevano l’applicazione del meccanismo dell’inversione contabile (regolata dal comma 9-bis1 dell’articolo 6 del D.Lgs. 471/1997), andiamo ora ad analizzare la casistica opposta, e cioè il caso del soggetto che erroneamente emette in regime di inversione contabile una fattura relativa ad operazioni che avrebbero dovuto scontare l’applicazione del regime Iva ordinario. Si tratta di situazioni che a ben vedere rappresentano due facce della stessa medaglia e che hanno come comune denominatore una errata interpretazione delle disposizioni che regolano la particolare modalità di assolvimento dell’imposta nota come reverse charge.

Per la verità, pur trattandosi di fattispecie speculari, nel sistema sanzionatorio previgente (ovverossia quello in vigore fino al 31 dicembre 2015) le due situazioni erano considerate – in particolar modo da alcuni Uffici dell’Amministrazione finanziaria – in modo assai differente:

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