Natura e mondanità
di Chicco Rossi
Dopo un inizio di luglio all’insegna dell’instabilità metereologica, il tempo pare finalmente essersi assestato, con il mitico anticiclone delle Azzorre che finalmente ha preso posizione sulla cara vecchia Europa e allora andiamo a conoscere l’arcipelago ponzano, costituito oltre che da Ponza, dalle isole di Gavi, Zannone, Palmarola, Ventotene e Santo Stefano.
Base di appoggio non può che essere la regina dell’arcipelago quella Ponza tanto mondana quanto selvaggia con il suo mare cristallino, per poi concentrarsi su alcune gite in gommone alla scoperta delle altre isole dell’arcipelago, in primis quella Palmarola, riserva naturale, tant’è vero che il suo nome lo si deve alla palma nana, l’unica originaria dell’Europa.
Per non parlare di Santo Stefano dove si trova l’omonimo carcere, fatto costruire da Ferdinando IV nel periodo borbonico e in uso fino al 1965, le cui celle ospitarono, durante il fascismo, tra gli altri, Luigi Settembrini, amico di quel De Sanctis a cui dobbiamo quella grande opera che è la Storia della letteratura italiana, e un certo Sandro Pertini.
Ponza, che in greco antico vuol dire mare, è la più grande delle isole dell’arcipelago e per gli amanti della storia è bene ricordare come sia stata l’esilio di Agrippina minore e della sorella Livilla a causa di una tentata congiura nei confronti di Caligola.
L’isola è un continuo saliscendi per vie che tagliano case colorate e che offrono panorami mozzafiato degni della miglior Grecia fino ad arrivare sul mare per prendere un gommone e andare alla scoperta delle grotte di Pilato, caverne scavate a livello del mare, tra di loro collegate e destinate all’allevamento delle murene, per poi dirigersi verso il relax promesso dalla spiaggia del Frontone sopra la quale si erge l’omonimo fortino. Ancora visibili sono i resti delle miniere, da cui veniva estratta la perlite, una matrice grigiastra di ceneri e lapilli. Ma l’isola fu sfruttata anche per l’estrazione della betonite.
E dopo una splendida giornata di mare come concludere meglio se non andando a cenare all’Acqua pazza? Gamberi rossi in salsa di arancio, mango e ricci di mare per iniziare, proseguendo con un “classico” candele cacio e pepe. Ops ci siamo scordati il pesce bianco e le zucchine a chiusura di un primo di massima eccellenza.
Visto che la vita va presa con brio, allegria ed entusiasmo, quale miglior abbinamento se non un Riserva del fondatore Giulio Ferrari? Che dire? Un mio amico si limiterebbe a un emblematico commovente, ma non si può non parlare di questa spumante che poco ha da invidiare ai blasonati francesi.
Emblema dell’italianità e delle nostra eccellenza, uve chardonnay al 100% provenienti solo da Maso Pianizza, con una maturazione di 16 anni su lieviti selezionati. Perlage perfetto e un colore giallo paglierino brillante con riflessi dorati lo rendono attraente al solo sguardo. E se c’è stato amore a prima vista, la prosecuzione è un patto di fedeltà eterno. Bouquet perfetto con sentori di agrumi, frutta secca, acacia, miele e note minerali. In bocca si conferma per pienezza ed eleganza.
In un esaltazione di italianità, proseguiamo con un delicato filetto di pesce bianco con colori e profumi mediterranei, un modo semplice per parlare di dentice, orata, spigola…. In fin dei conti il mare nostrum era veramente nostrum…
Lo accompagniamo a un Biancolella. Ma non avevamo detto che è l’uvaggio di Ischia (si veda “L’isola che non ti aspetti” del 25 ottobre 2013)?
Confermato, ma è proprio con i Borbone che intorno alla metà del ‘700 è stato portato a Ponza e tra quelli che credono in questo vino che si abbina splendidamente ai piatti di pesce c’è quell’Antonio Santarelli del Casale del Giglio che abbiamo già incontrato (si veda”Nei dintorni del Canale Mussolini” del 21 marzo 2014)
Il Faro della Guardia è un Biancolella in purezza dal colore giallo con riflessi leggermente verdolini che richiamano le acque cristalline dell’isola. All’olfatto si presenta molto intenso con richiami di frutta gialla e in particolare di pesca e albicocca. Al gusto ha una grande sapidità, e chiude con un retrogusto lungo e persistente con note fruttate ed agrumate.
Poi tutti a letto perché il giorno dopo bisogna andare alla scoperta di Ventotene, altra perla dell’arcipelago pontino, luogo di esilio di Giulia, l’unica figlia di Augusto del cui passaggio sull’isola ne sono testimonianza i resti di “Villa Giulia” nella zona di “Punta Eolo“.
E a questo punto non resta che dire benvenuta estate e buone vacanze a tutti…