Il trust al nodo della disclosure
di Ennio VialVita PozziCircolare n. 10/E/2015offre spunti di riflessione in merito all’interazione tra l’istituto del
trust e quello della
voluntary disclosure. La casistica più tipica è quella del
trust
interposto.
disclosure. L’analisi, pertanto, non riguarda gli adempimenti che il trust deve porre in essere, ma si deve piuttosto studiare
come il trust possa essere superato in qualità di soggetto interposto.
C.M. n. 43/E/2009 e C.M. n. 61/E/2010, peraltro richiamati nella recente C.M. n. 10/E/2015.
maglie dell’interposizione come, ad esempio, il trust privo di un concreto patrimonio sottostante, istituito solo per drenare utili al disponente con motivi di mero risparmio fiscale.
trust estero vestito.
trust, essendo
non residente, non è tenuto a compilare il
quadro RW.
trust sia per così dire esterovestito, ossia risulti solo apparentemente all’estero ma in realtà sia
residente in Italia. E’ evidente che in questi casi si apre l’obbligo di compilare il quadro RW e di dichiarare i redditi esteri. La questione è espressamente citata dalla C.M. n. 10/E/2015 che richiama le considerazioni fatte nella C.M. n. 48/E/2007.
trust come soggetto destinatario della procedura.
disclosure internazionale.
ipotesi invero
marginali in quanto è improbabile che il trust residente, anche alla luce delle cautele ed attenzioni che riceve, possa essere il veicolo per violare il quadro RW e gli altri adempimenti dichiarativi.
rapporti finanziari con un trust estero.
da parte di un soggetto residente.
trustee e questi si sia reso disponibile a fornirgliela.
credito nei confronti di un soggetto non residente che deve trovare indicazione nel
quadro RW.
finanziamenti infruttiferi.
frutti tassabili dal trust stesso, magari bonificati in un conto estero non dichiarato. Anche in questo caso si apre la via della disclosure.