E’ il secondo passaggio, che ha senso solo se il primo presupposto, la redditività prospettica, appare accertato e presuppone due momenti logici ed operativi successivi: la determinazione del fabbisogno nelle sue diverse componenti e la verifica delle modalità di copertura. E’ il nostro regno ed è qui che la nostra capacità professionale si misura.
Si parta dalla situazione iniziale
Crediti Vs clienti | 3.800 |
Magazzino | 3.500 |
Attivo Circolante | 7.300 |
Impianti | 1.900 |
Immobili | 5.600 |
Attivo immobilizzato | 7.500 |
Totale Attivo | 14.800 |
Banche passive | 3.700 |
Fornitori | 5.800 |
Passivo circolante | 9.500 |
Mutuo passivo | 3.900 |
TFR | 1.300 |
Passivo consolidato | 5.200 |
Capitale e riserve ante perdita | 1.200 |
Perdita | -1.100 |
Patrimonio | 100 |
Totale passivo | 14.800 |
L‘indebitamento appare immediatamente rilevante (14.700) anche semplicemente rapportandolo al fatturato (per i numeri, si rimanda al prospetto contenuto nell’articolo di martedì scorso), senza nemmeno scomodare indicatori o indici dotati di effetto segnaletico. Il risanamento parte da qui e deve tendere al recupero delle condizioni di equilibrio. Non dev’essere un tentativo di “tappare una falla”, poiché se ne aprirebbero immediatamente altre e ben più pericolose: è una completa ristrutturazione, definitiva e risolutiva.
Vediamo le determinanti del fabbisogno finanziario, una per volta.
Banche: l’utilizzo dei fidi appare, per così dire, sovrabbondante, la società sconfina ampiamente (3.700 contro fidi per 3.100):
Utilizzo affidamenti: |
Anticipo fatture / SBF | 3.500 |
Cassa | 200 |
FIDI |
Anticipo fatture / SBF | 3.000 |
Cassa | 100 |
Totale | 3.100 |
E’ ragionevole ritenere, per ben che vada, che si debba rientrare nel fido per 600, ammesso e non concesso che si riesca, successivamente, a mantenerlo. Nel tempo, annualmente serviranno anche i soldi per il rispetto dei piani di ammortamento e, quindi, si supponga, 200 l’anno in linea capitale. In tutto fa 800 per il primo anno.
Capitale circolante: complessivamente ci si deve aspettare un aumento di capitale circolante, che andrà finanziato; il credito verso clienti potrà anche aumentare di poco (es. 100) e la gestione del magazzino consentire un aumento della rotazione, per giungere a una riduzione delle rimanenze di 500, ma il problema è il debito verso fornitori di 5.800, per buona parte costituito da scaduto. Le condizioni normali di pagamento condurrebbero ad una esposizione verso fornitori di 2.500. L’utilizzo del credito di fornitura appare pertanto subito come esasperato e richiede un consistente rientro per 3.300. Difficile pensare che si possa realizzare immediatamente, ma impossibile immaginare che la situazione possa perdurare senza interventi. Il punto quindi è capire come intervenire, ma si supponga, al momento, che si possano ottenere 24 mesi di tempo. Serviranno, pertanto, per i fornitori, 1.650 l’anno.
Investimenti: la prosecuzione dell’attività richiede un investimento di 350 in un nuovo macchinario, in sostituzione di una vecchia linea obsoleta e priva di un qualsiasi valore di realizzo.
In sintesi, occorrono molti soldi, circa 2.400, così sintetizzati.
| variazioni |
Crediti Vs clienti | 100 |
Magazzino | -500 |
Fornitori | -1.650 |
Variazione CCN operativo | 1.250 |
Manutenzioni straordinarie vitali | 350 |
Rimborso mutuo | -200 |
Rientro negli affidamenti | -600 |
Fabbisogno finanziario lordo | 2.400 |
Le domande sono a questo punto due: dove li trovo e quanto tempo mi serve.
Per la prima delle domande è necessario cercare la risposta nella capacità dell’impresa di creare denaro (autofinanziamento prevedibile) e subito dopo nei rapporti con i creditori, con i soci, e nelle eventuali opzioni di dismissione.
Già dal primo anno, seppur in perdita, la società lascia presagire una capacità di autofinanziamento, di poco, ma meglio di niente. E quindi la quota di fabbisogno da coprire per via esogena cala a 2.220.
Risultato netto | -250 |
Ammortamenti / accantonamenti TFR | 430 |
Autofinanziamento | 180 |
Fabbisogno finanziario netto | 2.220 |
Il resto va trovato altrove.
Immaginiamoci pure, che a fronte dell’investimento (l’unica cosa che possa generare un pur pallido entusiasmo in un istituto bancario) si ottenga un finanziamento di 120.
I soci, oggettivamente chiamati ad intervenire sul capitale, si dichiarano disponibili ad una ricapitalizzazione di 500 e, tra gli immobili, è possibile dismetterne uno poco strategico, il quale, in questo periodo congiunturale difficile, è cedibile per 800. Altro non c’è, o, al momento, non pare trovarsi.
Finanziamento impianto | 120 |
Ricapitalizzazione | 500 |
Cessione cespite | 800 |
Totale | 1.420 |
La coperta pare quindi corta, mancano 800 per completare la copertura del fabbisogno.

A conti fatti, pertanto, il problema appare duplice. Primo, mancano i soldi per rendere il piano realizzabile e si pone il problema di dove trovarli. Secondo, serve tempo, in ogni caso per ottenere la copertura necessaria per consentire all’azienda di continuare a funzionare, ma il tempo non si compra, bisogna conquistarselo.
Le soluzioni tuttavia si trovano e risiedono nei rapporti con clienti, fornitori, banche e soci e nella scelta degli strumenti, meta concorsuali o concorsuali, che possono, se necessario, assistere il progetto, consentendone la realizzazione.
Partiremo dall’inizio, come sempre, martedì prossimo.