La settimana finanziaria
di Direzione Gestioni Mobiliari e Advisory - Banca Esperia S.p.A.IL PUNTO DELLA SETTIMANA: “ambiguità costruttiva” sulla Brexit
- Il primo documento di lavoro diffuso dal governo britannico sembra poco dettagliato
- Affronta, in modo “ambiguamente costruttivo”, sia le problematiche relative ad un periodo transitorio sia l’accordo definitivo dopo marzo 2019
- Non propone nessuna soluzione per lo scambio di servizi
A metà agosto il Governo Britannico ha diffuso il primo documento di lavoro (proposal paper) sui futuri accordi commerciali e doganali tra UK e UE dopo la Brexit, ribadendo la sua determinazione a uscire dall’unione doganale nel marzo del 2019. Ad un primo esame, le proposte contenute nel documento sembrano poco dettagliate e poco realistiche.
Il documento affronta, in modo “ambiguamente costruttivo”, sia le problematiche relative al periodo transitorio fino a marzo 2019 sia l’accordo definitivo dopo marzo 2019, chiarendo che nel periodo di transizione il Regno Unito intende ricercare un accordo che mantenga le regole doganali esistenti, continuando ad applicare la legge europea. Attualmente, l’unione doganale è guidata quasi esclusivamente dalla legislazione dell’UE11 e la politica doganale è in gran parte competenza esclusiva dell’UE.
Invece, relativamente all’accordo di lungo periodo dopo marzo 2019, il documento presenta due opzioni potenziali: la prima rappresenta una proposta di un nuovo e non testato accordo di partenariato doganale con l’UE27 o un “regime doganale altamente razionalizzato” (streamlined), la seconda prevede un confine ben stabilito (hard border). La prima opzione non prevede alcun confine doganale tra UK e UE e permetterebbe al Regno Unito di condurre accordi di libero scambio con paesi terzi. Tale proposta è a nostro avviso irrealistica. L’UE non condivide attualmente un patto doganale con nessun paese al di fuori del mercato unico e dell’unione doganale. Quindi, una tale soluzione si porrebbe in contrasto con i principi del mercato unico, in cui gli obblighi, come i contributi di bilancio e l’accettazione del diritto comunitario, sono il prezzo da pagare per poter avere accesso ad un mercato “privo di frizioni”. Ad esempio, anche la Turchia, che ha un accordo doganale con l’UE27, applica ancora dichiarazioni doganali e controlli alle frontiere per rispettare le norme di origine. La seconda opzione appare più realistica, anche se più costosa per le imprese britanniche. Essa prevede un confine vero e proprio (hard border), ma con l’adozione di misure “provate e testate” per ridurre gli attriti commerciali. Queste misure seguono in linea di massima i suggerimenti presentati da gruppi di imprese, come l’Istituto di Amministrazione, e includono l’adesione alla convenzione di transito comune e accordi di mutuo riconoscimento. Infine, il documento si sofferma anche sulla problematica della frontiera irlandese, che lunga 500 chilometri, rappresenta l’unico confine di terra tra la Gran Bretagna e l’Unione Europea. Attualmente alla frontiera non vi sono controlli doganali né per le merci né per le persone. Il governo britannico propone che questo dovrebbe restare invariato e non dovrebbe essere reintrodotto nessun posto di frontiera tra Irlanda del Nord e Irlanda. L’obiettivo sarebbe quello di non creare tensioni che possano destabilizzare la zona e mettere a rischio l’accordo di pace del 1998 tra cattolici e protestanti in Irlanda del Nord, ma la proposta sembra presentare ancora molti punti non chiari. Ad esempio, il governo irlandese ha replicato che la possibilità di «un confine invisibile» che utilizzi nuove tecnologie per controllare mezzi, beni e prodotti in transito senza la necessità di fermarli «è impraticabile».
Inoltre, il documento, pur riconoscendo l’importanza per il Regno Unito del commercio di servizi e della necessità di sfruttare le opportunità globali anche dopo Brexit, non fornisce soluzioni concrete e non fa alcun riferimento alla normativa giuridica, a cui gli scambi dovranno essere sottoposti: le barriere non tariffarie sono tipicamente l’ostacolo maggiore al commercio rispetto alle tariffe e la necessità di garantire norme armonizzate di regolamentazione sia durante il periodo transitorio sia dopo la Brexit resta una delle sfide chiave.
