La settimana finanziaria
di Mediobanca S.p.A.IL PUNTO DELLA SETTIMANA: tensioni commerciali tra Usa e Cina
- Appaiono limitate le possibili ricadute su crescita, inflazione e commercio mondiale delle politiche protezionistiche dell’amministrazione US
- Tali misure stanno avendo un impatto sulla fiducia di imprese e consumatori e sull’avversione al rischio degli investitori
- Resta bassa la probabilità di un’escalation che si trasformi in una vera e propria guerra commerciale
L’imposizione di dazi doganali da parte degli Stati Uniti da inizio 2018 ha sollevato preoccupazioni sull’impatto che tali misure potrebbero avere sul commercio internazionale e, quindi, sulla crescita globale. Dopo i dazi su acciaio e alluminio di inizio marzo, la settimana scorsa l’amministrazione Trump ha annunciato diverse misure protezionistiche finalizzate a colpire le relazioni commerciali USA-Cina, in risposta a presunte pratiche commerciali scorrette che la Cina avrebbe messo in atto, giustificandole con il tentativo di ridurre il proprio disavanzo commerciale statunitense. A gennaio il disavanzo statunitense con la Cina ha raggiunto quasi i 36 miliardi di dollari (-35,953 mil), il più alto mai registrato da un paese: la ripresa della domanda statunitense ha fatto aumentare i consumi e le importazioni di molti beni di consumo, tra cui automobili, cellulari dalla Cina, verso la quale sono aumentate anche le esportazioni americane, sebbene a ritmo inferiore.
Le misure comunicate dal presidente Trump sono state tre. In primo luogo, gli Stati uniti hanno deciso di presentare all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), attraverso il proprio rappresentante per il commercio estero, un ricorso formale contro l’acquisizione scorretta di tecnologia da parte della Cina, imposta alle imprese straniere per accedere al mercato cinese. Tali pratiche, contrarie ai principi fondamentali del WTO, costituirebbero un’acquisizione indebita di proprietà intellettuale, problema da tempo lamentato non solo dalle imprese statunitensi, ma da tutte le società estere presenti nel paese asiatico. In secondo luogo, nuove restrizioni saranno imposte agli investimenti cinesi all’estero, finalizzati all’ottenimento di tecnologie chiave statunitensi. In terzo luogo, Trump ha firmato un decreto che impone dazi sulle merci cinesi per 60 miliardi di dollari. I dazi dovrebbero essere pari al 25% ed essere rivolti ad un elenco di 1300 prodotti, che includono il settore aerospaziale, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione e i macchinari. Le misure non scatteranno immediatamente perché l’amministrazione ha fissato 15 giorni per selezionare gli esatti prodotti da colpire. Questi 15 giorni saranno poi seguiti da un periodo di consultazione di 30 giorni. Quindi, in termini di cronologia degli eventi, entro 15 giorni il rappresentante commerciale degli Stati Uniti annuncerà la proposta di elenco dei prodotti cinesi interessati e consentirà un periodo di raccolta di commenti di 30 giorni da parte dell’industrie impattate, dopodiché i dazi entreranno in vigore a meno che gli Stati Uniti non fermino o ritardino il processo. Entro i prossimi 60 giorni, il Dipartimento del Tesoro realizzerà anche nuove restrizioni che dovrebbero impedire alle società cinesi di investire in alcuni settori dell’economia statunitense, dove ha cercato di ottenere tecnologia statunitense. Queste tre misure sono state prese sotto l’autorità della sezione 301 del Trade Act e non richiedono l’approvazione del Congresso, che consente di prendere misure di ritorsione per il commercio sleale dei partner. Per il caso in questione, l’accusa riguarda le pratiche cinesi di proprietà intellettuale.Finora la reazione della Cina è stata relativamente mite, solo 3 miliardi di dazi all’importazione verso i prodotti alimentari degli Stati Uniti, in particolare 128 prodotti (tariffe del 15% sulla frutta fresca e secca, prodotti a base di noci, vino, etanolo modificato, ginseng americano e importazioni di tubi d’acciaio senza saldatura, e una tariffa del 25% su carne di maiale e prodotti lavorati, alluminio riciclato e altri articoli). Attualmente, le ricadute immediate e dirette di queste decisioni su crescita, inflazione e sulla dinamica del commercio mondiale appaiono limitate: 60 miliardi di dollari di importazioni statunitensi costituiscono solo lo 0.3% del commercio mondiale. E naturalmente il commercio non si fermerà alla sola entrata in vigore dei dazi. Molti consumatori statunitensi continueranno ad importare merci dalla Cina, a prezzi più elevati, e/o a seconda del prodotto, altri potranno trovare fornitori altrove. Tali decisioni stanno avendo un impatto sulla fiducia di imprese e consumatori e sull’avversione al rischio degli investitori. La settimana scorsa i mercati hanno iniziato a prezzare una probabilità più elevata di un rallentamento del commercio internazionale nel 2018. A nostro avviso, attualmente, esiste un’elevata probabilità di un dialogo produttivo tra la Cina e le autorità statunitensi e riteniamo che la reazione della Cina continuerà ad essere pragmatica, per tanto sono da escludersi azioni più rilevanti quali la vendita dei Treasury o azione di manipolazione sullo yuan, mentre resta limitata la probabilità limitata di un’escalation, ritenendo che gli Stati Uniti stiano usando questa politica come metodologia di negoziazione (e come strumento di campagna elettore). In questa direzione va l’annuncio che l’amministrazione Trump ha annunciato che l’UE, l’Argentina, l’Australia, il Brasile e la Corea sono ora esenti dalle tariffe su acciaio e alluminio. Questa decisione di esonerare più paesi ha ridotto l’impatto sui partner commerciali e il rischio di contromisure proporzionate da parte dei partner commerciali.
