28 Marzo 2014

Sospesi nella valle dei calanchi

di Chicco Rossi
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Ebbene ti confiderò, prima di lasciarti, che io vorrei essere scrittore di musica, vivere con degli strumenti dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare, nel paesaggio più bello del mondo, dove I’Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri, e di comporre musica l’unica azione espressiva forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà …

Così parlò Zarathustra!

A parte gli scherzi e senza disturbare quel genio della filosofia che è Friedrich Wilhelm Nietzsche (consiglio per gli utenti volenterosi: a chi piace la lettura sicuramente da comprare è il libro di Yalom, nelle edizioni Neri Pozza “Le lacrime di Nietzsche”, sorprendente per la sua complessa semplicità. Del resto a Yalom sono riconducibili altri due libri di indubbia bellezza: “La questione Spinoza” su cui torneremo a breve in un nostro viaggio fuori confine e “La cura Schopenhauer”), così si espresse Pier Paolo Pasolini parlando di Soriano nel Cimino, minuscolo paese arroccato su uno zoccolo di tufo e luogo in cui il registra e poeta girò le scene del suo “Il Vangelo secondo Matteo”.

Ci troviamo nell’alto Lazio, più precisamente nell’alto Viterbese (territorio già visitato in occasione “La città dei Papi e non solo“).

In questa stagione in cui la primavera è sbocciata con tutta la sua opulenza, allegria e ricchezza di colori, è uno spettacolo passeggiare per i prati fioriti di ginestre e per poi inoltrarsi in un territorio tanto brullo quanto affascinante e immaginarsi a cavallo con a fianco Clint Eastwood in “Il buono, il brutto e il cattivo”.

Ci troviamo nella valle dei calanchi, tra il lago di Bolsena e la valle del Tevere ad est, nel comune di Bagnoregio.

La nostra meta è Civita di Bagnoregio, cittadina fondata più di 2500 anni fa dagli Etruschi che di questa terra erano i padroni e che in seguito si allearono con i romani e quindi diedero origine alla più grande epopea che si possa narrare.

Arrivando si ha la sensazione di entrare in un posto surreale, al di fuori dalla realtà e creato ad arte, infatti, il paese è arroccato su un cucuzzolo e vi si accede a mezzo di una strada moderna con la conseguenza che ci si domanda come poteva essere una volta.

Eppure lo abbiamo detto, il paese è antichissimo e tutt’ora si possono vedere le testimonianze della ingegnosità degli antichi che, rapportate ai mezzi moderni, sono veri e propri “miracoli”.

Tipico esempio di quanto detto è il cosiddetto “Bucaione”, di origine etrusca, un profondo tunnel che incide la parte più bassa dell’abitato, e che permette l’accesso, direttamente dal paese, alla Valle dei Calanchi.

Ma il paese si dice sia stato oggetto di è legato al nome di un santo, quel Giovanni Fidenza che lì fu risanato da San Francesco e che poi diventò famoso come San Bonaventura.

Ci stiamo approssimando alla santa Pasqua e allora un consiglio: il Venerdì Santo nella Chiesa di S.Donato il S.S.Crocifisso viene adagiato su una bara per trasportarlo all’interno della secolare Processione del Venerdì Santo di Bagnoregio. Leggenda vuole che, nel 1499, durante un’epidemia di peste, il Crocifisso si sia rivolto a una donna, la quale si recava ogni giorno al suo cospetto per chiedere il termine della peste, il Crocifisso le si rivolse dicendole che la fine della peste sarebbe arrivata, e così fu poco dopo in concomitanza con la morte della donna.

Dopo una giornata ricca di emozioni e sensazioni, quale miglior soluzione c’è se non andare a Saturnia alle terme per essere coccolati e per rilassarsi in un ambiente paradisiaco?

Le Terme di Saturnia sono ricche di acque sulfuree che sgorgano ad una temperatura di 37,5 °C.

Ma soprattutto siamo entrati in uno dei territori a più alta gradazione di Italia: la Toscana.

Ecco che allora, per restare sul dietetico in vista delle prove costume, perché non limitarsi a una dietetica e vegana acqua cotta, zuppa di verdure della tradizione maremmana?

Un mix di verdure che si alternano in funzione della stagionalità ma che alla fine trovano sempre la mia approvazione.

Ecco che allora, ad accompagnare l’acqua cotta, tradiamo i grandi rossi toscani per un bianco, sempre toscano e per di più che non ha niente da inviare ai cugini.

L’azienda Querciabella, ubicata in piena territorio chiantigiana, produce un vino sorprendente: il Batar.

Il Batàr è uno splendido e intrigante blend di Chardonnay e Pinot bianco che offre un risultato che, nonostante tutto, ogni volta sorprende ed entusiasma.

Di colore giallo-oro con riflessi verdognoli, presenta sentori di erbe aromatiche, burro fuso, acacia, ananas e miele.

Alla bocca morbido e sapido, con una chiusura di note affumicate.

Per stare fuori dal coro e sorprendere gli amici, un nome sicuro e vincente, soprattutto con la bella stagione alle porte che invita alla beva in compagnia scaldati dai raggi del sole.