LA SETTIMANA TRASCORSA
EUROPA: A Jackson Hole Draghi rispetterà l’impegno preso con il consiglio direttivo e non discuterà la strategia di uscita dal piano di acquisti di titoli
In settimana, durante la riunione dei premi nobel di Lindau, in Germania, il presidente della BCE ha tenuto un discorso incentrato all’interdipendenza tra ricerca accademica e politiche economiche. Draghi ha sottolineato la necessità della politica monetaria di adattarsi ai cambiamenti del mondo, senza basarsi su paradigmi indiscutibili, e ha rimarcato che le ricerche hanno dimostrato il successo del Quantitative Easing a sostegno di crescita e inflazione, sia in Europa che negli Usa, senza riferimenti alle prossime scelte della BCE sulla politica monetaria. Oggi è la volta del convegno annuale di Jackson Hole. Il tema della conferenza di quest’anno è “Promuovere una economia globale dinamica”. Probabilmente il Presidente affronterà nel suo discorso le dinamiche economiche globali, ma non la politica monetaria. Draghi cercherà di rispettare la decisione della BCE (ribadita anche negli ultimi verbali) di aspettare fino all’autunno per discutere della strategia di uscita dal piano di acquisti di titoli. I verbali dell’ultima riunione della BCE hanno anche evidenziato un difficile atto di bilanciamento per la BCE in materia di segnalazione delle politiche in considerazione del tasso di cambio e della crescita rispetto alle dinamiche dell’inflazione. A nostro avviso, la BCE rimarrà cauta al fine di controllare un potenziale disallineamento tra dati reali e comunicazioni, che potrebbe portare a un’ulteriore volatilità sui mercati finanziari, specialmente sui mercati dei cambio. Nella riunione si settembre il Consiglio Direttivo della BCE avrà a disposizione le nuove previsioni inizierà a discutere della riduzione del programma di acquisto di titoli, ma non voterà per porre fine alla strategia fino alla riunione del 26 ottobre. Indicazioni incoraggianti sono arrivate dalle stime preliminari degli indici PMI europei. A livello aggregato per l’Eurozona, l’indice PMI manifatturiero preliminare di agosto si è attestato a 57.4 punti, in crescita rispetto ai precedenti 56.6 punti di luglio. Il dato ha registrato la migliore crescita mensile degli ultimi sei anni e mezzo, controbilanciando l’andamento del comparto dei servizi, la cui espansione è risultata la più lenta degli ultimi sette mesi. A livello aggregato, l’indice PMI composito si è attestato a 55.8 punti, in aumento marginale rispetto ai precedenti 55.7 punti. In Germania, il PMI manifatturiero è aumentato di oltre un punto passando da 58.1 a 59.4 punti; l’indice PMI servizi si è attestato a 53.4 punti in agosto al disopra delle attese e in aumento rispetto ai 53.1 punti di luglio; il PMI composito si è attestato a 55.7 punti, guadagnando un punto rispetto al dato precedente. Anche in Francia la stima provvisoria del PMI manifatturiero di agosto ha sorpreso positivamente le attese stabilizzandosi a 55.8 punti (il precedente a 54.9 punti); il PMI servizi ha registrato un calo a 55. 5 punti dai precedenti 56.0 e manca di tre decimi le aspettative; a livello composito, il PMI francese si attestato a 55.6 punti, stabile rispetto a luglio. Indicazioni positive anche dall’indice IFO tedesco, che si stabilizza a 115.9 (dopo 116 di luglio) e vede un moderato miglioramento nella componente delle aspettative che aumenta a 107.9 dal precedente 107.3 indicando così una prospettiva forte per il resto del 2017. Al contrario, la componente delle condizioni attuali è scesa leggermente a 124.6, in calo rispetto al record di luglio, sebbene permanga al di sopra della media di lungo periodo. Le prospettive della comunità aziendale rimangono più positive di quelle degli investitori. L’indagine dell’investitore ZEW aveva indicato un moderato aumento delle condizioni attuali, ma un calo delle aspettative. Il sondaggio vede dunque una fiducia in discesa per il terzo mese e ai minimi da ottobre, a causa soprattutto del rafforzamento dell’euro che minaccia le esportazioni tedesche.
STATI UNITI: La Fed ribadisce la propria cautela nelle parole di Robert Kaplan
I sussidi di disoccupazione sono aumentati di 2 mila unità a 234 mila, contro le 232 mila della settimana precedente, al di sotto delle attese (238 mila). Per quanto riguarda i dati sul settore immobiliare, calano le vendite di case esistenti, se pur il calo sia minore di quello del mese precedente. Disponibile anche la stima preliminare di agosto dell’indice PMI manifatturiero, che frena a 52.5 punti dai 53.3 precedenti. Bene il PMI dei servizi, pari a 56.9 punti.