LA SETTIMANA TRASCORSA
EUROPA: la correzione generalizzata degli indici di fiducia a marzo è da ritenersi fisiologica
Nell’Area Euro, l’indice di fiducia economica redatto dalla Commissione Europea (ESI) a marzo si è contratto per il terzo mese consecutivo, assestandosi da 114,2 a 112,6 punti, lievemente sotto i 113,3 attesi, pur rimanendo sopra la media di lungo periodo. Il calo fisiologico dell’indice si allinea ai messaggi provenienti dall’indice IFO e PMI anch’essi in calo a marzo e sembra segnalare che il ciclo economico è vicino al suo picco. La disaggregazione ha mostrato che solo il settore delle costruzioni ha visto un miglioramento della fiducia, mentre la produzione, i servizi e la fiducia al dettaglio sono diminuiti. La fiducia dei consumatori è rimasta invariata a +0,1, in linea con la stima preliminare. Tra le maggiori economie della regione, la fiducia economica complessiva è diminuita in Germania, Spagna e Italia e marginalmente in Francia e nei Paesi Bassi. A marzo, il tasso di disoccupazione tedesco ha toccato il minimo storico (5,3%) scendendo dal mese precedente (5,4%). I dati complessivi evidenziano che finora le aziende non hanno cambiato le intenzioni di assunzione nonostante alcuni segnali di perdita di slancio dell’economia a seguito del forte inizio dell’anno. In UK è stata rilasciata la stima finale del PIL di T4, che si è attestata all’1.4% a/a (0.4% t/t).
STATI UNITI: la crescita statunitense ha chiuso il 2017 a un ritmo più forte delle attese
La stima finale del PIL di T4 2017 ha sorpreso positivamente, con una revisione al rialzo della crescita a 2,9% t/t annualizzata, dalla precedente stima al 2,5% t/t annualizzata e contro le attese di una revisione al rialzo di soli due decimi a 2,7% t/t annualizzata. Nello specifico, il rialzo rispetto alla seconda stima è frutto di una revisione inattesa al rialzo dei consumi e di un contributo negativo minore di quanto stimato in precedenza delle scorte. Nel dettaglio, i consumi privati hanno infatti messo a segno una crescita del 4,0% t/t annualizzata, dal 3,8% della stima precedente grazie agli apporti di servizi e beni non durevoli. Gli ordini di beni durevoli, secondo la lettura preliminare di febbraio, sono cresciuti del 3.1% m/m, al di sopra delle attese (1.6%).
Guardando al mercato immobiliare, le vendite di nuove unità abitative sono calate a febbraio dello 0.6% m/m, a 618mila unità, di poco al di sotto del consenso degli economisti fissato a 620mila. L’indice S&P/Case-Shiller dei prezzi delle case nelle 20 maggiori città è salito dello 0.3% a livello mensile a gennaio, mentre ha mostrato un progresso del 6.4% a livello tendenziale, leggermente al di sopra del +6.1% atteso. L’indice di fiducia del Conference Board ha rallentato a marzo (127.7), pur restando ben al disopra della sua media storica. Il calo è stato dettato da entrambe le componenti: aspettative e condizioni correnti. La fiducia dei consumatori, in marzo, si è attestata a 101,4 al di sotto delle stime di consenso di 102, seppure riportando la lettura più alta dal 2004. L’incremento è arrivato principalmente dal terzo della popolazione a redditi più bassi, invariata invece la fiducia nel restante della popolazione, con il terzo di famiglie a redditi più elevati, che hanno citato preoccupazioni riguardo alle politiche economiche del governo, compensando tutte le reazioni positive alla politica fiscale. Guardando alla scomposizione in componenti, si nota che le condizioni economiche correnti si sono stabilizzate ad un livello record (121.2) seppur più basso rispetto al valore precedente, la componente di aspettative invece è scesa a 88,8 a marzo dal 90,0 di febbraio. Il deflatore PCE, la misura di inflazione preferita dalla Fed, è aumentato dell’1,8% a/a, leggermente superiore alle attese di consenso del + 1,7%. Questa è stata la lettura più alta in quasi un anno. La componente core si è stabilizzata + 1,6% a/a.
ASIA: settimana povera di dati
In Giappone, le vendite al dettaglio di febbraio hanno mostrato un’espansione annua al ritmo di 1.6%, di un decimo al di sotto della mediana delle attese raccolte da Reuters ma di un decimo superiore al +1.5% rivisto di gennaio. L’inflazione nazionale di febbraio cresce dell’1.5% su anno, come da attese.
LA PROSSIMA SETTIMANA: quali dati?
- Europa: per la Germania, saranno disponibili gli ordini di fabbrica, le vendite al dettaglio e la produzione industriale di febbraio. Per l’Area Euro nel suo complesso verranno pubblicati la stima preliminare dell’inflazione e le stime definitive degli indici PMI
- Stati Uniti: la settimana prossima sarà ricca di dati. Verrà pubblicato il valore dell’indice ISM manifatturiero relativo al mese di marzo, la spesa per costruzioni, le vendite di veicoli ed infine il report sul mercato del lavoro relativo al mese di marzo
- Asia: in Giappone verranno publicate le indagini Tankan sulla grande industria e il settore manifatturiero retativo al primo trimestre del 2018 , in Cina l’indice manifatturiero PMI
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