15 Aprile 2014

E se fosse arrivata la rivoluzione informatica?

di Michele D’Agnolo
Scarica in PDF

 

Una crepa incombente mi avverte che in ufficio è arrivato il momento di rifare il controsoffitto della mia stanza. Controvoglia ho dovuto iniziare a spostare le mie carte, accumulate e stratificare in oltre vent’anni di attività professionale.

Ripulendo uno scaffale della biblioteca mi è tornato tra le mani il mio vecchio libro universitario di storia economica. Gran bell’esame, strategico riempitivo per piani di studi in difficoltà.

Quanti ricordi, sfogliando le pagine sottolineate e colorate. Quella volta studiavo così, massacrando oltre che me stesso anche i libri. Ma a un certo punto, l’attenzione mi è caduta sul capitolo più importante, quello della Rivoluzione Industriale. E ho iniziato a leggere.

Prima di allora, gli artigiani lavoravano ognuno nella propria casa o in una piccola bottega, e poi vendevano ai mercanti i loro tessuti e i loro manufatti. Poi arrivarono il telaio meccanico e la macchina a vapore. I macchinari trasformarono le moltitudini di artigiani in operai stipendiati e una esigua minoranza di mercanti in imprenditori, man mano che il capitale necessario per svolgere l’attività di produzione diventava più ingente.

Le similitudini con quello che sta capitando nel mercato dei servizi e in particolare delle professioni basate come la nostra sulla elaborazione e trasmissione di informazioni economiche e giuridiche, sono davvero impressionanti.

Il connubio di personal computer e affini, internet e telefonia cellulare consente oggi l’elaborazione e la trasmissione di dati e di immagini alla velocità della luce ed a costi irrisori.

Gli stessi concetti economici classici di servizio come bene non immagazzinabile e come bene non fruibile a distanza vengono completamente stravolti. Posso registrare la mia consulenza su un videomessaggio o in un elenco di FAQ. Posso tenere una chat dal mio luogo di villeggiatura con più interlocutori situati in qualsiasi parte del globo. Con la conseguenza che i nostri mestieri non sono più scalabili. Chi è bravo e fortunato può diventare un asso pigliatutto, mentre chi è meno brillante non è in alcun modo tutelato dal sistema. Essere l’unico commercialista del circondario non è più sufficiente.

E allora se ci fa piacere sapere che un medico di Bombay può refertare una TAC effettuata nel centro di New York, forse non ci lascia altrettanto sereni sapere che una congrua percentuale di dichiarazioni dei redditi dei contribuenti britannici e statunitensi sono elaborati in India e Pakistan, da preparatissimi colleghi low cost formatisi nelle università inglesi. E non pensiamo di restare protetti a lungo dalle storture del nostro sistema normativo e burocratico. Si dice che alcuni colleghi italiani si stiano organizzando per aprire analoghi centri di elaborazione dati in Albania e Romania.

E non finisce qui. Con il riconoscimento vocale molte segretarie saranno sostituite dal più disponibile ed economico surrogato elettronico. Con il riconoscimento ottico, che si sta sperimentando in alcuni studi, la macchina scannerizza la fattura e propone all’operatore una scrittura contabile da confermare, proprio come la cassiera del supermercato non digita più il prezzo di ogni articolo ma li passa sopra a un raggio laser che legge quasi tutte le etichette. Con la conseguenza che una singola cassiera sovrintende sei casse automatiche. Con la fatturazione elettronica non è lontano il giorno in cui la fattura si contabilizzerà sostanzialmente da sola. Con la riconciliazione bancaria automatica, che confronta l’home banking con il conto contabile, ore e ore di lavoro per quadrare la contabilità del benzinaio non sono più necessarie. E con l’internet of things il barattolo di pelati si addebiterà in carta di credito e fatturerà e contabilizzerà da solo uscendo dal supermercato dentro la nostra sporta. Il mondo sarà avvolto da una gigantesca contabilità industriale che terrà conto di tutto. E le imposte saranno come le spese condominiali: un ineludibile dato di fatto.

E pensate a che cosa accadrà quando l’XBRL sarà accoppiato al piano dei conti unico nazionale, che esiste già in Spagna e Francia. I bilanci e le note integrative si compileranno da soli, e da lì l’Agenzia delle Entrate ricaverà le dichiarazioni dei redditi delle società di capitali oltre che aggiornare in tempo reale gli studi di settore. Anche l’ISTAT non ci domanderà più nulla ma pescherà le statistiche da lì. Non è un caso che anche dal punto di vista normativo vi sia stato il tentativo di riportare il conto economico civilistico al centro del processo di elaborazione dell’IRES.

Come cambierà allora l’organizzazione dei nostri studi? Di certo ci sarà sempre meno elaborazione manuale e sempre più audit. Le competenze di chi controlla questi flussi automatici dovranno essere enormi e la gestione di eventuali non conformità sarà complicatissima. Per annullare una fattura elettronica che è già andata a finire dappertutto ci vorranno maghi dell’informatica e della contabilità e la capacità di bypassare i call center che le pubbliche amministrazioni useranno in modo sempre più massiccio.

Vi sono peraltro, rispetto alla rivoluzione industriale, alcune significative differenze: il telaio meccanico e la macchina a vapore spopolavano le campagne e riempivano di proletari le città, mentre oggi le informazioni non conoscono (e purtroppo non rispettano) alcun territorio, vanno a cercare di minuto in minuto il minore costo di elaborazione in qualsiasi parte del mondo. E allora i clienti un giorno sceglieranno i professionisti come gli hotel su Trivago, guardando alla disponibilità del momento. E magari le nostre prestazioni costeranno di più a Maggio e di meno ad Ottobre.

L’altra novità, per fortuna positiva, è che mentre nella rivoluzione industriale servivano ingenti capitali, nel nostro scenario soltanto i provider di infrastrutture e servizi devono disporne. Da utilizzatori, invece, possiamo accedere pienamente alla rete delle reti e comunicare con collaboratori, colleghi, fornitori e clienti comodamente da casa e con apparecchiature e abbonamenti che costano poco più di un caffè al giorno. E, come per il mio esame di storia economica, sta a noi decidere se riporre il libro facendo finta di niente o leggerlo fino in fondo per apprenderne prima e meglio degli altri la lezione.