L’incertezza normativa oggettiva secondo la Cassazione
di Luigi FerrajoliCon la sentenza n. 10313 del 12.04.2019, la Corte di Cassazione ha precisato che per “incertezza normativa oggettiva tributaria” deve intendersi la situazione giuridica oggettiva caratterizzata dall’impossibilità, esistente in sé ed accertata dal giudice, d’individuare con sicurezza ed univocamente, al termine di un procedimento interpretativo metodicamente corretto, la norma giuridica sotto la quale effettuare la sussunzione di un caso di specie.
Nella fattispecie in esame, una società aveva impugnato un avviso di accertamento Ici limitatamente alle sanzioni, lamentando un problema nella determinazione della base imponibile.
La CT di primo grado aveva rigettato il ricorso, tuttavia la CT di secondo grado riformava la sentenza sul rilievo che le sanzioni non erano dovute in quanto, anche per il periodo immediatamente successivo l’entrata in vigore dell’articolo 1 quinquies D.L. 44/2005, convertito dalla L. 88/2005, che aveva precisato gli elementi che concorrono alla determinazione della rendita catastale, sarebbe residuata incertezza in ordine all’individuazione delle parti dell’impianto che dovevano essere considerate ai fini della determinazione della rendita.
La sentenza è stata quindi impugnata avanti alla Cassazione per violazione di legge ed omesso esame circa un fatto decisivo per il giudizio oggetto di discussione tra le parti, ai sensi dell’articolo 360 c.p.c., comma 1, nn. 3 e 5; in particolare, secondo la parte pubblica ricorrente, la commissione di secondo grado aveva erroneamente annullato le sanzioni relative al mancato pagamento della maggiore imposta Ici dovuta per il periodo successivo all’entrata in vigore dell’articolo 1 quinquies D.L. 44/2005, convertito dalla L. 88/2005, che, in via di interpretazione autentica, aveva disposto nel senso che, con riguardo alle centrali elettriche, nella determinazione della base imponibile deve tenersi conto anche degli impianti connessi con i fabbricati e destinati alla produzione dell’energia.
Ciò in quanto, secondo la tesi della ricorrente, non assumeva rilievo la circostanza che sussistessero condizioni di incertezza in ordine alla determinazione del valore da attribuire ai fini catastali, posto che, nell’attesa della attribuzione della rendita, la contribuente, trattandosi di fabbricati classificabili nel gruppo catastale D, avrebbe dovuto corrispondere l’imposta sulla base dei valori contabili ai sensi dell’articolo 5, comma 3, D.Lgs. 504/1992.
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, precisando che l’incertezza normativa oggettiva costituisce una situazione diversa rispetto alla soggettiva ignoranza incolpevole del diritto, come emerge dalla lettura dell’articolo 6 D.Lgs. 472/1997, che distingue in modo netto le due figure, pur ricollegandovi i medesimi effetti e perciò l’accertamento di essa è esclusivamente demandata al giudice e non può essere operato dalla amministrazione; l’incertezza normativa oggettiva, infatti, non ha il suo fondamento nell’ignoranza giustificata, ma nell’impossibilità, abbandonato lo stato d’ignoranza, di pervenire comunque allo stato di conoscenza sicura della norma giuridica tributaria.
Secondo quanto precisato dalla Suprema Corte, l’essenza del fenomeno dell’incertezza normativa oggettiva si può rilevare attraverso una serie di fatti indice, che spetta al giudice accertare e valutare, individuati a titolo di esempio:
- nella difficoltà d’individuazione delle disposizioni normative, dovuta magari al difetto di esplicite previsioni di legge;
- nella difficoltà di formulazione della norma giuridica;
- nella difficoltà di determinazione del significato della formula dichiarativa individuata;
- nella mancanza di informazioni amministrative o nella loro contraddittorietà;
- nella mancanza di una prassi amministrativa o nell’adozione di prassi amministrative contrastanti;
- nella mancanza di precedenti giurisprudenziali;
- nella formazione di orientamenti giurisprudenziali contrastanti, magari accompagnati dalla sollecitazione, da parte dei Giudici comuni, di un intervento chiarificatore della Corte costituzionale;
- nel contrasto tra prassi amministrativa e orientamento giurisprudenziale;
- nel contrasto tra opinioni dottrinali;
- nell’adozione di norme di interpretazione autentica o meramente esplicative di norma implicita preesistente.
La Cassazione chiarisce infine che “Tali fatti indice devono essere accertati, esaminati ed inseriti in procedimenti interpretativi della formazione che siano metodicamente corretti e che portino inevitabilmente a risultati tra loro contrastanti ed incompatibili. Costituisce, quindi, causa di esenzione del contribuente dalla responsabilità amministrativa tributaria una condizione di inevitabile incertezza sul contenuto, sull’oggetto e sui destinatari della norma tributaria, ossia l’insicurezza ed equivocità del risultato conseguito attraverso la sua interpretazione“.