6 Marzo 2015

Il nodo quale è?

di Luigi Canale
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Dopo aver trattato ampiamente di scarpe (non me ne volgiano le signorine, ci arriveremo al tacco 12), è giunto il momento di affrontare un tema spinoso ma affascinante quale è quello della cravatta.
A prescindere da quale sia il giusto abbinamento e quali siano i colori che devono essere utilizzati ed evitati in funzione del momento e dell’occasione, punto di partenza non può che essere il nodo, dimmi che nodo hai e ti dirò che cravatta avrai.
Piccolo aneddoto: la parola cravatta deriva dal francese
cravate, che a sua volta fonda le proprie radici nel croato
hrvat, che vuol dire “croato”, infatti la prima versione si ha con Luigi XIV e i cavalieri croati da lui assoldati.
Ancor prima di andare ad analizzare i nodi cardine, vediamo quali sono i passaggi che portano alla realizzazione di una cravatta.
Punto di partenza è il taglio che deve essere effettuato da mani attente ed esperte che si muovono sul tessuto con sapienza per ottenere i tre pezzi di cui si compone una cravatta: la pala, il codino e la giuntura, oltre al passantino. Una volta che sono stati ottenuti gli elementi necessari, il passaggio seguente è dato dall’applicare le foderine interne alla pala e al codino. A questo punto si può procedere all’unione delle tre componenti e arrivare alla chiusura. Non resta, infine, che rovesciare la cravatta per procedere alla puntatura e finitura ed ecco che abbiamo la nostra cravatta pronta per essere annodata.
Ed ecco alcune delle versioni più conosciute di nodo:
  • nodo semplice o nodo “four in hand” oppure “nodo da regata”;
  • nodo doppio semplice – lo dice lo stesso nodo: è il nodo semplice con un giro in più. Attenzione, alla vista si presenta asimmetrico ed è l’ideale con le cravatte sottili;
  • nodo Windsor: intramontabile, un grande classico. Si presenta molto spesso, grande e ben triangolare. È il nodo perfetto per le grandi occasioni. La sua consistenza comporta che la cravatta non deve essere troppo spessa;
  • nodo mezzo Windsor o scoppino: è perfetto per tutte le occasioni. È asimmetrico, meno grosso e spesso del cugino Windsor e per questo più versatile;
  • americano: consistente e adatto alle cravatte larghe ed imbottite ma questo non vuol dire che non sia utilizzabile anche sugli altri tipi di cravatta.
Attenzione però, ogni nodo richiede il suo collo, ma questa è un’altra storia da raccontare.
Da ultimo, lasciamoci con il decalogo di un grande della cravatta, il cui nome ormai è diventato sinonimo di cravatta ed eleganza nel mondo, Marinella, sul cui sito si trovano le indicazioni per realizzare le varianti di nodi appena viste:
  1. come in tutte le cose anche per la cravatta è una questione di misura: quella giusta è compresa tra gli 8,5 e i 9,5 cm nel punto più largo;
  2. il nodo: importante imparare a farlo senza stringere troppo, per evitare l’effetto “impiccato”. Disfarlo sempre la sera e appendere la cravatta ben tesa durante la notte;
  3. avere la stoffa giusta: seta jacquard per le regimental, seta più leggera tipo foulard per gli stampati, fantasie per le cravatte dal tono elegante, lana a righe o fantasie scozzesi per l’abbigliamento invernale sportivo;
  4. una cravatta per ogni occasione: al mattino preferire la cravatta chiara e di fantasia, la sera optare per una cravatta più scura;
  5. non farsi consigliare e non demandare a nessuno la scelta della cravatta: l’unica regola è seguire l’istinto. Scegliere la cravatta deve essere un atto irrazionale;
  6. anche l’istinto deve seguire una certa logica. Assolutamente da evitare: i disegni molto grandi e vistosi, quelle con un unico disegno centrale ma anche quelle troppo smorte e anonime. Ricordarsi che la cravatta rivela il carattere;
  7. da preferire: quelle in tinta unita in colori decisi, piccoli disegni (pois, losanghe, quadretti, rombi, piccole stampe cachemire), righe trasversali di due o tre colori al massimo;
  8. i colori: la cravatta deve “staccare” dall’abito e dalla camicia, senza per questo fare a pugni. Deve essere di colore più scuro della camicia e più intenso di quello della giacca. È spesso l’unica nota colorata di un abbigliamento serioso ma attenzione a non esagerare! Evitare il verde pisello, il giallo canarino così come il rosso fuoco ed il rosa confetto. Più scuri senza essere anonimi i bordeaux ed i rossi scuri, i blu, i verdi e i marroni;
  9. l’abbinamento con la camicia è un campo minato in cui solo il buongusto vi può guidare: da evitare comunque la sovrapposizione di una cravatta dal disegno fitto su una camicia a quadretti o l’abbinamento “tutto righe” di una cravatta regimental, camicia rigata e giacca in tessuto operato e
  10. mai il coordinato cravatta + fazzoletto da taschino: è un’inutile quanto anacronistica affettazione. Evitare sempre di avere un aspetto d’insieme troppo curato e lezioso e optare per un’eleganza
    decontractée.