L’EBITDA: metrica dannosa nella valutazione delle aziende ma non degli studi di Commercialisti
di Giangiacomo Buzzoni di MpO & Partners“When people are talking about that sort of thing either they’re trying to con you in some way or they’re con themselves to a great degree” (quando qualcuno parla di questo genere di cose, o sta cercando di ingannarti in qualche modo o sta ingannando sé stesso al massimo grado).
Questa, in breve, l’opinione di Warren Buffett, il più famoso investitore al mondo, sull’EBITDA, uno dei margini di bilancio oggi più diffusi e conosciuti. L’opinione è la stessa da sempre e più volte ha ribadito il concetto per cui è da considerare una metrica estremamente fuorviante che può essere utilizzata in modi dannosi (“very misleading statistic and it can be used in pernicious ways“). Il suo amico e socio Charlie Munger è stato addirittura ancora più diretto e scurrile nel definirla (“every time you saw the word EBITDA, you should substitute the word “bullshit” earnings”.).
Gli Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortisation, o l’EBITDA, rappresenta l’utile più imposte, interessi e ammortamenti (laddove Depreciation si riferisce ai beni materiali, Amortization a quelli immateriali). È una misura di performance che ci fornisce la dimensione della profittabilità della gestione operativa di un’attività, e, in più, “assomiglia” ad un flusso di cassa. Viene utilizzato ad esempio dalle banche per verificare la capacità di un’azienda di ripagare debito nel breve termine, oppure nel private equity per valutare un target in ipotesi di acquisizione, o ancora per confrontare aziende che operano in regimi fiscali e contabili differenti.
Perché, quindi, tale indicatore viene definito “ingannevole” da chi, sulla sua capacità di valutare aziende attraverso i bilanci, ha costruito un impero?
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