Le leggi sullo sport: cosa bolle in pentola?
di Guido MartinelliIl Consiglio dei Ministri, nella sua riunione del 31 gennaio scorso, ha approvato un disegno di legge, collegato alla Legge di Bilancio 2019 che introduce disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di misure di contrasto alla violenza in occasione delle manifestazioni sportive e di semplificazione degli adempimenti posti in capo alle Federazioni sportive nazionali.
Il provvedimento (nel testo esaminato, non ancora ufficiale) contiene due ampie deleghe al Governo.
La prima tesa a delimitare il perimetro di attività del Coni e delle sue articolazioni territoriali con competenza sulla attività olimpica e di alto livello, con l’obiettivo di rendere effettiva la piena autonomia gestionale e contabile delle Federazioni sportive nazionali, degli enti di promozione sportiva e delle discipline sportive associate rispetto al Coni.
Viene inoltre previsto
- di assegnare a quest’ultimo poteri di controllo e di intervento nei confronti delle federazioni sportive nazionali, delle discipline sportive associate e degli enti di promozione sportiva solo in caso di accertate gravi irregolarità nella gestione,
- di rivedere i limiti, le incompatibilità e le modalità di svolgimento dei mandati degli organi del Coni e delle Federazioni.
Il problema che emerge è che mancano gli elementi per poter capire, nel disegno governativo, come il nuovo soggetto (la società Sport e Salute spa, nata dalle modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio 2019 alla esistente Coni servizi spa) vada ad occupare lo spazio operativo, ad esempio lasciato in materia di promozione sportiva, derivante dalla limitazione introdotta al campo di azione del Coni.
Non vi è alcun cenno alla disciplina dei rapporti con le associazioni e società sportive dilettantistiche che sul territorio si sono occupate fino ad oggi della promozione sportiva e di chi “dovrà” e “come” dare loro direttive in materia e, principalmente, con quali poteri di indirizzo e controllo.
In più, non è chiaro come questa attività si concilierà con il lavoro delle Federazioni che, per poter ricercare il “talento”, dovranno necessariamente “anche” fare promozione.
La seconda delega, disciplinata all’articolo 3 è dedicata “alla riforma e al riordino delle disposizioni in materia di enti sportivi professionistici e dilettantistici, ivi compresa l’individuazione della figura di lavoratore sportivo indipendentemente dalla natura dilettantistica o professionistica svolta nonché della relativa disciplina in materia di tutela assicurativa, fiscale e previdenziale e di gestione del relativo fondo previdenziale”.
Vengono ricompresi nella delega anche la definizione dei rapporti di collaborazione di carattere amministrativo – gestionale di natura non professionale nonché il riordino della L. 91/1981.
Non si ricavano, dalla lettura del testo in nostro possesso, indicazioni su quali siano gli orientamenti operativi del Governo per la disciplina delle attività contenute nella delega indicata.
Le disposizioni ulteriori trattano il tema degli agenti sportivi, delle disposizioni di contrasto alla violenza in occasione delle manifestazioni sportive, delle normative in materia di ammodernamento o costruzione di impianti sportivi, e misure di semplificazione “allo scopo di limitare gli oneri amministrativi, burocratici e di natura contabile delle Federazioni”.
Non viene fatto alcun cenno, e questo appare veramente una novità rispetto ad analoghi testi di disegni di legge sullo sport presentati nella passata legislatura, all’adozione di nuovi provvedimenti di carattere fiscale riguardanti le attività sportive.
Da questa brevissima sintesi del provvedimento (fatta, ripetiamo, facendo riferimento ad testo non ufficiale), appare chiaro che viene prevista una delega amplissima senza far trapelare alcuna delle soluzioni immaginate per i contenuti delle decretazione delegata.
Al momento appare sicuramente un salto nel buio, non per forza negativo ma sul quale, al momento, appare prematuro anticipare alcun tipo di giudizio.
Nel frattempo è stato incardinato al Senato il disegno di legge 999, primo firmatario il Sen. Claudio Barbaro, contenente anch’esso una delega al Governo per la razionalizzazione della normativa sullo sport.
Questo disegno di legge lascia invece intravedere, fortunatamente, il quadro finale di come immagina lo sport italiano post riforma.
Vengono delineate tre grandi aree, quella professionistica, quella semiprofessionistica (in cui coinvolgere le organizzazioni che svolgono attività sportive in forma di impresa, con una disciplina simile a quella prevista dalla riforma del terzo settore per le imprese sociali) e quella dilettantistica, basata sul puro volontariato.
Il lavoro sportivo semiprofessionistico e dilettantistico sarebbe separato dalla gestione spettacolo per rientrare nella gestione separata Inps, con debito previdenziale solo a carico dei lavoratori che percepiscono oltre l’attuale fascia esente di diecimila euro e non sono iscritti ad alcuno diverso trattamento previdenziale o assicurativo.
La corsistica sportiva guadagnerebbe l’esenzione da iva ex articolo 10 D.P.R. 633/1972 mentre, per gli enti interessati, diventerebbero ricompresi nel campo di applicazione della L. 398/1991 sia i proventi connessi che quelli non connessi alla attività istituzionale.
Gli attuali Coni point provinciali verrebbero trasformati in veri e propri sportelli sullo sport in grado di fornire informazioni e assistenza a tutti gli interessati sulle dinamiche sportive.
Premessa l’assoluta condivisione dei contenuti tecnici del disegno di legge Barbaro, si ritiene che la fusione dei due provvedimenti in un unico testo che possa avere una rapida approvazione parlamentare sia soluzione assolutamente da auspicare.
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