21 Giugno 2024

Sul contratto di soccida l’Agenzia delle entrate è inesorabilmente conservatrice

di Alberto Tealdi - Fondazione Centro Studi UNGDCEC
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La scheda di FISCOPRATICO

Con quella che pare più voler essere una lectio sul contratto di soccida, l’Agenzia delle entrate è intervenuta, in tema di Iva e imposte dirette, in merito all’attività agricola di allevamento condotta in forma associata per il tramite di contratto di soccida ex articoli 2170 e ss., cod. civ..

La recente risposta a interpello n. 134/E dello scorso 18.6.2024, nasce da un interpello con il quale, nell’ambito di un contratto di soccida non monetizzata, l’istante, soggetto soccidante, chiede il trattamento da applicarsi alla mera rivendita al macello dei capi acquistati dal soccidario consistenti nella propria quota di riparto.  L’istante richiede il corretto trattamento ai fini delle imposte dirette e dell’Iva, prospettando che tale modus operandi consenta di far rientrare l’acquisto dei capi e la successiva rivendita nell’ambito dell’articolo 32, Tuir o nell’articolo 56, comma 5, Tuir, nel caso di capi eccedenti, oltre che consentire l’applicazione del regime speciale Iva, ex articolo 34, D.P.R. 633/1972 anche alla rivendita dei capi.

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