16 Maggio 2014

Indagini finanziarie, occhio alla prova contraria

di Maurizio Tozzi – Comitato Scientifico Master Breve 365
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Il potere “invasivo” delle indagini finanziarie è noto e due sentenze recentissime della Corte di Cassazione lo confermano. In primo luogo, la sentenza n. 10043 depositata lo scorso 8 maggio, sesta sezione civile, secondo cui anche nei confronti dei professionisti è sufficiente al fisco provare i collegamenti di conti correnti di terzi soggetti per ottenere l’inversione dell’onere probatorio. La linea difensiva, ci ricordano i giudici di Piazza Cavour, può transitare anche attraverso presunzioni semplici, che devono essere attentamente vagliate dall’organo giudicante “(…) il quale è tenuto a individuare analiticamente i fatti noti dai quali dedurre quelli ignoti, correlando ogni indizio (purché grave, preciso e concordante), ai movimenti bancari contestati, il cui significato deve essere apprezzato nei tempi, nell’ammontare e nel contesto complessivo, senza ricorrere ad affermazioni apodittiche, generiche, sommarie o cumulative”.

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