11 Giugno 2014

Internet delle cose, una guerra all’ultima app. Il campo di battaglia? Casa nostra

di TeamSystem
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Internet of things, ovvero internet delle cose è la nuova grande frontiera della tecnologia. Oggetti di uso comune che dialogano con la rete e richiedono autonomamente servizi e forniture o trasmettono preziose informazioni su utilizzo e stile di vita dei proprietari. Stiamo parlando di una miniera d’informazioni e siccome sono queste il vero oro dei nostri tempi, è facile immaginare quanti sforzi stiano facendo i grandi nomi della tecnologia per conquistarsi una sostanziosa fetta di mercato.

Una mole preziosa di dati

Per avere un’idea dell’importanza del mercato legato all’Internet delle cose pensiamo solo a cosa voglia dire, per un colosso come Google che vive di pubblicità mirata, sapere cosa c’è e cosa manca nel nostro frigorifero. Immaginiamo quanto sarebbe importante per un’azienda che fornisce energia elettrica, sapere quali sono gli elettrodomestici che abbiamo in casa, quando li utilizziamo e come. Gli esempi potrebbero essere infiniti, ma resta un concetto di fondo: dalla conoscenza delle nostre abitudini possono nascere offerte commerciali sempre più precise, mirate, proposte nel momento più opportuno. Quando la nostra stampante laser segnala alla rete che il toner è finito, saremo certamente più predisposti a prendere in considerazione eventuali offerte commerciali per l’acquisto di un nuovo modello che consuma meno.

L’importanza degli smarphone

L’anello di congiunzione che collega gli oggetti al web e ci permette di controllarli da remoto è lo smartphone. Con uno smartphone a la giusta app, possiamo accendere, spegnere o programmare il riscaldamento, l’impianto di allarme, le luci ecc… Non è un caso quindi se dal 2012 al 2014 le giovani aziende che hanno deciso di sviluppare nuove app per smartphone abbiano raccolto oltre 468 milioni di investimenti. È chiaro che il telefono sta per assumere un ruolo di gran lunga più importante rispetto a quello avuto finora.

Tutti nel mercato dell’Internet of things

A tuffarsi a capofitto in questo nuovo grande business sono nomi di tutto rispetto.

Google, per esempio, ha acquistato per 3,2 miliardi di dollari, Nest Labs, un’azienda che produce termostati intelligenti.

Samsung lavora alla piattaforma Smart Home che, secondo quanto promesso dall’azienda: “È una soluzione completa e intelligente che fornisce connettività a tutti i dispositivi di casa, inclusi frigorifero, lavatrice, climatizzatori, fotocamere digitali e luci. Puoi accedere ai tuoi dispositivi e gestirli grazie a un’interfaccia integrata sul tuo smartphone e sul tuo Smart TV”.

Apple, da sempre restia a dialogare con prodotti e servizi che non siano i suoi, sembra intenzionata a lanciare una sorta di “certificazione” che rassicuri i clienti circa la compatibilità di un determinato dispositivo con i propri iPhone e iPad. Una sorta di marchio di garanzia.

Philips ha già messo in vendita Hue, una lampadina che si collega a internet e può essere accesa o spenta dal telefono. Ha inoltre lanciato In.Sight, la telecamera che può avvisarci via smartphone se vengono rilevati movimenti o rumori strani nella camera dei bambini.

I numeri del mercato

Secondo una stima di Business Insider, entro il 2018 gli oggetti collegati alla rete saranno oltre 9 miliardi. Secondo Gartner questa cifra raggiungerà i 26 miliardi nel 2020, praticamente triplicherà in soli due anni. Un mercato che fa gola a tutti, nessuno escluso. Mentre stiamo leggendo questo articolo, aziende in tutto il mondo lavorano allo sviluppo di piattaforme che permettono di chiudere la porta di casa da remoto, segnalarci la data di scadenza del latte o dello yogurt grazie a un lettore di codice a barre integrato nel frigorifero, inviarci offerte che ci permettono di risparmiare sul consumo di corrente e così via. Tutto pilotato tramite smartphone, tutto concentrato all’interno di un unico oggetto che portiamo sempre in tasca e che può offrire grandi benefici, ma forse anche qualche pensiero in più. Riusciremo ancora a non smarrire mai o non farci rubare il telefono quando rappresenterà davvero la chiave di tutto il nostro mondo?