Proposte di lettura da parte di un bibliofilo cronico
di Andrea ValiottoIO, AGRIPPINA
Editori Laterza
Prezzo – 20,00
Pagine – 312
«Sono Giulia Agrippina Augusta e ho raggiunto il quarantesimo anno di età. Ho imparato molto da mia madre, ma disgrazie innumerevoli mi hanno indotto ad agire con meno testardaggine, imitando la diplomazia in cui mio padre eccelleva. L’arte più importante è quella che insegna a vivere. Si ottiene una vita di potere solo imparando a usare gli uomini come mezzi. Il fuoco che nel cuore arde, fatto di pulsioni e debolezze, va nascosto nel ghiaccio. Una passione genuflessa al rigore delle regole di corte mi ha recato ormai un dominio indiscusso, nonostante le resistenze di chi a me tutto deve: mio figlio Nerone.»
COSPIRATORI E POETI- DALLA COMUNE DI PARIGI AL MAGGIO 68
Neri Pozza
Prezzo – 13,50
Pagine – 288
Storia delle avanguardie e dell’idea di rivoluzione, e dell’alleanza che le lega fin dall’origine, queste pagine mostrano come, prima che «artistiche», le «avanguardie» siano state esistenziali e politiche, nel senso di Rimbaud, che aveva della poesia un’idea eminentemente pratica: «cambiare il mondo e cambiare la vita». Di questo vasto programma, che ha caricato di compiti spropositati la bohème artistica e politica dalla Comune di Parigi al Maggio 68, si faranno infatti carico tutte le avanguardie del XX secolo, cultrici dello scandalo e dell’iperbole, fino all’autoscioglimento dell’Internazionale situazionista nel 1972. Da Blanqui al socialismo fiabesco di Fourier, da Breton a Isidore Isou, scrittore e cineasta, fondatore dell’Internazionale lettrista, da Aragon a Guy Debord, scrittore e cineasta anche lui, fondatore dell’Internazionale situazionista, fino alla gioventù metropolitana ribelle della fine degli anni Sessanta, Gabutti narra di cospirazioni reali e illusioni rivoluzionarie, di storie personali e ardite teorie dell’arte e della società, e della loro tendenza a confondersi fino all’indistinguibilità dell’una e dell’altra. Un racconto avvincente che illumina il conflitto tra arte e potere che da più di tre secoli caratterizza le società occidentali.
MORAVAGINE
Adelphi
Prezzo – 18,00
Pagine – 249
Blaise Cendrars è stato definito «il grande avventuriero della letteratura moderna». Da quando scappò di casa, a sedici anni, «la sua vita non ha fatto che cambiare rapinosamente scenari». E molteplici, e rapinosi, sono anche gli scenari che attraversiamo in questo romanzo, una boîte à surprises dalla quale vengono fuori, a ogni pagina, orrori e magnificenze. A farci da guida è un doppio dell’autore, che non per caso porta il nome di un anarchico ghigliottinato nel 1913, Raymond la Science. E un doppio diabolico e allucinato dell’autore è lo stesso Moravagine, ultimo discendente di una famiglia reale, che Raymond aiuta a fuggire da una clinica per alienati e in compagnia del quale vivrà le peripezie più mirabolanti: saranno terroristi nella Russia zarista del 1905, prigionieri degli indios blu sulle sponde dell’Orinoco, volontari nel corso della prima guerra mondiale… Moravagine è la «grande belva umana», «amorale», «fuorilegge», un essere che incarna la follia e il male, che uccide «spesso per puro divertimento», di preferenza giovani donne, e teorizza che «tutto quanto è solo disordine» e che chi ha paura del disordine ha paura della vita stessa: la quale non è altro che «delitto, furto, gelosia, fame, menzogna, sborra, stupidità, malattie, eruzioni vulcaniche, terremoti, mucchi di cadaveri», e che non esiste verità, ma solo l’azione, «l’azione effimera», «l’azione antagonista». Tra digressioni fascinose, anse maestose, deviazioni fulminee, veniamo irresistibilmente trascinati da una scrittura che, come rilevò la critica del tempo, possiede una «prodigiosa potenza pittorica, un misto di crudeltà, sensualità e lirismo» – uno stile la cui sfrenata libertà continua a vibrare.
