8 Luglio 2017

La settimana finanziaria

di Direzione Gestioni Mobiliari e Advisory - Banca Esperia S.p.A.
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IL PUNTO DELLA SETTIMANA: la riforma del lavoro del progressista Macron

  • Il governo francese ha avviato la riforma del diritto del lavoro, che dovrebbe essere approvata in settembre
  • A differenza dei suoi predecessori Macron si accinge a varare la riforma del mercato del lavoro in un momento di congiuntura economica estremamente favorevole

A fine giugno il governo francese ha avviato la riforma del diritto del lavoro, vero test politico e sociale del presidente neo-eletto, nonché la più importante tra le sue scadenze programmatiche. Su di essa si sono concentrate le aspettative dei mercati finanziari, catalizzando l’entusiasmo seguito all’elezione presidenziale. A differenza di quanto avvenuto in Spagna e Italia, Macron si propone di varare la riforma del mercato del lavoro in un momento di accelerazione economica e di congiuntura positiva: gli indici anticipatori PMI e la fiducia dei consumatori sono ai massimi storici in Francia e nell’intera Area Euro. Questo, insieme all’ampia maggioranza su cui può contare, dovrebbe fornire maggior agilità politica al governo e facilitare l’approvazione della riforma. Si prevede, pertanto, che la riforma diventerà legge entro settembre (attraverso la procedura accelerata con decreto).Emanuel Macron in economia è un riformista “progressista”, che vuole porre le basi per un nuovo modello di crescita, giusta e sostenibile. Negli ultimi anni la Francia ha progressivamente perso competitività, complice anche l’elevato grado di protezione del lavoro: il paese cresce lentamente, la sua bilancia commerciale è negativa, mentre il costo del lavoro e la disoccupazione (soprattutto quella giovanile) restano elevati. Ridurre la disoccupazione portandola al 7% nel 2022 e ridare competitività alle imprese sono due degli obiettivi principali del nuovo governo. Le misure annunciate comprendono: a) l’inserimento nel sistema di una forte dose di flessibilità, prevedendo la possibilità per le aziende di raggiungere intese anche peggiorative e aggirando la norma delle 35 ore settimanali, salvi i limiti inderogabili fissati da norme sovranazionali; b) l’introduzione di un massimale sulle indennità di licenziamento nella misura di un mese per anno di anzianità; c) negoziazioni decentralizzate, nonché l’utilizzo più semplice di contratti temporanei. Tra gli obiettivi a più lungo termine, che probabilmente richiederanno più di un anno, vi è anche la riscrittura integrale e semplificata del Code du Travail, nonché il potenziamento dei servizi per l’impiego mediante l’introduzione di un meccanismo simile al nostro assegno di ricollocamento e l’aumento delle risorse per le politiche attive e la formazione anche degli adulti. Un esempio è la proposta di rendere obbligatorio il “bilancio delle competenze”, per individualizzare le attività di sostegno, e di sospendere i sussidi ai disoccupati che rifiutino due proposte di assunzione consecutive quando il salario offerto sia almeno pari al 75% dell’ultimo percepito.  Dal punto di vista economico, l’effetto annuncio di questa riforma aumenterà nel breve periodo il momentum positivo dell’economic sentiment in Francia, favorendo le small cap francesi, imprese a più alto contenuto di manodopera, che dovrebbero per questo beneficiare maggiormente della riforma, ma l’impatto sulla produttività e sugli investimenti saranno visibili solo su un orizzonte temporale di due-tre anni.

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