25 Novembre 2014

Smart working, a che punto siamo?

di TeamSystem
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Rispondere a una mail dal treno, fare una telefonata di lavoro mentre si esce a fare la spesa o completare una relazione dal tablet stando seduti sul divano di casa sono pratiche che ormai non scandalizzano più nessuno e, a vedere bene, non hanno nulla di straordinario. I confini del proprio ufficio sono sempre più labili e ormai forse anche inutili. Il lavoro che si fa ottimizzando il proprio tempo e quindi migliorando la produttività è quello che viene chiamato smart, intelligente ed è proprio su questo che l’Osservatorio smart working della scuola di Management del Politecnico di Milano (http://www.osservatori.net/home) ha appena presentato una ricerca che cerca di fare il punto sulla situazione nel nostro Paese.

 

La ricerca del Politecnico

Lo smart working – affermano dall’Osservatorio – è un approccio innovativo all’organizzazione del lavoro che si caratterizza per flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare, a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”. Alla ricerca hanno partecipato 230 fra dirigenti e quadri di aziende di medie e grandi dimensioni. I risultati sono molto interessanti perché se un libero professionista o un piccolo studio sa bene cosa vuol dire “portarsi il lavoro a casa” o ottimizzare il proprio tempo, magari iniziando prima la mattina per non essere disturbati dalle telefonate, in aziende più grandi la cosa non è per niente scontata.

Dallo studio del Politecnico è emerso che in Italia solo l’8% delle aziende ha effettivamente avviato un progetto di smart working che non vuol dire solo andare incontro alle esigenze di chi ha bisogno di lavorare da casa, come per esempio una neo mamma o un neo papà. Vuol dire proprio ottimizzare gli orari di lavoro e gli spazi eliminando delle pause obbligate e improduttive che tolgono tempo al lavoratore e non offrono alcun apporto alle aziende. Secondo lo studio, un piano “ufficiale” di smart working concordato con i lavoratori coinvolge solo una piccola parte delle aziende che hanno in genere più di 500 dipendenti e appartengono per lo più ai settori alimentare, ICT, telecomunicazioni e manifatturiero.

 

Un trend in crescita

Lo smart working è destinato a crescere. In base alla ricerca, entro un paio di anni quell’8% diventerà 19% coinvolgendo anche realtà che finora non hanno fatto nulla riguardo. Ma quali sono i motivi che spingono le aziende a muoversi in questa direzione? Innanzitutto c’è la consapevolezza sempre più forte che il benessere di chi lavora e un adeguato equilibrio famiglia/ufficio siano necessari. Questo nel 71% dei casi. Un altro 56% delle aziende crede che lo smart working possa aumentare la produttività, mentre un 53% gli attribuisce un forte incentivo motivazionale.

Ma in che modo le aziende coinvolte si stanno muovendo?

Il 50% delle aziende campione ha introdotto una certa forma di flessibilità sugli orari di lavoro (il 51% usa orario elastico). Il 37% delle aziende sta usando il telelavoro, ma si tratta di una prassi che coinvolge solo determinati profili e il più delle volte viene concordata con il singolo dipendente. Esiste poi un 15% del campione che utilizza postazioni di lavoro non assegnate. Un concetto estremo di mobilità che sta riscuotendo molto successo negli Stati Uniti.

Se cambiano le modalità di lavoro delle persone, anche l’ufficio deve evolversi per supportare i lavoratori – ha dichiarato al Corriere della Sera, Mariano Corso, animatore dell’osservatorio sullo smart work del Politecnico di Milano -. Progettare lo smart office non vuol dire solo ridurre il numero delle postazioni per aumentarne il livello di utilizzo, ma ripensare il significato degli spazi di lavoro e la logica con cui vanno concepiti: non più ambienti unici e indifferenziati per tutte le attività, sia quelle che richiedono concentrazione che brainstorming creativi o telefonate riservate, ma un ufficio in cui il lavoratore trova risposte a esigenze diverse”.

Fra le realtà italiane che si distinguono per gli sforzi in questo senso L’Osservatorio del Politecnico ne ha selezionate alcune alle quali ha assegnato degli Smart Working Award. Le aziende più meritevoli sono state American Express e Provincia Autonoma di Trento. Ci sono state, inoltre, due menzioni speciali a Unicredit e Nestlé Italia.

È importante precisare che smart working e tecnologia sono due elementi che devono convivere per forza. “Fondamentali per abilitare lo smart working sono i device mobili che rendono possibile accedere alle informazioni e lavorare anche al di fuori di spazi e orari di lavoro tradizionali: il 91% delle aziende ha introdotto smartphone, il 66% tablet (anche se in maggioranza per profili specifici all’interno dell’azienda), mentre è ancora limitata la diffusione degli ultrabook (44%)”.