18 Luglio 2015

Le nuove regole del lavoro a termine nel D.Lgs. 81/2015

di Luca Vannoni
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Nel riordino operato delle tipologie contrattuali, il D.Lgs. 81/2015, in vigore dal 25 giugno, ha disciplinato nuovamente il contratto a termine, recentemente riformato dal D.L. 34/2014: le nuove regole nella sostanza confermano quanto disposto da quest’ultimo, apportando qualche novità che è opportuno mettere in evidenza per i loro risvolti operativi.

Il primo punto che si vuole evidenziare riguarda il limite massimo di durata del contratto a termine. Oltre alla durata massima del singolo contratto, pari a 36 mesi, anche la sommatoria dei contratti intercorsi tra le stesse parti non può superare tale limite, e fino qua nulla di nuovo: rispetto alla disciplina previgente, dove si utilizzava la nozione di mansioni equivalenti, il computo della sommatoria deve essere effettuato in riferimento ai contratti per lo svolgimento di mansioni di pari livello e categoria legale. La novità è presto spiegata: essendo stato eliminato il principio dell’equivalenza dall’art. 2103, molto più restrittivo ai fini della variabilità delle mansioni, correttamente si è proceduto alla sua sostituzione anche in riferimento al contratto a termine e ai limiti massimi.

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