17 Settembre 2019

Proposte di lettura da parte di un bibliofilo cronico

di Andrea Valiotto
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Homo aequalis

Louis Dumont

Adelphi

Prezzo – 36,00

Pagine – 642


Ci sono alcune idee portanti della civiltà occidentale che ci appaiono del tutto ovvie e naturali. Ma, se le osserviamo da vicino e nel contesto delle altre civiltà, scopriamo che esse hanno addirittura un carattere eccezionale ed eccentrico. Due fra queste idee sono indicate dai termini individuo ed eguaglianza. Louis Dumont si è proposto di mostrarne appunto la peculiarità, il formarsi, le implicazioni. Questo ampio disegno comprende Homo hierarchicus (1966), l’opera sino a oggi più illuminante sul sistema indiano delle caste, e i due volumi di Homo aequalis. Nel pensiero di Dumont la polarità gerarchia/eguaglianza ha una funzione fondatrice, ma dietro di essa se ne distingue un’altra: olismo/individualismo. Tra le società che conosciamo, l’individualismo moderno si presenta come un caso unico, articolato però in forme diverse. Dapprima Dumont fissa l’attenzione sul nostro rapporto con le cose e su quella disciplina dove esso diventa tematico, l’economia politica. E ci mostra come l’emanciparsi della categoria dell’economico coincida con il sorgere e il trionfare dell’«ideologia moderna». Nel secondo volume si concentra sulla comparazione fra le varianti nazionali di tale ideologia, in particolare su quella tedesca – e, a mano a mano che se ne delineano i tratti specifici, sugli «aspetti francesi più o meno corrispondenti». Da grande antropologo quale è, Dumont non si distacca mai dalla precisione del dettaglio: «Più è ambiziosa la prospettiva, più deve essere meticolosa la cura del particolare, più umile l’artigiano».

 

Roma 2030

Domenico De Masi

Einaudi

Prezzo – 20,00

Pagine – 448


Nel 1817, durante un soggiorno a Roma, Stendhal annotò: «Mai uno sforzo, mai un po’ d’energia: niente che vada di fretta». Due secoli dopo è la volta di Andy Warhol: «Roma è un esempio di quello che succede quando i monumenti di una città durano troppo a lungo». Ma cosa potremo dirne nel prossimo futuro? Grazie a una ricerca condotta con il metodo Delphi da Domenico De Masi, disponiamo ora di uno scenario della Roma 2030 e delle sue tre anime: quella di metropoli, quella di capitale della Repubblica e quella di città-mondo. Allo studio hanno contribuito dodici grandi conoscitori del sistema urbano, esperti di altrettante discipline. Il destino di Roma, intrecciato con quello dell’Italia e del mondo, dipende dalla soluzione dei problemi amministrativi e, prima ancora, da una visione alta, coerente con il genius loci di questa città unica. Il premio Nobel Theodor Mommsen amava dire: «A Roma non si sta senza avere propositi cosmopoliti». E cosmopoliti vuol dire molto più che globali.

 

L’asino del Messia

Wlodek Goldkorn

Feltrinelli

Prezzo – 16,00

Pagine – 224


“Guarda, questi sono i luoghi di re David, dei profeti”. Nel 1968 Wlodek Goldkorn è un ragazzo gettato dal cuore dell’Europa alle strade di Gerusalemme. Con la sua famiglia è costretto a lasciare Varsavia, da apolide, da “non cittadino”, e va in Israele, per trovare una terra in cui poter essere libero. Da un luogo perduto a un luogo da conquistare. “Osservavo mio padre, con le mani saldamente aggrappate alle assi del camioncino. Era di fronte a me. Lo sguardo rivolto fuori, i miei occhi pieni della curiosità di imparare a memoria il nuovo paesaggio della patria”. Goldkorn prova interesse per la sua nuova terra, ma anche attrazione per tutto ciò che è arabo. Con un formidabile esercizio della memoria, lo stesso protagonista del Bambino nella neve racconta Israele e Gerusalemme: non solo la città reale, ma anche le altre Gerusalemme, immaginarie e sognate. Riflette sui simboli e sulle identità, su quella sovrapposizione dei ricordi e dei luoghi che ha qualcosa di morboso e artificiale. Parla dello scarto fra l’ideale sionista di creare un ebreo nuovo, pioniere e agricoltore, e la realtà che ha riprodotto il vecchio mondo, popolato dai fantasmi della Shoah. Ma si dichiara innamorato della lingua ebraica e della grande letteratura israeliana, quella di Amos Oz e di Lea Goldberg. La chiave del suo racconto è la nostalgia del futuro, che mette in moto il bisogno di ricostruire un passato denso di dolore e di violenza, ma anche il desiderio di conoscere e amare che appartiene a ogni adolescente impegnato nella fatica di diventare uomo. “Sono un devoto, di più, un fanatico della memoria degli sconfitti e rivendico con tutte le mie forze la dignità della disfatta”. Dal cuore dell’Europa a Gerusalemme alla ricerca di una patria. Un viaggio fra le contraddizioni e i tradimenti dell’identità.