EMMA, 1876
Fazi editore
Prezzo – 18,00
Pagine – 566
È il 1876, l’anno in cui cade il centenario della fondazione degli Stati Uniti. Charles Schuyler, pungente corsivista del «New York Herald», dopo quasi mezzo secolo torna dall’Europa con la figlia Emma. Ad accoglierli, l’aria salmastra e i fumi di una città tutta nuova: ormai straniero nella sua città natale, Charles non riconosce più nulla. Emma, invece, nata trentacinque anni fa in Italia, ha lasciato il vecchio continente per la prima volta: rimasta vedova di uno spiantato principe parigino – venuto a mancare improvvisamente durante una cena con l’amante –, cercherà marito e affermazione nell’alta società di New York. Nel frattempo, tra fastose celebrazioni, fanfare, fuochi d’artificio e smodate esibizioni di spirito patriottico, si consumano torbidi intrighi. Un patto segreto fra due partiti che si alternano alla guida del paese per truccare le elezioni, una totale mancanza di regole che permette alle élite di arricchirsi sempre di più, una corruzione dilagante a ogni livello nell’amministrazione statale: Emma, 1876 è l’affresco storico di un’epoca lontana eppure così drammaticamente simile all’attualità. Con questo romanzo prosegue la ripubblicazione di Narratives of Empire, grande saga composta da sette romanzi che, tra feroci polemiche e grandi consensi, hanno accompagnato Gore Vidal per oltre trent’anni: una vera e propria controstoria dell’America, dagli albori della repubblica statunitense fino al secondo dopoguerra, in cui s’intrecciano magistralmente episodi e personaggi reali e d’invenzione.
CHI HA UCCISO MARCO PANTANI
Mondadori
Prezzo – 17,00
Pagine – 168
“La storia giudiziaria di Marco Pantani è una storia triste, un vero dramma umano, che ha trascinato il Pirata nel baratro più profondo.” L’ultimo avvocato di Marco Pantani ha deciso di scrivere questo libro perché il Pirata se lo merita. Se lo merita non solo perché è stato il campione che negli anni Novanta ha incendiato l’entusiasmo delle folle, ha “spianato” le salite più celebri del mondo e rinverdito nel cuore dei tifosi il mito di Coppi e Bartali. Ma perché è stato assolto da tutti i procedimenti giudiziari che lo scaraventarono giù dalla bicicletta e dalla sua esistenza.
Nel ventennale della doppia vittoria Giro d’Italia – Tour de France, dopo fiumi di inchiostro versato sui giornali e sugli atti dei tribunali, è necessario ricostruire con oggettività la vicenda giudiziaria, sportiva e umana di Pantani.
Chi ha ucciso Marco Pantani ripercorre la sua incredibile via crucis processuale e spiega come il ciclista sia stato spazzato via da un’implacabile campagna denigratoria, da una serie di clamorosi errori procedurali ed enormi ingiustizie che hanno pompato sangue amaro nella sua vena autodistruttiva, la stessa che lo faceva andare fortissimo in salita solo “per abbreviare l’agonia”.
Il libro dimostra che quel Pantani che ha scollinato per primo sull’Alpe d’Huez, che ha vinto la maglia rosa e che ha sfoggiato quella gialla sugli Champs-Élysées era pulito, era il più forte, era talento puro, il fuoriclasse che tutti amavano e che tutti oggi rimpiangono.
Il punto di vista dell’autore è quello privilegiato dell’avvocato di fiducia che ha vissuto insieme a lui il suo dramma giudiziario e umano. È stato il suo ultimo difensore e ha avuto modo di consultare i documenti processuali, dormire con loro, odiarli, leggerli e rileggerli, e infine servirsene nei processi. L’avvocato Manzo c’era sempre. C’era per l’assoluzione per i fatti del Giro d’Italia 1999 e c’era durante la pietosa autopsia del 16 febbraio 2004, in una gelida stanza dell’obitorio dell’ospedale di Rimini. E c’è oggi con questo libro per restituire doverosamente al Pirata l’onore perduto e ai suoi tifosi il sogno infranto della bellezza che spunta in testa alla corsa dietro un tornante in salita.