10 Novembre 2017

L’ambito applicativo della CFC white list

di EVOLUTION
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Con l’introduzione nel nostro ordinamento della Controlled Foreign Companies (c.d. CFC legislation), quale norma anti – paradiso fiscale, al ricorrere dei presupposti previsti dall’articolo 167 del Tuir, si rende applicabile la tassazione per trasparenza in capo al soggetto controllante italiano dei redditi conseguiti dal soggetto estero partecipato che è residente o localizzato in uno Stato o territorio a fiscalità privilegiata (CFC black list).
Al fine di approfondire i diversi aspetti della materia, è stata pubblicata in Dottryna, nella sezione “Fiscalità internazionale”, una apposita Scheda di studio.
Il presente contributo individua l’ambito applicativo della disciplina con riferimento alle imprese localizzate in un paese non paradisiaco.

Ai sensi dell’articolo 167, comma 8-bis, Tuir, la tassazione CFC si applica anche quando le imprese estere non sono localizzate in Stati o territori a fiscalità privilegiata (c.d. “white list”), al ricorrere congiunto delle seguenti condizioni:

  • livello di tassazione effettiva inferiore a più della metà (50%) di quella a cui sarebbero state soggette qualora fossero state residenti in Italia;
  • conseguimento di proventi derivanti per più del 50% dalla gestione, dalla detenzione o dall’investimento in titoli, partecipazioni, crediti o altre attività finanziarie, dalla cessione o dalla concessione in uso di diritti immateriali relativi alla proprietà industriale, letteraria o artistica, nonché dalla prestazione di servizi nei confronti di soggetti che direttamente o indirettamente controllano la società o l’ente non residente, ne sono controllati o sono controllati dalla stessa società che controlla la società o l’ente (ricavi da prestazioni infragruppo).

I redditi di tipo passivo, derivanti dal mero sfruttamento di asset immateriali (quali azioni, partecipazioni, concessione in uso di diritti immateriali, marchi, brevetti, know how etc.) sono definiti, nella letteratura internazionale – tributaria, “passive income”. Rientrano in tale categoria gli interessi, i dividendi, le royalties, oltre che i servizi intercompanyresi tra imprese appartenenti allo stesso gruppo.

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Le norme poste a contrasto dei paradisi fiscali e la nuova CFC
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