 

L’Imaginifico – Vita di Gabriele D’Annunzio

Maurizio Serra

Neri Pozza

Prezzo – 25,00

Pagine – 736


Era bianco come la neve, impomatato, immacolato nell’abito e nella persona, con un guardaroba che uguagliava quello del principe di Galles, e una calvizie precoce che ne fece, con l’età, un «piccolo idolo d’ebano dalla testa d’avorio» (Marinetti). Di statura modesta, aveva la fronte alta, volitiva, il naso dritto, ma «lo sguardo e la bocca così deboli, completamente abbandonati alle fatalità e alle passioni». Nell’aspetto, non tradiva alcunché del poeta o dell’artista, ma, stando alle parole di Romain Rolland che lo detestava, «sembrava un addetto d’ambasciata molto snob». Scandali, duelli, separazioni accompagnate da tentativi di suicidio e da soggiorni all’ospedale psichiatrico suggellavano puntualmente i suoi numerosi amori. Lettore onnivoro, era un cesellatore del plagio capace di prendere tanto dai classici quanto dalle tendenze e dagli stili alla moda. Un avventuriero, dunque? Un fatuo Narciso che le bizzarre circostanze dell’epoca elevarono a «scrittore più celebre al mondo», oggetto di ammirazione di Thomas Mann, D.H. Lawrence, Pound, Hemingway, Brecht e Borges? Cercando l’uomo al di là del personaggio che lo occulta, Maurizio Serra mostra, in questa imponente biografia, come Gabriele D’Annunzio non sia stato affatto un frivolo esteta che indossava di volta in volta i panni del poeta, del seduttore, dell’uomo d’azione, del condottiero. «È stato, dall’inizio alla fine, un poeta dell’azione, un aedo epico portato alle stelle dal movimento esistenziale, paralizzato dal decadimento, ucciso dall’inerzia», un cultore dell’opera d’arte totale wagneriana il cui coerente, intimo scopo era «riproporre il vate dantesco, guida lirica e sacerdotale della nazione». Non un avventuriero, dunque, ma un principe dell’avventura, «precursore e fratello maggiore dei Lawrence d’Arabia, Saint-Exupéry, Malraux e Romain Gary».

 

I diari della Borgogna

Ann Mah

Giunti

Prezzo – 14,90

Pagine – 416


Giovane e ambiziosa sommelier di San Francisco, Kate vuole diventare Master of Wine, il più alto riconoscimento nel mondo degli esperti del vino. Nonostante la sua famiglia sia di origini francesi, il suo tallone d’Achille sono proprio i vini bianchi della Borgogna: è come se avesse qualcosa contro di loro, qualcosa che le impedisce di riconoscerli e apprezzarli. Che sia il ricordo del modo brusco in cui è finita la sua storia con Jean-Luc? Eppure sono trascorsi ormai dieci anni dal suo soggiorno di studio in Francia… Così, quando il ristorante in cui lavora chiude, Kate non ha più scuse: il Test per diventare Master of Wine ha la precedenza su tutto – vita sentimentale compresa –, e per superarlo l’unico modo è andare nella Côte d’Or e partecipare alla vendemmia. Heather e Nico, il cugino di Kate, la accolgono con calore, dopotutto è parte della famiglia e due braccia in più nel periodo della vendange sono sempre utili. Inoltre Heather ha veramente bisogno d’aiuto per mettere ordine nella loro labirintica e caotica cantina. Un giorno, tra scatoloni impolverati e mobili da buttare, compaiono dei vestiti e dei quaderni: i diari di una ragazzina dalle iniziali sconosciute, H.M.C. Le due amiche scoprono che si tratta di Hélène Marie Charpin, vissuta durante l’occupazione nazista ma in qualche modo esclusa dall’albero genealogico della famiglia. Perché? Attraverso la lettura dei suoi diari, Kate scoprirà molto di sé e della sua storia familiare durante la Repubblica di Vichy, e si troverà a dover rispondere a interrogativi a cui mai aveva pensato: come è possibile riconciliare i drammi del passato con i valori del presente? Quanto è difficile essere coraggiosi quando la propria sopravvivenza è a rischio? Un romanzo appassionante e intenso, che vi sedurrà con note romantiche e vivaci, dal vigore persistente e dai sentori forti, oscuri come la guerra.

Il ravvedimento operoso e la correzione dei principali errori dichiarativi