Gli insegnanti non erano però al corrente che i nominativi a loro forniti erano stati scelti casualmente fra tutti gli iscritti, senza alcuna relazione con i risultati del test.
Otto mesi dopo, Rosenthal e Jacobson verificarono il rendimento degli alunni e scoprirono che effettivamente le prestazioni di tutti erano state sensibilmente superiori alla media.
Cos’era successo? Questo fenomeno, conosciuto come “effetto pigmalione” è stato spiegato dallo stesso Rosenthal: “quando ci si aspetta un determinato comportamento da qualcuno, agiamo in modo che questo comportamento previsto accada con maggiore probabilità”.
In pratica, gli insegnanti, convinti di avere a che fare con individui superdotati, avevano dato loro maggior attenzione e cura, creando le basi di un maggiore rendimento incoraggiato da un clima di successo. Questi ragazzini avevano a loro volta percepito l’apprezzamento dei loro insegnanti ed avevano dato il meglio di sé.
La stessa dinamica è replicabile anche nel contesto aziendale: l’atteggiamento del “capo” verso i propri sottoposti influisce sulle prestazioni degli stessi.
Più il capo è convinto che la persona abbia un grande potenziale di crescita, più offrirà supporto, collaborazione, formazione e fiducia.
In cambio, il subalterno sarà più coinvolto e partecipativo nel proprio lavoro e, sentendosi apprezzato, lavorerà di più, otterrà risultati migliori e resterà più fedele all’azienda.
Quando si vuole che i collaboratori diano il meglio, si alzino le aspettative; anche un compito gravoso e difficile può essere portato a termine correttamente quando si pensa genuinamente che la persona sia in grado di farlo, magari confortandola con il messaggio: “so che non è facile, e so anche che ce la farai”.
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