L’aggregazione tra professionisti premia con una maggiore redditività
di Goffredo Giordano di MpO PartnersAbbiamo già avuto modo di evidenziare, nel corso di nostri precedenti contributi, che nonostante “il tasso di aggregazione tra i Commercialisti è ancora troppo basso … i dati delle Casse di previdenza mostrano una redditività nettamente superiore dei professionisti che operano in forma associata o societaria. (Fonte: Rapporto 2021 sull’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili)”.
Tali dati sono stati ulteriormente approfonditi dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti attraverso una recente ricerca sull’effetto moltiplicatore delle aggregazioni professionali dei commercialisti (Statistiche reddituali per tipologia di studio. Anni 2020-2022) pubblicata a novembre 2023.
Prima di analizzare i risultati della ricerca molto importante è il contenuto della premessa la quale evidenzia che “Il dibattito sull’organizzazione dello studio professionale e, in particolare, sul tema dell’aggregazione professionale ha messo in luce i limiti di una normativa che, soprattutto in ambito fiscale, penalizza fortemente le aggregazioni, sia nella forma di studio associato che in quella di società tra professionisti (STP). I numeri ci dicono, infatti, che le aggregazioni professionali sono poche e sono piccole, ma ci dicono anche che funzionano meglio. I dati confermano, invero, che i Commercialisti che esercitano la professione in forma aggregata, vale a dire in forma associata e/o societaria, realizzano performance in termini di fatturato e di reddito professionale nettamente superiori a chi esercita in forma individuale”. Su tale argomento si rinvia anche al contenuto di nostri precedenti contributi in tema di normativa fiscale che non agevola le operazioni M&A di studi professionali come, ad esempio “Il fisco frena l’aggregazione tra professionisti” e “Il fisco non agevola i professionisti nel passaggio generazionale“.
A tutto ciò si aggiunge un dato molto importante: solo un commercialista su 5 esercita l’attività in forma associata o societaria.
Preliminarmente si rileva che la ricerca si basa sui dati reddituali dei Commercialisti provenienti dalle Casse di previdenza dei Commercialisti che hanno avuto come obiettivo anche l’elaborazione di un “indicatore” rappresentato dal rapporto tra il reddito medio di un Commercialista che esercita in forma aggregata e quello di un Commercialista che esercita in forma individuale (indicatore denominato “moltiplicatore del reddito aggregato”).
I dati contenuti nella ricerca evidenziano nettamente la superiorità, in termini di risultato, del modello aggregativo tra Commercialisti rispetto allo svolgimento della professione in modo individuale.
Cosa occorrerebbe fare, quindi, per il futuro dei Commercialisti?
Di sicuro la cosa più urgente è la rimozione degli ostacoli all’aggregazione con particolare riferimento a quelli di carattere fiscale in parte in fase di superamento con legge delega per la riforma fiscale n. 111 del 2023 con l’estensione del principio di neutralità alle operazioni di aggregazione e riorganizzazione degli studi professionali in società tra professionisti. Ad oggi, infatti, l’orientamento dell’Amministrazione Finanziaria è quello di considerare l’apporto o il conferimento dello studio professionale in società tra professionisti come operazione di natura realizzativa senza poter usufruire di alcun sistema di neutralità fiscale (come, ad esempio per le riorganizzazioni aziendali). Con tale interpretazione l’Agenzia delle Entrate frena, di fatto, molti progetti aggregativi in STP proprio per il relativo rischio fiscale.
L’aspetto fiscale, di sicuro, è quello che più incide sulle aggregazioni tra professionisti anche se esistono, ad oggi, anche altri fattori deterrenti come, ad esempio, il passaggio dal regime di determinazione del reddito imponibile per cassa a quello di competenza (ed è ciò che accade nelle operazioni di trasformazione da studio individuale o associato a società tra professionisti costituita nelle forme delle società di capitali), oppure la poca chiarezza della legge n. 183/2011 con riferimento alla governance o alla partecipazione dei soci della STP alla compagine societaria.
Dall’analisi dei dati contenuti nella ricerca il primo dato di assoluto rilievo è che nel corso dell’anno 2022 (riferito ai redditi 2021) rispetto al reddito medio totale di 68.072 euro il reddito medio aggregato è risultato pari a 127.814 euro contro 53.044 euro del reddito medio individuale determinando così un moltiplicatore del reddito medio aggregato pari a 2,41.
Sono i giovani professionisti a recepire meglio le esigenze e le opportunità dell’aggregazione?
Dai dati rilevati dalla ricerca la risposta è decisamente negativa.
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