Gerico: fa ancora paura?
di Comitato di redazioneCon il varo della versione 1.0.0 di Gerico 2016 possiamo dire che risulta formalmente aperta la stagione degli studi di settore per il periodo di imposta 2015.
Risulta ancora prematuro tentare di cogliere il carattere determinante dell’applicazione in termini di risultati rispetto alle stime del precedente anno; le simulazioni che si potranno svolgere nelle prossime settimane ci aiuteranno a comprendere quale sarà il responso dell’applicativo.
Nell’attesa di svelare il miglioramento o peggioramento della situazione, però, possiamo tentare di cristallizzare alcuni concetti preliminari che risultano certamente utili per inquadrare la tematica in senso generale.
Innanzitutto va rammentato l’approccio generale alle regole di compilazione dei modelli: l’ottimo sarebbe affrontare con estrema serenità l’adempimento, consci che dal risultato finale non dovrebbe dipendere il giudizio sul contribuente in termini di possibilità accertative. Anomalie sulla congruità o sulla coerenza, certamente, possono rendere probabile una selezione della posizione, ma non saranno certo sufficienti a costituire la motivazione di un eventuale avviso di accertamento da emanarsi dopo l’indispensabile confronto con l’ufficio (c.d. contraddittorio).
Ovvio che, per prima cosa, il responso del software dovrebbe servire al contribuente per fare una sorta di auto diagnosi della credibilità della propria posizione fiscale, senza lasciarsi abbandonare a preconcetti di sorta. Affermare che il risultato sia per forza giusto o sbagliato non serve a nulla, posto che vi sono delle casistiche in cui il trend individuato dal software potrebbe essere più che fondato ed altre nelle quali il medesimo risultato risulti completamente inadatto alla ricostruzione della posizione fiscale del contribuente.
In definitiva, la domanda che ciascuno dovrebbe porsi – in caso di non congruità – risulta la seguente: l’ammontare dei ricavi i compensi elaborato dal software è credibile oppure no? In caso negativo, non dovrebbe essere così difficile, valutando la situazione soggettiva e le indicazioni della nota metodologica, individuare una o più giustificazioni allo scostamento. Tali ragioni dovrebbero (anche se non per obbligo) essere indicate all’interno dell’apposito spazio delle motivazioni sul modello dichiarativo.
Ancor più puntuale può essere il responso in relazione agli indicatori di anomalia, risultanti da un apposito conteggio: divergenze dei parametri relativi (ad esempio) al magazzino dovranno essere valutati con estrema attenzione, anche alla luce di un utile prospetto che viene fornito all’interno del cassetto fiscale del contribuente, che indica un resoconto storico della sua situazione delle ultime annualità.
In particolar modo nelle attività commerciali, evidenti anomalie sugli indici di rigiro o ricarico possono tradire la presenza di operazioni non fiscalizzate e, ad onor del vero, difficilmente contrastabili, a prescindere dalla correttezza dell’analisi matematico effettuata da Gerico.
Analogamente, di elevata pericolosità possono essere le posizioni nelle quali emerge una scarsa o nulla redditività del personale impiegato nell’attività.
Gli esempi potrebbero continuare, ma le conclusioni possono essere generalizzate sotto un unico input: limitarsi a valutare la “sufficienza” dell’imponibile dichiarato può essere fuorviante, per il semplice motivo che lo scopo dell’analisi è proprio quello di individuare il corretto contributo che deve essere apportato da ciascun contribuente.
Se quanto abbiamo sopra affermato è tutto rivolto all’ottica del “lato buono” di Gerico, non possiamo nascondere che l’analisi matematica può evidenziare anche dei risultati che risultano del tutto inadatti rispetto alla reale situazione del contribuente.
In tali condizioni, bisogna vincere la tentazione di “plasmarsi” un Gerico a proprio uso e consumo, pretendendo che il risultato del conteggio sia per forza conforme alle aspettative; sarà sufficiente appuntarsi (ed esplicitare) le motivazioni che possono giustificare il disallineamento ed attendere in modo sereno il confronto (eventuale) con l’ufficio.
Il tempo, forse, non lo permette, ma sarebbe davvero utile provare ad operare una ricostruzione sulla base delle note metodologiche presenti sul sito dell’Agenzia delle entrate; specialmente per talune attività (si pensi ad un bar, ad un ristorante, ecc.) risulta davvero un esercizio utile, in quanto in grado di smontare alcuni preconcetti dell’imprenditore, sempre teso a ragionare in senso complessivo e generale (con occhio, cioè, rivolto, all’imponibile), con il rischio di perdere di vista alcuni elementi essenziali dell’attività. Ma anche altre attività possono essere facilmente studiate per testare la correttezza del risultato di Gerico; se pensiamo, ad esempio, ad un autoriparatore o ad una carrozzeria, non avere una idea delle risultanze relativa alla ricambistica acquistata denota il rischio di presentare una situazione davvero non coerente.
Ed allora, in conclusione, ci pare di poter così sintetizzare:
- lo studio di settore va compilato in modo fedele e preciso, nel limite del possibile;
- il risultato va valutato in modo critico, operando una riflessione in merito agli eventuali differenziali esistenti tra il calcolo ottenuto e gli imponibili dichiarati;
- i disallineamenti, ove esistenti, dovrebbero poter essere sostanzialmente giustificati, senza trincerarsi in modo troppo semplicistico dietro a fantomatici effetti generalizzati della crisi.
Seguendo tale percorso si dovrebbe giungere a risultati di tranquillità, anche se – purtroppo – la tranquillità male alberga in campo fiscale.