Equipollenza approvata al Senato, possiamo considerarla un capitolo chiuso?
di Andrea PardiniRiccardo Stiavetti
Il Senato, non senza qualche colpo di scena, ha approvato l’emendamento al D.L. 150/2013 (decreto mille proroghe) che prevede di ripristinare l’iscrizione automatica dei Dottori Commercialisti nel Registro dei Revisori Legali. A questo punto la partita passa alla Camera dei deputati con l’auspicio che non ci siano nuovi intralci per la definitiva conversione in legge.
Cerchiamo, però, di andare per ordine in quanto, tra fine 2013 e inizio nuovo anno, non è di certo mancato un forte ostruzionismo ad una norma che è rivolta a ristabilire equità e giustizia. Infatti, con la mancata conversione in legge del D.L. 126/2013 (decreto Salva Roma), la partita sull’equipollenza, da tutti ormai considerata un capitolo chiuso, è rientrata nel vivo nelle sedi parlamentari e non solo.
Prima di tutto l’emendamento si era imbattuto nella dichiarazione d’improponibilità da parte del Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro, per mancanza di attinenza con l’oggetto del decreto in corso di conversione. Dichiarazione d’inammissibilità che, dopo un esame più approfondito, sollecitato dal relatore Giuseppe Esposito, era stata ritirata.
Problema che non era stato posto, al contrario, per la norma che prevede, in via transitoria, la “proroga” della vecchia disciplina d’iscrizione all’Albo dei revisori legali. Disposizione che sarà in vigore fino a quando non saranno emessi i decreti attuativi ministeriali che dovranno disciplinare il contenuto e le modalità di svolgimento dell’esame d’idoneità professionale.
In seconda battuta l’emendamento si è scontrato con un documento della Commissione europea Mercato Interno e Servizi che ha espresso un parere contrario al ripristino dell’equipollenza. La comunicazione paventa anche la possibilità di aprire delle procedure d’infrazione nei confronti dell’Italia per contrasto con la direttiva 2006/43/CE, nel caso in cui venga ristabilita l’equipollenza in assenza di un esame integrativo.
Il parere suddetto ricalca quanto sostenuto dall’INRL riguardo alla necessità di recepire integralmente la legislazione europea per l’accesso all’Albo dei Revisori Legali. Tematica che è stata anche richiamata durante il Consiglio nazionale dell’INRL, dove, peraltro, è stato invitato ad intervenire Ugo Bassi, direttore della Commissione europea Mercato Interno e Servizi, che, in occasione del congresso, ha affermato “è un problema squisitamente italiano, per quanto ci riguarda vige la regola che quanto stabilito dall’UE in materia di esami, va rispettato da tutti gli stati membri e da tutti i soggetti professionali; pertanto chi non ha svolto alcuni esami previsti dalla legislazione europea, dovrà comunque sostenere esami integrativi, altrimenti non potrà svolgere la professione del revisore legale”.
Alla fine la svolta c’è stata con la riformulazione del testo dell’emendamento che, però, ne ha lasciato inalterata la sostanza: “Ai fini dell’iscrizione al Registro sono esonerati dall’esame di idoneità i soggetti che hanno superato gli esami di Stato di cui agli articoli 46 e 47, del decreto legislativo 28 giugno 2005, n. 139, fermo l’obbligo di completare il tirocinio legalmente previsto per l’accesso alla funzione di revisore legale”.
Perciò, la revisione legale non è una professione a sé stante, ma una “funzione” a cui si può accedere una volta superato anche l’esame di Stato da commercialista e dopo aver concluso il tirocinio formativo di 36 mesi.
In una nota il deputato Alessandro Pagano (Ncd) ha affermato: “Non possiamo che essere estremamente soddisfatti per l’esito positivo della lunga battaglia politica che ci ha visto impegnati in questi mesi e che ha condotto al via libera al Senato dell’emendamento che introduce nuovamente l’equipollenza dell’esame di Stato di commercialista, ai fini dell’iscrizione dei giovani professionisti nel registro dei revisori legali”.
Nel frattempo, l’INRL, con un comunicato stampa del 30 gennaio 2014, ha annunciato che, nel caso in cui il Parlamento dovesse esprimere parere favorevole all’emendamento, avvierà l’iter d’infrazione di fronte alla Corte di Giustizia Europea.
La partita, a questo punto, passa alla Camera dei deputati, dove ci auspichiamo che la strada possa essere in discesa e non trovi ostacoli nella conversione in legge di una normativa destinata a ristabilire il diritto di molti giovani professionisti a svolgere la “funzione” di revisore legale.