Gestione contabile del marchio d’azienda
di Viviana GrippoIl marchio è uno dei segni distintivi dell’azienda e può consistere in qualunque segno suscettibile di essere rappresentato graficamente, tra cui:
- emblemi,
- parole,
- suoni,
- forme del prodotto o della sua confezione.
Il principio contabile Oic 24 enumera tra i “beni” ricompresi tra le immobilizzazioni immateriali anche i marchi. Il medesimo principio contabile prevede che i marchi possano trovare allocazione nelle immobilizzazioni in corso quando trattasi di costi interni ed esterni sostenuti per la realizzazione di un bene immateriale per il quale non sia ancora stata acquisita la piena titolarità del diritto.
L’articolo 2424 cod. civ. stabilisce invece l’allocazione in bilancio di tali poste, che dovranno essere iscritte nell’attivo dello stato patrimoniale alla voce BI con la classificazione: 4) concessioni, licenze, marchi e diritti simili.
Il marchio può derivare all’azienda:
- per acquisto, unitamente all’azienda, separatamente e successivamente rispetto ad essa,
- a titolo di godimento,
- o, semplicemente, può essere realizzato dall’azienda stessa.
Le tre fattispecie assumono diverse rappresentazioni contabili.
Nel caso di acquisizione del marchio, per la quale il venditore emetterà apposita fattura, la rilevazione contabile assumerà il seguente tenore:
Diversi a Debiti vs fornitori 122.000,00
Marchi 100.000,00
Erario c/iva 22.000,00
Nel caso in cui invece il marchio fosse realizzato dall’azienda occorrerà procedere alla capitalizzazione dei costi dalla medesima sostenuti come previsto dal citato Oic 24, contabilmente:
Marchi a Costi per realizzazione marchi da capitalizzare 50.000,00
Come si è potuto comprendere è capitalizzabile tra le immobilizzazioni immateriali sia il marchio prodotto internamente sia il marchio acquistato a titolo oneroso da terzi.
I costi relativi al marchio prodotto internamente possono ricondursi essenzialmente ai costi diretti interni ed esterni, sostenuti per la produzione del segno distintivo, sono esclusi dalla capitalizzazione i costi sostenuti per l’avvio del processo produttivo del prodotto tutelato dal marchio e per l’eventuale campagna promozionale.
Può anche accadere che si proceda allo sfruttamento di un marchio altrui attraverso, ad esempio, l’acquisizione di una licenza pluriennale. In tal caso contabilmente si procederà con al seguente rilevazione:
Diversi a Debiti vs Fornitori 36.600,00
Licenza per sfruttamento marchi altrui 30.000,00
Erario c/iva 6.600,00
Trattandosi di una licenza con durata pluriennale occorrerà prevedere il relativo risconto, da effettuarsi dividendo l’importo corrisposto per la durata contrattuale.
La rilevazione contabile potrebbe essere la seguente:
Risconti attivi a Licenza per sfruttamento marchi altrui 25.000,00
È possibile anche che l’accordo con il fornitore stabilisca il pagamento di un canone mensile. In questo caso la rilevazione contabile apparirà come segue:
Diversi a Debiti vs Fornitori 3.050,00
Canoni per sfruttamento di marchi altrui 2.500,00
Erario c/iva 550,00
Il principio contabile Oic 24 specifica che le somme erogate per l’ottenimento del marchio sono capitalizzabili anche nei casi in cui il pagamento è previsto in forma dilazionata, ovvero attraverso la corresponsione di canoni periodici: ne deriva che il relativo costo verrà iscritto tra i beni immateriali e ammortizzato secondo le norme dettate per i marchi.
Tuttavia, se oltre la somma prevista per il marchio, l’azienda versasse al proprio fornitore anche altri corrispettivi, come ad esempio royalties, essi dovranno essere iscritti a conto economico come costo d’esercizio.
Circa l’ammortamento, si ricorda che per i beni immateriali lo stesso è consentito non oltre la vita utile del bene e che in ogni caso la stima della vita utile dei marchi non deve eccedere i 20 anni.
Infine, potrebbe accadere che l’azienda decida di cedere il marchio. Le scritture contabili da eseguire saranno le seguenti:
Crediti vs clienti a Diversi 152.000,00
a Marchi 100.000,00
a Plusvalenza 30.000,00
a Erario c/iva 22.000,00
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