Nelle terre dello slow food
di Chicco Rossi
Il bel tempo e l’annunciata proroga per la dichiarazione dei redditi (ogni commento sulla Tasi sarebbe superfluo) ci rende tutti più sereni e propensi a prendere qualche giorni di svago. Per chi la scorsa settimana ha sfruttato la festa della Repubblica per andare al mare, ecco che oggi proponiamo un itinerario tra storia, cultura e soprattutto enogastronomia. Andiamo a Bra e nei suoi dintorni a scoprire castelli e degustare Barbera, Dolcetto e Nebbiolo.
Partenza da Pollenzo, l’antica Pollentia, fondata alla fine del II secolo a. C. in epoca romana.
Nel 1762 Pollenzo entrò a far parte delle dipendenze della casa sabauda.
Nel 1832 la Casa reale, inizia i lavori di ristrutturazione sia del castello che dell’intero borgo: tra le varie opere furono realizzate quattordici cascine e l’imponente edificio dell’Agenzia di Pollenzio.
All’architetto Xavier Kurten il compito di progettare i giardini e dare un’idea neogotica al borgo, che comprende anche la piazza, la chiesa, la torre e la cascina Albertina.
Si resta ammaliati dall’imponenza di questa tenuta, patrimonio Mondiale Unesco dal 1997, che in realtà doveva essere la base di appoggio per l’azienda agraria di Carlo Alberto, il primo che intravide in Pollenzo le potenzialità per diventare l’azienda agraria dei Reali d’Italia.
È agli amici di Slow Food che si deve, a partite dal 2000, il recupero dell’Agenzia che attualmente è sede dell’Università di Scienze Gastronomiche, della Banca del Vino e dell’albergo dell’Agenzia.
Banca del vino? Si, una società cooperativa nata con lo scopo di costruire la memoria storica del vino italiano la cui sede si trova nelle cantine ottocentesche dell’Agenzia di Pollenzo e dove è possibile acquistare tra oltre 100 mila bottiglie appartenenti a 300 delle migliori aziende vitivinicole nazionali, nonché seguire corsi di degustazione.
Terminata la visita si può andare a Bra dove, sin dalla sua nascita nel 1986 ha sede l’associazione Slow Fod fondata da Carlo Petrini, la risposta italiana alla frenesia e al cattivo mangiare della vita moderna (si può sempre bere un Cynar per quello). Qui bisogna venire a settembre quando c’è Cheese, la manifestazione a tutela dei prodotti caseari e dove il Glauco Ravelli di Scurati incontra, a un dibattito sulla difesa della mozzarella campana, la sua Giulia (per chi non l’avesse capito ci stiamo riferendo al protagonista narratore de “Il padre infedele”, finalista del Premio Strega 2014).
Abbiam parlato di vino e di formaggio e allora diventa d’obbligo andare a mangiare, ma dove?
Osteria Murivecchi è un nome sicuro, con i suoi gnocchi al Castelmagno, superbo formaggio piemontese prodotto con latte di vacca e un’aggiunta di latte di pecora e capra. La pasta è friabile ed emana odori e aromi intensi o la sua classica battuta di fassona.
E da bere? Un bel Barbera Bricco dell’Uccellone, il cui nome deriva dal fatto che una volta, nella casa accanto, abitava una vecchia signora sempre vestita di nero, che era stata soprannominata “l’uselun”(l’uccellone)…
Lo produce Giuseppe Bologna, figlio di quel Giacomo che creò La monella un super Barbera.
Dal colore rosso rubino molto intenso con riflessi granata.
All’olfatto si presenta con un bouquet ricco e complesso, dove si esaltano i sentori di frutta rossa e piccoli frutti, di sottofondo alcune spezie mentose, vaniglia e liquirizia.
Gran corpo (non poteva essere altrimenti) e notevole struttura è perfetto insieme ad arrosti e formaggi stagionati.
Dopo un pasto generoso ci vuole un dolcetto di accompagnamento, ma qui bisogna cambiare destinazione e andare a Casale, patria di un tennista del calibro di Gianni Ocleppo.
Entrando nella Pasticceria Sacchero c’è l’imbarazzo della scelta.
Per chi si sente regale suggerisco un Bacio di dama, dolce creato nel 1852 da un ispirato cuoco della Casa Reale per stuzzicare le esigenze di Vittorio Emanuele II. E proprio in tema di reali e gusti culinari consiglio la lettura de “Il pasticcere del Re” di A. Cappella, edizioni Neri Pozza, dove con leggerezza viene raccontata la storia, che si svolge nella seconda metà del ‘600, del gelataio Carlo Demirco, formatosi alla corte dei Medici, che dopo aver reso i propri servigi al Re Sole, va al seguito di Louise de Kérouaille alla corte inglese di Carlo II Stuart.
In alternativa si possono assaggiare i Biscotti della Duchessa a base di cacao o, infine, per i più bucolici, i Pampavia, dolci della tradizione contadina a base di uova, zucchero, miele e farina.
Per chi ha ancora fiato è sempre possibile fare i tour dei castelli zizzagando tra Cisterna, Monteu Roero e Baldissero che prima o poi qualche cantina la trovate!