ASIA: andamento positivo dell’inflazione in Giappone
In Giappone, l’inflazione core a luglio si è attestata a 0.5% a/a, in linea con le aspettative dopo lo 0.4% di giugno, Con cambiamenti marginali nelle principali categorie. Il contributo maggiore è venuto dalle utilities sulla scia di prezzi dell’elettricità e del gas più elevati. Questo marcato aumento nei prezzi energetici complessivi proviene più dall’aumento dei servizi pubblici che non dal prezzo del petrolio. L’indice BoJ, che esclude gli alimentari freschi ed energetici è aumentato dello 0.1% a/a. Emerge un’immagine positiva sull’inflazione. L’indice CPI core relativo all’area di Tokyo – che come di consueto guarda un mese avanti – ha segnato in agosto un incremento tendenziale dello 0.4%, superiore alle attese di +0.3%, dopo il +0.2% di luglio.
NEWSFLOW SOCIETARIO (*)
EUROPA. Finanziari: Banco Bpm: sarebbero 5, secondo le indiscrezioni, i gruppi che si sono fatti avanti con l’istituto guidato da Giuseppe Castagna per rilevare le quote di Unipol e Aviva nelle joint-venture bancassicurative dopo che le due compagnie hanno deciso di non rinnovare i loro accordi. Guardando a Intesa Sanpaolo, Banca Imi avrebbe pagato $35mln alla Sec per chiudere un’indagine riguardante presunte violazioni delle legge riguardanti gli Adr. Inoltre, il gruppo ha raggiunto un accordo per l’acquisizione della banca svizzera Morval Vonwillwe, raffornzando cosi la sua presenza nel private banking internazionale. Il deal, dal presunto valore di €150/200 mln, resta condizionato alle dovute autorizzazioni e si vorrebbe concludere entro fine anno. È infine di oggi la notizia che i credit default swap sul debito subordinato di MPS, convertito in azioni nell’ambito del salvataggio, proiettano un valore di queste ultime — attualmente sospese dalle contrattazioni — intorno alla metà del prezzo di conversione e di un terzo inferiore a quello pagato dal Tesoro. Industriali: protagonista del newsflow settimanale è sicuramente FCA, che sale in borsa tutta la settimana. Nonostante le smentite di contatti ufficiali da parte del gruppo di Marchionne, infatti, il gruppo cinese Great Wall – le cui azioni ad HK sono state sospese dalle negoziazioni – sta valutando offerte per tutto il gruppo o parte di FCA. Gli analisti rimangono per la maggior parte scettici, sostenendo che mancano i numeri e le opportunità politiche per un deal effettivo. Secondo BBG la società starebbe valutando la possibilità di scorporare i marchi Alfa Romeo e Maserati e la componentistica, operazioni da effettuarsi nel 2018 per aumentare il valore del gruppo in vista della presentazione del nuovo piano industriale in T1 2018. Secondo il NYT, la società nel 2016 sarebbe stata in discussione con alcuni partner cinesi su potenziali investimenti azionari o accordi sulla divisione Ram Pickup e il marchio Jeep. Altre indiscrezioni riguardano la possibilità entro fine anno della quotazione di Magneti Marelli, che servirebbe a Fca per azzerare l’indebitamento. Secondo gli analisti, Fca come SoTP può valere €17.10 per azione, valorizzando Alfa più Maserati a €5.6 mld e la componentistica a €4.2 mld. Salini ha alzato le aspettative sul mercato Usa, con l’obiettivo di generare €2.2mld di fatturato nel 2017 e €3 mld nel 2019, scrive Il Sole 24 Ore. Secondo la rivista americana ENR, la società italiana è stata inserita nella TOP 10 del comparto trasporti statunitense, decretando il successo delle decisioni strategiche e delle acquisizioni dell’azienda degli ultimi anni, decisioni che hanno mirato a inserirsi oltreoceano tra i principali costruttori internazionali. Atlantia: da Madrid arrivano nuovi rumor su possibili contorni di quella che dovrebbe essere la contro-offerta di Acs su Abertis. Il sito El Confidencial Digital ha scritto che il gruppo che fa capo a Florentino Perez starebbe ragionando sull’opportunità di promuovere la proposta a un prezzo prossimo ai €17 per azione. Telecomunicazioni: ancora ricco newsflow sul settore, ad iniziare dall’intervista di La Stampa domenica al sottosegretario alle comunicazioni, Antonello Giacomelli, che ha definito auspicabile un accordo industriale tra Telecom Italia e Mediaset. Da Rimini, il ministro Calenda ribadisce che non incontrerà i vertici di Telecom e che il governo sta verificando l’eventuale applicabilità del “golden power”, che consente