Proposte di lettura da parte di un bibliofilo cronico
di Andrea ValiottoTortura
Mondadori
Prezzo – 22,00
Pagine – 300
Nei venti mesi intercorsi tra l’armistizio dell’8 settembre 1943 e la fine dell’aprile 1945, occupazione tedesca e guerra civile determinano spirali di violenze e crimini orribili. Nella Repubblica di Salò gli apparati di repressione dell’antifascismo praticano la tortura per strappare informazioni, provocare sofferenze, umiliare il nemico. Nello scontro totale, il valore della vita si degrada fino a perdere di significato. Tortura racconta la «guerra sporca» dei reparti collaborazionisti, che li induce a commettere – nelle prigioni di via Tasso a Roma come nel carcere di San Vittore a Milano – sevizie di ogni genere: somministrazione di scariche elettriche, waterboarding, bruciature dei genitali, simulazioni di fucilazione. In celle buie e sovraffollate c’è chi, con lo sguardo allucinato, il viso macilento e la coscienza annebbiata, si riconosce a stento nello specchio. E chi, giunto alle soglie della pazzia, pensa al suicidio come gesto di estrema e lucida disperazione. Molte donne, poi, rimangono vittime di stupri o sevizie sessuali. Di questo inferno – che il Pasolini di Salò reinterpretò con sinistro acume – Mimmo Franzinelli dà ora conto in pagine di drammatico spessore. Trascurato dalla storiografia italiana, il fenomeno della tortura è caratterizzato da vari luoghi comuni: per esempio che la grande maggioranza degli inquisiti tacesse durante gli interrogatori o che le sevizie fossero poco utili sul piano operativo. L’approfondita analisi della situazione dimostra che non è così. Tra chi riuscì a tacere, nonostante disumani tormenti, ci sono due tra i più stretti collaboratori di Ferruccio Parri, dirigenti della Resistenza in Liguria e Lombardia: Luciano Bolis e Manlio Magini. Seppure in versione isolata, anche i partigiani ricorsero alla tortura. E questa è la pagina più nera della Resistenza, il suo lascito peggiore. Eppure, non è possibile un’equiparazione. Oltre alla rilevante diversità quantitativa, le torture inflitte dai fascisti rivestirono carattere istituzionale, mentre quelle perpetrate dai partigiani violarono le norme diramate dai CLN (infatti, molti seviziatori furono puniti dagli organi della Resistenza). Sulla base di un’ampia documentazione inedita e di una sapiente ricognizione delle fonti, Franzinelli racconta come si svolsero effettivamente i fatti, sfrondandoli della deformazione manichea e ideologica con cui sono stati spesso tramandati in scritti e discorsi celebrativi. Nella convinzione che, per comprendere un periodo così drammatico della nostra storia, si debba intraprendere un viaggio nell’orrore e guardarlo in faccia, anche per imparare a riconoscere i meccanismi oscuri dell’animo umano e trovare – forse – possibili antidoti.
Le 17 equazioni che hanno cambiato il mondo
Einaudi
Prezzo – 16,00
Pagine – 518
Le equazioni sono la linfa della matematica, delle scienze e della tecnologia. In loro assenza il nostro mondo non esisterebbe così come lo conosciamo. Senza le quattro equazioni che descrivono l’elettromagnetismo non avremmo la radio, il radar e la televisione. Senza l’equazione alla base della teoria dell’informazione non ci sarebbero tutti i sistemi digitali, dai telefoni a Internet. E se oggi siamo in grado di decifrare la natura del cosmo e di esplorare i pianeti lo dobbiamo alla scoperta della legge gravitazionale di Newton.
Dal teorema di Pitagora alla E=mc2 di Einstein, fino alle formule della meccanica quantistica, della teoria del caos o delle più acrobatiche operazioni finanziarie, Ian Stewart passa in rassegna le diciassette equazioni che hanno cambiato la storia dell’umanità. E lo fa spiegando non solo l’enorme impatto che hanno avuto sul progresso e la vita di tutti, ma riuscendo nel miracolo di svelare il loro limpido splendore anche a chi con i numeri non ha mai avuto molta dimestichezza.
Di un’ingannevole bellezza. Le “cose” dell’arte
Bompiani
Prezzo – 11,00
Pagine – 272
Definire cosa sia la bellezza è cosa ardua. Eppure proprio tutti ritengono di saperla riconoscere e di possedere un canone, forse con un po’ di presunzione. Il bello non è mai stato un valore assoluto attraverso i secoli e le culture; eppure Massimo Donà ci spiega che è la bellezza la prova più evidente del fatto che le cose del mondo possono destabilizzarci, dicendoci di non essere quello che sono, quasi come in un dramma shakespeariano.
