25 Febbraio 2017

La settimana finanziaria

di Direzione Gestioni Mobiliari e Advisory - Banca Esperia S.p.A.
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  • Per i creditori europei la maggior preoccupazione sembra essere quella di non creare nuove tensioni sul debito greco in una stagione fitta di appuntamenti elettorali.
  • Il FMI ritiene inverosimile che l’economia greca possa raggiungere un avanzo primario a medio termine pari al 3,5% del PIL nel 2018.
  • Ciò che cambia e che può influire sulla stabilità politica dell’Area Euro sembra essere “il quando” verrà riconosciuta l’incapacità del governo greco di pagare i propri debiti. 

 

La Grecia deve sottoporsi alla seconda revisione del piano di riforme 2015-2018 da 86 miliardi di euro, che permetta alle “Istituzioni” (Commissione Europea, BCE, Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM) e Fondo Monetario Internazionale (FMI)) di erogare nuovi fondi, prima che in luglio scadano le obbligazioni pubbliche emesse per un totale di 6 miliardi di euro. Per i creditori europei la maggior preoccupazione sembra essere quella di non creare nuove tensioni sul debito greco in una stagione fitta di appuntamenti elettorali. Per loro la scelta è simile ad una decisione su una partita contabile. Infatti, un’eventuale mancata revisione del piano di riforme, avrebbe come conseguenza la mancata erogazione dei fondi, e si tradurrebbe in un eventuale default della Grecia sui titoli in scadenza a luglio. Questa sarebbe essenzialmente una decisione dei creditori di affrontare un default: in assenza di erogazione, la Grecia non rimborserebbe i titoli di Stato detenuti dalla BCE e, conseguentemente, riporterebbe una perdita in conto capitale. Invece, con un esborso conforme al piano di riforme, i titoli in scadenza uscirebbero dal bilancio della BCE e verrebbero sostituiti da un prestito iscritto nel bilancio dell’ESM, costituito da fondi forniti dai paesi dell’Area Euro in base al capital key. Pertanto, nella distribuzione del rischio non vi è alcuna differenza tra questi due scenari. E non c’è una reale differenza neppure in termini di capacità di pagamento del governo greco.  Secondo il piano firmato in agosto 2015, la Grecia si è impegnata ad attuare una serie di misure e riforme al fine di garantire il ritorno a una crescita economica sostenibile nel paese. Ad oggi l’economia greca è molto fragile: la Grecia ha raggiunto un saldo primario, sia sul conto corrente della bilancia dei pagamenti sia sul suo bilancio di governo, ma circa un quarto della popolazione greca è disoccupata, mentre il reddito pro-capite dal 2015 si è ridotto del 56%.  I paesi europei considerano imprescindibile la partecipazione del FMI alle trattative, anche per rassicurare i propri elettori che il piano di salvataggio greco è sostenibile. Il FMI però ritiene irrealistiche sia le condizioni poste in termini di surplus di bilancio futuri, sia le stime di crescita e fabbisogno. In particolare, il FMI ritiene inverosimile che l’economia greca possa raggiungere un avanzo primario a medio termine pari al 3,5% del PIL nel 2018 (mantenendolo per dieci anni). Il Fondo vorrebbe un accordo che, in cambio di una sostanziale ristrutturazione del debito del paese, veda la Grecia impegnarsi in riforme strutturali, con l’approvazione immediata di una serie di “clausole di salvaguardia” e provvedimenti che diventerebbero operativi nel momento stesso di chiusura del piano di salvataggio. Alla base delle divergenze tra FMI ed Eurogruppo sono le proiezioni future dei tassi di interesse a cui la Grecia dovrà rifinanziare il proprio debito negli anni a venire. Se è vero che la spesa per interessi attualmente è contenuta, questo dipende dai tassi di interesse concessi estremamente bassi. Cosa accadrà quando nei prossimi anni scadranno alcuni prestiti, iniziando proprio da quelli emessi dal Fondo e dalla BCE? È probabile che la Grecia dovrà accendere nuovi prestiti per rimborsare quelli in scadenza a condizioni diverse da quelle attuali. I modelli utilizzati dal FMI stimano tassi più alti di quelli attuali e, su un orizzonte molto lungo, un aumento progressivo delle risorse annue necessarie per pagare gli interessi sul debito e il capitale a scadenza.

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