La funzione “segnaletica” del bilancio in un contesto di adeguati assetti contabili
di Fabio LanduzziIl Documento di ricerca – pubblicato circa un anno fa dal Cndcec e dalla FNC (relativo ai profili aziendalistici e civilistici dell’adozione di adeguati assetti organizzativi) – dedica una sezione specifica al tema degli assetti “contabili”, la cui valutazione di adeguatezza attiene, in primo luogo, alla loro idoneità segnaletica, ossia alla capacità di intercettare in modo tempestivo i segnali numerici dell’emersione del rischio di insolvenza dell’impresa. Il Documento di ricerca in rassegna parla, a questo proposito, di “strumenti contabili diagnostici” che operano in una duplice prospettiva: consuntiva e previsionale. L’obiettivo, come detto, è quello di dotarsi di strumenti, coerenti con le dimensioni e la complessità dell’impresa, in grado di poter segnalare l’emersione di condizioni di squilibrio reddituale, patrimoniale e finanziario.
Ebbene, il documento di carattere strettamente contabile – che rappresenta la traduzione quantitativa di questi concetti – è senz’altro il bilancio, il quale a sua volta può essere tre diverse declinazioni:
- il bilancio di esercizio;
- il bilancio gestionale;
- il bilancio previsionale.
La funzione “segnaletica” del bilancio d’esercizio poggia sullo scopo informativo del documento rivolto a tutti gli stakeholders dell’impresa, interni ed esterni, predisposto secondo il quadro normativo e regolamentare di riferimento; il bilancio gestionale ha, invece, una funzione tipicamente interna, e perciò non ha una codificazione normativa o regolamentare, in quanto è uno strumento – che può essere più o meno sofisticato (anche in funzione del grado di complessità dell’impresa stessa e del suo business) – a disposizione e al servizio della direzione aziendale, quale fondamentale strumento di analisi più granulare dei risultati, strutturati e scanditi secondo le esigenze degli amministratori e, in generale, della direzione dell’impresa. Infine, il bilancio previsionale che ha lo scopo di rappresentare, in modo numerico, le dinamiche economiche, patrimoniali e finanziarie dell’impresa in una prospettiva futura; anche questo documento, come il bilancio gestionale, non ha una codificazione fissa, ma le modalità della sua rappresentazione sono lasciate alla libera determinazione della direzione aziendale, secondo le esigenze poste dal business dell’impresa.
Concentrando l’attenzione sulla funzione “segnaletica” del bilancio di esercizio, e facendo tesoro delle indicazioni fornite dal succitato Documento di ricerca della prassi professionale, si evince come il bilancio rappresenti senz’altro lo strumento più immediato nell’ambito della c.d. diagnostica dell’andamento aziendale e, quindi, anche ai fini dell’emersione di indicatori di rischio di crisi o insolvenza dell’impresa. L’uso dell’informativa del bilancio – il quale può, peraltro, essere riferito non solo all’esercizio, ma anche a un periodo infrannuale – presuppone un’attività di analisi composta da alcune fasi di rilievo:
- l’analisi del contesto di riferimento, in modo da poter valutare le performance dell’impresa rispetto alle tendenze del settore e del mercato in cui la stessa opera, in modo da relativizzare le evidenze rispetto all’ambiente in cui l’impresa compete;
- l’approfondimento circa la composizione del piano dei conti, per verificare la corretta qualificazione e classificazione per natura delle voci di bilancio, al fine di poter cogliere e, se del caso, sterilizzare, componenti non ricorrenti, anomale, straordinarie e, quindi, individuare indicatori che siano depurati dall’impatto ascritto a fatti contingenti;
- l’analisi dei criteri di valutazione adottati per le principali voci di bilancio, con particolare riguardo a eventuali modifiche, discontinuità o deroghe, che possano avere un impatto sui valori;
- la lettura dei documenti di corredo al bilancio di esercizio, in primis la relazione sulla gestione e le relazioni degli organi di controllo e del revisore, se esistenti;
- la riclassificazione dei documenti contabili del bilancio, secondo gli obiettivi di determinazione di risultati intermedi, o dell’elaborazione di una analisi per indici e/o per flussi;
- la costruzione, l’elaborazione e la lettura di indici di bilancio che possano fare sintesi dei risultati economici e della situazione patrimoniale e finanziaria della società, avendo cura di individuare indici attendibili, in considerazione della tipologia e dell’affidabilità dei dati elaborabili dalla società e disponibili sulla base del bilancio stesso;
- la costruzione (se non disponibile) o la lettura critica del rendiconto finanziario, vero e proprio termometro dello stato di salute reale dell’impresa;
- la quantificazione di alcune grandezze patrimoniali rilevanti, e l’analisi delle loro fluttuazioni, come è il caso del capitale circolante netto, della posizione finanziaria netta e della dinamica degli investimenti.
Il Documento della prassi professionale (qui più volte citato) ricorda, infine, come l’elaborazione di indici e indicatori, attraverso un processo di riclassificazione dello stato patrimoniale e del conto economico, agevola una lettura in chiave aziendalistica della condizione economica, patrimoniale e finanziaria dell’impresa, che diviene utile, anche ai fini dello svolgimento del test pratico e, in generale, delle analisi inerenti alla solvibilità e alla solidità dell’impresa.