allo Stato di esercitare poteri speciali e blindare il colosso tlc in caso di pericolo per l’interesse nazionale. Indiscrezioni stampa riportano che Vivendi tenterà tutte le strade legali per rinviare il più possibile la cessione di una quota in Mediaset. Quest’ultima, lato suo, potrebbe tentare di ridurre le perdite della pay tv Premium riprendendone il controllo al 100%, acquisendo l’11% ceduto a Telefonica, per poi incorporarla nella capogruppo e tagliarne i costi. Commodities: il colosso minerario BHP Billiton – cedendo alle pressioni di alcuni azionisti – ha riaffermato l’intenzione di vendere le attività legate al business dello US Shale oil and gas, acquisite ai tempi del boom petrolifero. Nonostante gli utilili di T2, pari a $6.7mld, siano al di sotto delle stime, la società ha ridotto il debito netto di quasi $10mld (a &16.3mld) e ha triplicato il dividendo per ricompensare gli azionisti, cosi’ come fatto precedentemente da competitor come Rio Tinto. La francese Total, ai fini di rafforzare le operazioni nel mare del Nord e aumentare la produzione a 3 milioni di barili al giorno per il 2019, ha annunciato di essere in procinto di comprare le attività oil and gas della danese Maersk in un deal da $7.45mld ($5mld cash più il restante di debiti). Gli ex azionisti Maersk avranno il 3.75% di Total e avranno un posto nel consiglio di amministrazione. Saipem fatica ancora in borsa dopo che Barclays ha ridotto il rating sul titolo a underweight e ha abbassato il target price. Gli analisti ritengono che la società debba fare ancora molto per ridurre i rischi nel bilancio e vedono significativi rischi di ribasso per le stime di consensus sul periodo 2018-2019. Healthcare: Bain Capital e Cinven hanno raggiunto la soglia per ricevere il sostegno del 63 % degli azionisti per la loro ultima offerta su Stada, uno dei principali produttori tedeschi di farmaci generici. La società ha annunciato che è stata approvata un’offerta di acquisto migliorata da parte dei due gruppi di private equity, che valorizzano la società a più di €5 mld.
NORD AMERICA Cosmetica: Estée Lauder in T2 ha battuto le stime, riportando un utile netto di $229 mln, più del doppio rispetto ai $94 mln dello stesso periodo dell’anno precedente. Il fatturato si è attestato a $2.89 mld, in rialzo del 9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Coty perde quasi il 10% in borsa dopo risultati trimestrali contrastati, che hanno evidenziato una perdita inattesa, pari a oltre $300mln e legata alle elevate spese per il marketing e ai costi riferibili all’acquisizione del business bellezza di P&G, con un’integrazione rivelatasi più complicata del previsto. Nonostante questo, i ricavi hanno incontrato le stime arrivando a $2.24mld (+5% YoY).Commodities: Sempra Energy rileverà Oncor per $9.45 mld in contanti. L’offerta valorizza la società americana di distribuzione di energia $18.8 mld (debito incluso) e supera la proposta di $9mld avanzata dalla holding Berkshire Hathaway del miliardario Warren Buffett. Elliott Management, che a sua volta aveva messo sul piatto $9.3mld, ha detto che appoggerà l’offerta di Sempra. Retailers: Nike perde quasi il 3% dopo il report di Jefferies, secondo il quale il titolo è un hold e non più un buy. Il target price è stato tagliato da $75 a $60 , dal momento che – secondo gli analisti – il colosso americano dell’abbigliamento sportivo dovra’ fare i conti con una pressione crescente sui suoi margini e sulla crescita. Ricordiamo che lo scorso venerdì Nike aveva perso quota dopo la pessima trimestrale di Foot Locker. Il rivenditore di calzature sportive di marca Dsw vola invece di oltre il 20% in borsa, salendo ai massimi da inizio maggio, dopo la pubblicazione di una trimestrale superiore alle attese. La società ha visto gli utli del secondo trimestre a $28.6mln dai $25mln del Q2 2016, mentre i ricavi dello stesso periodo sono saliti del 3.3% a $680mln. Battendo le stime per $666mln.molto bene anche le vendite dei negozi aperti da meno di un anno. Il board ha infine autorizzato un buyback da $500mln. Lowe’s perde quasi il 4% dopo aver riportato un utile trimestrale inferiore alle previsioni e tagliato le stime sui margini. Nel secondo trimestre l’utile per azione adjusted si è attestato a $1.57 su ricavi per $19.49mld, mentre gli analisti avevano previsto un Eps a $1,62 su ricavi