Proprio in quanto bello, cioè, il mondo finirebbe per rivelare una natura costitutivamente illusoria e intrinsecamente ingannevole. Attraverso enigmi, riferimenti al fiabesco, alla grande letteratura (da Carroll a Balzac, da Shakespeare a Perec) e all’arte contemporanea (da De Chirico a Breton), questo libro gioca con l’idea di bellezza e ci invita a porci domande scomode e originali su un tema filosofico tra i più ardui da affrontare.
Il serpente dell’Essex
Neri Pozza
Prezzo – 18,00
Pagine – 464
Londra, fine Ottocento. Le campane di St-Martin- in-the-Fields suonano a morto per le esequie di Michael Seaborne e i rintocchi si diffondono in tutta Trafalgar Square. Cora Seaborne, la giovane vedova del defunto, invece di mostrarsi contrita tira un sospiro di sollievo: la morte di Michael, un uomo stimato e influente, ma anche freddo e crudele, l’ha resa finalmente libera, sollevandola da un ruolo, quello di moglie, che non ha mai sentito suo. Dopo il funerale, accompagnata dal figlio undicenne Francis, un bambino taciturno e stravagante, e dalla fidata bambinaia Martha, Cora cerca rifugio a Colchester, nell’Essex, dove stanno portando alla luce dei fossili lungo la costa. Da sempre appassionata naturalista, la giovane donna vuole approfittare della ritrovata libertà per dedicarsi a quelli che lei chiama «i suoi studi»: frugare tra le rocce e il fango alla ricerca delle ossa fossilizzate di animali vissuti migliaia di anni fa, sull’esempio della paleontologa Mary Anning. A Colchester Cora si imbatte in alcune bizzarre voci secondo cui un serpente mostruoso, ricoperto di scaglie ruvide e con occhi grandi come una pecora, è emerso dalle paludi salmastre del Blackwater ed è risalito fino ai boschi di betulle e ai parchi dei villaggi. Un grande essere strisciante, dicono, più simile a un drago che a un serpente, che abita la terra tanto quanto l’acqua, e in una bella giornata non disdegna di mettere le ali al sole. Il primo ad averlo avvistato, su a Point Clear, ha perso il senno ed è morto in manicomio lasciandosi dietro una dozzina di disegni realizzati con frammenti di carbone. E poi c’è stato quell’uomo annegato il primo giorno dell’anno, ritrovato nudo e con cinque graffi profondi su una coscia. Cora sospetta di trovarsi davanti a un caso di probabile interesse per il British Museum: l’animale leggendario che terrorizza la gente del posto potrebbe essere una specie nuova non ancora scoperta che va esaminata, catalogata e spiegata. Impaziente di indagare è anche il vicario locale, William Ransome, convinto, al contrario, che non si tratti altro che di un’empia superstizione e che sia suo compito ricondurre il paese alla tranquillità e alla certezza della fede in Dio. Cora e William guardano il mondo da punti di vista diametralmente opposti, scontrandosi su tutto. Ma allora perché, anziché sentirsi irritato, William si scopre preda di un’eccitazione e di un’euforia inspiegabili ogni volta che si imbatte in Cora?
Bruciare la frontiera
Feltrinelli
Prezzo – 13,00
Pagine – 176
È il giorno che si aspetta da tutta una vita. È il diciottesimo compleanno di Francesco, e lui sta preparando un viaggio. Lo ha promesso a Kappa, il suo migliore amico: una volta scattata l’ora “X” partiranno insieme. A piedi. Vogliono andare a vedere come è fatta una frontiera, vogliono che le montagne raccontino loro delle storie del passato. È il presente, per chissà quale ragione, ad apparire lontano – come se ci fossero da regolare dei conti, prima di tutto. Nel frattempo Abdullah – Ab –, coetaneo di Fra e Kappa, ha lasciato casa sua. È partito dalla Tunisia: vuole arrivare in Francia e incontrare nel mondo reale Céline, una ragazza conosciuta online di cui non può più fare a meno. Ab cerca la via della costa ligure, dove passavano gli ebrei in fuga e gli italiani clandestini che cercavano lavoro. Oggi, però, la frontiera è sbarrata, impenetrabile. Che stia cercando un rifugio o l’amore, chi tenta di bruciare la frontiera viene respinto. Ab incontra ragazzi sperduti come lui, venuti da ogni parte del mondo. Sembrano ombre. Forse, per passare, deve risalire verso nord e provare la via dei monti. Anche se dicono che ogni mese, lassù, muore qualcuno. Le vite di Ab, Fra e Kappa qui si intrecceranno, come i sentieri di montagna, a disegnare una nuova geografia che proprio non ne vuole sapere della frontiera. Una linea, questa, che esiste perché tracciata sulle carte, e che ogni giorno decide un numero incalcolabile di destini.