26 Gennaio 2019

La settimana finanziaria

di Mediobanca S.p.A.
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IL PUNTO DELLA SETTIMANA: La BCE rivede al ribasso ii rischi sulla crescita economica dell’Area Euro

La BCE:

  • riconosce il rallentamento della congiuntura dell’Area Euro
  • mantiene invariata la politica monetaria
  • rivede al ribasso la valutazione dei rischi per la crescita
  • supporta la rimodulazione delle aspettative di mercato sui prossimi rialzi dei tassi di interessi

Come previsto, nel primo meeting di politica monetaria del 2019, la BCE ha mantenuto invariato lo statement rispetto alla riunione dello scorso dicembre, ribadendo il suo impegno a mantenere invariati i tassi di interesse “almeno fino all’estate del 2019, e in ogni caso per tutto il tempo necessario” e a reinvestire i titoli in scadenza per “un lungo periodo di tempo oltre la data in cui inizierà ad aumentare i tassi di interesse“, ma ha rivisto al ribasso la propria valutazione dei rischi sulla crescita economica. Il Consiglio Direttivo è stato unanime nel riconoscere che i rischi sono ora rivisti al ribasso e nell’individuarne le cause, per lo più di natura esterna, nel: a) protezionismo commerciale, b) Brexit, c) rallentamento del ciclo globale guidato dalla Cina, d) nonché gli eventi legati all’industria automobilistica tedesca. Durante la conferenza stampa, Draghi ha sottolineato che la modifica della valutazione dei rischi potrebbe avere implicazioni per la condotta della politica monetaria, ma che il Consiglio Direttivo non ha per ora discusso una modifica.Durante la sessione di Q&A, il Presidente Draghi ha ulteriormente spiegato che c’è stata unanimità anche nel valutare bassa la probabilità di una recessione nell’Area Euro, dal momento che le condizioni finanziarie restano accomodanti, lo sviluppo del mercato del lavoro è positivo, i salari sono in accelerazione e la riduzione del prezzi del petrolio dovrebbero sostenere il reddito disponibile delle famiglie. Inoltre, secondo la BCE, il miglioramento dei bilanci bancari europei (avvenuto negli ultimi anni) ha messo l’economia al riparo e rende il Consiglio Direttivo fiducioso sul fatto che la decelerazione non si trasformerà in una recessione. Relativamente alle prossime mosse di politica monetaria, il Presidente Draghi ha segnalato che non vi è alcuna fretta di annunciare nuove TLTRO per sostituire quelle che scadono il prossimo anno, dichiarando che le TLTRO e le LTRO sono state in passato uno strumento efficace di politica monetaria, capace di ridurre la frammentazione del sistema bancario e di trasmettere in modo efficace l’allentamento di politica monetaria nei diversi paese e ai diversi segmenti dell’economia. Quindi, nuove TLTRO saranno usate se necessario e quando vi sarà un’esigenza di politica monetaria e non in modo automatico. Tuttavia, è ragionevole attendersi, anche alla luce dei confronti interni avvenuti già durante questo meeting, che nella seconda metà del 2019 la BCE annuncerà nuove TLTRO, probabilmente di durata più breve rispetto a quella attualmente in vigore. Ricordiamo che le quattro tranche di finanziamenti al sistema bancario scadranno tra giugno 2020 e marzo 2021.Relativamente ai prossimi rialzi dei tassi il Presidente Draghi, senza confermare in modo esplicito le attese del mercato, ha fatto capire che la recente rimodulazione delle stesse per un primo rialzo dei tassi dopo settembre 2019, risulta coerente con la funzione di reazione della BCE e così facendo, i mercati stanno già assicurando condizioni finanziarie più accomodanti, attraverso l’appiattimento della curva dei rendimenti. Infatti, secondo il Presidente Draghi le condizioni di credito in generale restano accomodanti all’interno dell’Area Euro e le condizioni più restrittive identificate dall’ultima lending survey della BCE riguardano principalmente l’Italia. Nel nostro paese vi è evidenza che il peggioramento del contesto economico ha influenzato la domanda di credito e che le condizioni finanziarie per le imprese sono peggiorate. Infine, il presidente Draghi ha voluto rassicurare i mercati sulle “munizioni” a disposizione della BCE, nell’eventualità che il rallentamento economico divenisse permanente: Draghi ha dichiarato che” tutta la cassetta degli attrezzi è disponibile”, suggerendo che gli acquisti di attività, i tassi di interesse negativi, un rafforzamento ulteriore della forward guidance restano tutte opzioni ancora percorribili qualora divenisse necessario.

SETTIMANA TRASCORSA

ECONOMIA MONDIALE: Le ultime stime del FMI certificano un rallentamento della crescita economica

Il FMI nelle sue stime del World Economic Outlook di gennaio 2019 prevede un rallentamento della crescita mondiale nel 2019: il Pil mondiale nel 2019 – al netto dell’inflazione – crescerà del 3,5% e non del 3,7% come previsto in ottobre 2018. Una decelerazione dello 0,2% deriva da una minor crescita in Europa (soprattutto per Germania e Italia) e in Asia, dove la crescita della Cina è stimata pari al 6,2% invece del precedente 6,6%. Il FMI ha, inoltre, rivisto al ribasso di un decimo di punto percentuale anche le proprie previsioni di crescita per il 2020 a 3,6%. A livello nazionale, il FMI ha però confermato le sue stime di espansione per gli USA a 2,5% nel 2019 e di rallentamento a 1,8% nel 2020 e per la Cina a 6,2% nel 2019. La revisione più importante è stata quella subita dalla Germania, su cui pesa il rallentamento dei consumi privati e della produzione industriale. L’economia tedesca dovrebbe crescere di 1,3% nel 2019 dal 1,9% precedente portando la crescita dell’Area Euro nel suo complesso a 1,6% da 1,9% del WEO di ottobre. Il peggioramento per il FMI è attribuibile all’introduzione di nuovi standard per l’emissione di gas inquinanti per le automobili, che obbligano i produttori tedeschi a una difficile conversione produttiva del settore automotive tedesco. Per il nostro Paese, le cui previsioni di crescita sono stare riviste al ribasso di un -0.4% per l’anno in corso e sono imputabili a “preoccupazioni relative a rischi finanziari e relativi al debito pubblico”.

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