per $19.55 mld. Tiffany & Co annuncia un secondo trimestre fiscale superiore al consensus, con un utile per azione salito a $0.92 dai $0.84 di un anno prima e i ricavi passati da $931.6mln a$959.7mln, +3% circa. Le attese degli analisti concordavano rispettivamente su un Eps a$0.86 e un fatturato di $930mln. Abercrombie & Fitch guadagna oltre il 10% dopo aver battuto le stime degli analisti su utili e fatturato grazie alle migliori performance del brand Hollister, il cui fatturato è cresciuto del 5%. Tecnologici: l’azienda di cloud computing Salesforce ha annunciato risultati trimestrali con un utile sopra le stime degli analisti ma nonostante la forte crescita dei ricavi, alcuni investitori si aspettavano un progresso maggiore. Nel secondo trimestre l’utile per azione adjusted si è attestato a $0.33 su ricavi per $2.56mld. La società ha alzato la guidance per l’esercizio in corso. Western Digital starebbe discutendo la possibilità di creare un consorzio per l’acquisizione dell’unità di chip di Toshiba per un valore intorno ai $17.4mld. I giapponesi, il cui board si dovrebbe riunire oggi, erano precedentemente stati in trattative con un altro consorzio guidato da Bain Capital, ma il deal era stato bloccato e ora sembra prevalere la necessità per Toshiba di concludere un accordo prima possibile, ai fini di trovare la liquidità necessaria per evitare il delisting. I due colossi statunitensi Google e Walmart hanno dichiarato che metteranno in piedi una collaborazione per permettere la vendita di articoli con ordini vocali tramite Google Assistant già da fine settembre. L’alleanza rappresenta, secondo gli analisti, una concreta possibilità di insediare il primato assoluto di Amazon. Il produttore di pc e stampanti HP ha chiuso il suo terzo trimestre fiscale con utile ($696 mln) e ricavi ($13.1 mld grazie ai notebook e ai desktop computer) superiori alle stime degli analisti. non convince il mercato, tuttavia, la guidance annuale, che il gruppo ha lievemente tagliato, prevendendo un Eps di $1.46 – 1.5 dai precedenti $1.42 – 1.52. Uber: i conti del secondo trimestre sottolineano un picco di prenotazioni nonostante i diversi scandali e i problemi di governance, in assenza di nuo nuovo Ceo che sostituisca Travis Kalanick. Il rosso è sceso a $465mln dai-$708 del trimestre precedente, i ricavi sono saliti del 17% su trimestre a quota $1.75mld. Le corse sono aumentate del 150% annuo grazie, in particolare, ai mercati emergenti (+250%), di cui la Cina non fa più parte visto che il gruppo ha abbandonato questo mercato l’estate scorsa cedendo le sue attività alla cinese Didi. Industriali: Deere ha archiviato il 3° trimestre fiscale con un utile superiori alle attese, ma hanno deluso ih ricavi. Le vendite del produttore di macchine agricole sono salite a $7.808 mld dai $6.72 mld dello stesso periodo dell’esercizio precedente, ma sono risultate al di sotto della stima del consenso a $7.90 mld. Nell’intero anno fiscale Deere si aspetta di registrare vendite in crescita dell’11% circa e un utile netto di $2.075mld. Agrario: la fusione da quasi $57mld di Monsanto e la tedesca Bayer verrà sottoposta a un’indagine approfondita da parte dell’UE, preoccupata che l’operazione possa generare prezzi più elevati e ridurre le possibilità di scelta degli agricoltori nel mercato dei pesticidi e delle sementi. È quindi in dubbio che le due multinazionali possano portare a termine il deal entro la fine dell’anno, come previsto Healthcare: trimestrale deludente rispetto alle stime per il produttore di apparecchiature mediche Medtronic. InT1. l’utile netto è salito a poco più di $1mld, dai 929mln dello stesso periodo del 2016. Tuttavia il fatturato, per quanto in crescita a $7.39mld, non ha incontrato le stime del consensus, pari a $7.45mld (*) Dati forniti da Mediobanca – Banca di Credito Finanziario S.p.A.
LA PROSSIMA SETTIMANA: quali dati?
- Europa: Guardando all’Area Euro nel complesso, saranno pubblicati la fiducia dei consumatori, l’inflazione e il tasso di disoccupazione. Per le singole economie: inflazione e vendite al dettaglio in Germania, inflazione e PIL in Francia e in Italia.
- Stati Uniti: Occhi puntati sulla seconda lettura del PIL e sul report sul mercato del lavoro statunitense.
- Asia: Attività manifattturiera in Cina e Giappone
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