L’impegno dell’Italia nella lotta alla corruzione: l’agenda 2017
di Luigi FerrajoliTransparency International Italia, capitolo italiano dell’organizzazione non governativa leader nel campo della lotta alla corruzione, ha presentato lo scorso mese di ottobre il nuovo report “Agenda anticorruzione 2017 – L’impegno dell’Italia nella lotta alla corruzione”.
Il documento è stato elaborato sulla base dell’analisi “Business Integrity Country Agenda” ed ha per oggetto il contrasto alla corruzione, sia nel settore pubblico, sia in quello privato, con particolare attenzione a tutti i soggetti che possono essere interessati o coinvolti a vari livelli nelle condotte, attive e passive, che possano integrare la fattispecie in esame.
Per quanto riguarda il nostro Paese, l’esito della valutazione generale, risultato dell’analisi delle quindici aree tematiche specificamente considerate, si è attestato su diversi punteggi espressi in termini numerici, di seguito accennati in via decrescente:
- 89/100 per gli obblighi di trasparenza a livello contabile,
- 75/100 in relazione al sistema antiriciclaggio,
- 51/100 per quanto concerne il sistema privato,
- solo 42/100 in ambito di società civile e media.
Addirittura, il c.d. lobbying si ferma solo a 29/100, mentre il “whistleblowing” (segnalazione dei casi di corruzione) riporta una valutazione ancora più bassa, ancorata ad appena 25/100.
Le ragioni di tali disparità sono presto spiegate: ai livelli più alti, è stata evidenziata in via meritoria la nuova introduzione del reato di falso in bilancio; a scendere, si lamentano il difetto di regolamentazione in ambito lobbying, la forbice sempre più rilevante tra i comportamenti posti in essere dalle grandi imprese ed i soggetti imprenditoriali medio-piccoli, la scarsa attenzione degli organi di informazioni sulle problematiche in questione e la legislazione solo in itinere per quanto concerne il whistleblowing.
Esemplificativo, a tale proposito, appare il titolo attribuito da Transparency al proprio comunicato stampa, ossia “Corruzione: molte buone leggi, ma poco applicate”.
Dopo aver dato atto che, solo nell’anno 2017, i casi di comportamenti sussumibili nell’ipotesi in esame, come riportati dagli organi di informazione, raggiungono un numero superiore a 560, l’organizzazione in parola ha evidenziato di avere “stilato un’agenda di priorità che Governo e Parlamento, attuali e futuri, dovrebbero seguire se realmente interessati a far fronte al problema cronico della corruzione. Tra queste troviamo: legislazione sul whistleblowing, regolamentazione del lobbying, rafforzamento dei presidi anticorruzione negli enti pubblici dotando di maggiori risorse i responsabili per la Prevenzione della Corruzione, semplificazione delle leggi per evitare abusi e maggiori investimenti sull’educazione civica dei giovani, per formare una società più informata, consapevole e attiva”.
Come si può notare, viene evidenziato che in Italia esistono dunque leggi adeguate, tuttavia, trovano limitata e inadeguata applicazione. Ciò, purtroppo, evidentemente vanifica gli sforzi fatti a livello legislativo, che pure non sono totalmente comprensivi, visto che in alcuni ambiti, come detto, la normativa è inesistente e in altri ci si sta muovendo solo ora per fornire una regolamentazione che sia al passo con i tempi e con le esigenze di tutela e prevenzione.
Secondo quanto segnalato da Transparency, particolare attenzione deve essere posta nel settore pubblico, anche attraverso la destinazione di risorse maggiori in favore dei Responsabili per la Prevenzione, nonché uno sforzo per dotare di maggiore semplicità le leggi, al fine di scongiurare pericoli di abusi oppure di interpretazioni che possano risultare difficoltose se non contrarie alla ratio che ha ispirato il Legislatore.
Auspicabile appare altresì il riferimento all’educazione civica da impartire nelle scuole ai giovani, visto che una società consapevole deve necessariamente passare per la formazione dei propri cittadini, oltre che dalla legislazione.
Di contro, assai lusinghiere sono le stime nel campo dell’antiriciclaggio e della trasparenza contabile, segno che gli sforzi profusi sinora nei richiamati ambiti hanno lasciato un segno positivo nella percezione dell’impegno sostenuto dall’Italia nel combattere condotte illecite, anche e soprattutto in via di prevenzione e non di mera repressione.
C’è dunque ancora strada da fare per poter dire di avere un sistema che combatta con efficacia l’ampio spettro delle condotte in cui si possa articolare la corruzione, tuttavia, alcuni aspetti trovano già da ora un riscontro positivo e da qui si deve proseguire.