Professionisti e ITC, intervista a Claudio Rorato del Politecnico di Milano
di TeamSystem
La tecnologia come alleato e non come ostacolo. È forse la sfida più grande che le aziende si trovano ad affrontare in questo momento e la cosa vale sia per piccoli studi professionali che per realtà più strutturate. A dimostrare quanto un corretto investimento in tecnologia possa portare benefici, ci ha pensato uno studio condotto dall’Osservatorio ICT & Professionisti del Politecnico di Milano e curato in prima persona da Claudio Rorato.
A Claudio Rorato abbiamo posto delle domande per cercare di capire meglio e mettere in pratica i risultati di questo lavoro.
Dalla ricerca è emerso che utilizzare dispositivi mobile come smartphone e tablet aiuta a svolgere meglio il proprio lavoro, ma quali sono le funzionalità per cui questi dispositivi risultano più utilizzati?
Gli smartphone sono i più usati per la gestione delle mail e la navigazione in Internet nel 57% e nel 48% dei casi. Ormai l’uso è consolidato per queste attività. Gli smartphone sono strumenti “agili” e sono diffusissimi. I tablet, pur avendo un enorme potenziale, sono ancora per molti un “giocattolo”: chi lo usa di più, lo impiega per leggere libri e riviste; per le mail e la navigazione in Internet vale circa la metà degli smartphone. Ancora non sono entrati nel “ciclo di lavoro” delle singole attività anche se l’attenzione verso il mondo delle App professionali, fanno ben sperare. Proprio il lavoro in mobilità potrebbe stimolare l’adozione di soluzioni tecnologiche per i Professionisti. Nelle tre Professioni il 25% utilizza App professionali e circa il 30% è interessato a usarle entro due anni. La comodità e l’efficacia di recarsi dal cliente senza troppa carta o di poter consultare documenti e dati senza essere fisicamente nello studio, vengono percepiti anche da chi è un po’ meno preparato sull’uso delle ICT.
Quanto è importante oggi per un’azienda prevedere degli investimenti in ICT? Dalla ricerca si evince che il 17% dei Professionisti consultati ha manifestato disinteresse a investire in tecnologia per i prossimi due anni, mentre il 48% sostiene di voler investire al massimo 3mila euro. Come vede questi dati?
Ormai esiste una vasta letteratura e talmente tanti casi pratici che dimostrano i benefici delle tecnologie nell’ambito delle attività lavorative, che risulta quasi superfluo citare ancora il medesimo concetto. Bisogna lavorare molto sulla cultura, sull’alfabetizzazione digitale. Solo così si riesce anche a far percepire che investire in ICT non significa acquistare una macchina o un software se poi non ne uso il potenziale e non ho un disegno strategico alla base. Quel 17% di indifferenti alle tecnologie non saranno mai un target, finché non percepiranno che la tecnologie non è un costo, ma un investimento, dal quale ci si aspetta un rendimento. Le cifre citate nella domanda sono vere a livello di media generale sulle tre Professioni coinvolte; poi, nel dettaglio, esistono categorie più inclini, come i Consulenti del Lavoro e gli Studi multidisciplinari con oltre 8 e 12 mila euro rispettivamente. I Commercialisti sono sui 6 mila euro nel biennio, mentre gli Avvocati sono il fanalino di coda con appena 2 mila euro. Altre ricerche da me condotte con la School of Management del Politecnico di Milano, evidenziano che gli investimenti saranno indirizzati in prevalenza verso PC più performanti. I PC più potenti vanno benissimo, ma questo testimonia che si è ancora lontani dal percepire la tecnologia come un componente di processo che genera benefici in termini di efficienza o, addirittura, diventa parte di un servizio erogato al cliente. Che fare? Formazione, formazione, formazione da parte di tutto il sistema: enti, ordini, vendor.
Quindi informazione e formazione sui temi legati alla tecnologia sono la priorità?
Formazione e informazione non solo sono necessarie, ma indispensabili per ampliare le conoscenze ICT del mondo delle Professioni. Solo in questo modo sarà possibile far percepire i benefici che le tecnologie digitali sono in grado di generare. Dall’indagine emerge chiaramente che il 42% dei Professionisti individua come prima causa del ritardo digitale degli Studi la scarsa alfabetizzazione informatica dei Titolari, a cui seguono gli elevati costi dei software (30%) e la difficoltà a conoscere l’offerta del mercato (23%). Da sole queste motivazioni spiegano quanto sia utile spingere sulla formazione.
Ma è l’intero sistema a doversi muovere in questa direzione: gli Ordini territoriali, gli enti in genere come le Camere di Commercio, le Associazioni Artigiani o delle piccole Imprese, giusto per citare qualche nome, senza dimenticare il mondo politico e i vendor. Questi ultimi devono fare una profonda riflessione sulle modalità e i contenuti utilizzati nella loro proposta commerciale. La percezione di prezzi troppo elevati da parte dei Professionisti, nonché le difficoltà a conoscere l’offerta e i relativi benefici delle soluzioni ICT, nascondono incertezze di fondo, su cui i vendor dovrebbero lavorare, cercando di rendere concreti i benefici in termini di tempo risparmiato, diminuzione dei consumi di carta e materiali consumabili e così via. Gli Ordini e gli altri Enti devono dare gli strumenti per capire le differenze tra una soluzione e l’altra, quando conviene investire un po’ di più e quando meno.