23 Dicembre 2013

Trasparenza fiscale: conviene o no?

di Fabio Garrini
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La fine dell’anno è tempo di scelte; lo deve essere, perché no, anche in ambito di gestione contabile e fiscale. Scade al 31.12 la possibilità di inviare l’istanza per esercitare l’opzione per la trasparenza fiscale per le società di capitali, istituto che è ormai operativo da 10 anni (è stato introdotto agli articoli 115 e 116 TUIR ad opera del D.Lgs 344/03) ma che di fatto viene sfruttato molto poco.

Glissando sul tema degli adempimenti correlati all’opzione (in estrema sintesi le raccomandate di assenso da parte dei soci e l’istanza telematica da inoltrare all’Agenzia delle Entrate), temi sui quali si pongono pochi problemi, in questo intervento pare interessante ricordare quali possono essere i vantaggi e gli svantaggi dall’utilizzo di questo regime.

Ricordando che l’opzione, nei fatti, avviene a consuntivo (almeno con riferimento al primo periodo d’imposta): a fine anno andrà inoltrata l’opzione per il triennio 2013 –2015.

Vantaggi

Il primo aspetto che si potrebbe ricercare è quello di un eventuale minor prelievo a cui verrebbe sottoposto il reddito: se il socio presentasse un’aliquota marginale inferiore al 27,5% (IRES che pagherebbe la società) si avrebbe un possibile vantaggio derivante dal differenziale tra le aliquote. Questo è certamente vero, ma comunque si verificherebbe solo per redditi modesti.

Allora il vantaggio si presenta quando la società realizza utili da distribuire ai soci tramite dividendi? Si consideri il seguente caso (si tralascia volutamente l’IRAP in quanto tale imposta viene in ogni caso pagata dalla società, per cui non incide nelle valutazioni), riguardante una società con € 100.000 di utile, per semplicità senza variazioni in aumento (quindi anche il reddito è pari ad € 100.000):

  • In regime ordinario la società paga € 27.500, mentre il socio sul dividendo (100.000 – 27.500 = 72.500) paga altri € 15.500 (72.500 * 49,72% * 43% di IRPEF, ipotizzando un socio con redditi alti) per un totale di imposte complessivamente pagate di euro 43.000;
  • In regime di trasparenza, invece, la società non paga IRES, in quanto il reddito di € 100.000 viene tassato in capo ai soci con un prelievo di 43.000. Il dividendo successivamente distribuito non è tassato.

In entrambi i casi vi è quindi la medesima tassazione complessiva, anche se con redditi bassi dei soci, qualche vantaggio per la trasparenza potrebbe esserci, magari se i soci hanno oneri deducibili o detraibili da spendere che in caso contrario potrebbero andar persi per assenza di reddito proprio.

Ma allora dove sta il vantaggio? Forse nel risparmio contributivo? Si consideri che spesso nelle società la remunerazione del socio che impiega la propria attività nella società avviene tramite un compenso periodico all’amministratore, soggetto a gestione separata INPS: se remunero il socio tramite erogazione dei dividendi si evita tale prelievo. Va detto comunque che, se si valuta un’impresa commerciale o artigianale, il socio dovrebbe comunque corrispondere i contributi sul reddito d’impresa imputabile e, se non si stanziano compensi all’amministratore, avrei maggior reddito d’impresa. Quindi, neppure su questo si profilano dei rilevanti vantaggi.

I veri vantaggi, a parere di chi scrive, sono due:

  • Prima di tutto si manifesterà in capo alla società un risultato economico molto migliore. Se l’amministratore si fa erogare un compenso periodico, questo abbatterà l’utile; se al socio viene erogato il dividendo, l’utile che si manifesta è maggiore. Ma se la società applicherà l’IRES e successivamente va ad erogare i dividendi, l’utile dell’impresa sarà abbattuto dall’IRES stessa. Nel caso in cui la società sia trasparente, questa non deve IRES, quindi il risultato di bilancio sarà gravato dalla sola IRAP (anche se su questo punto, la rilevazione in bilancio delle imposte, vi sono diverse posizioni);
  • Il secondo aspetto di interesse è un reddito dichiarato superiore. Si prenda il caso precedente. Con applicazione dell’IRES e successiva distribuzione dei dividendi, i soci presenteranno un imponibile sul reddito percepito dalla società di 36.047 (ossia il 49,72% di € 72.500); al contrario, se la società è trasparente i soci dichiareranno un reddito di 100.000. Questo, come detto, a parità di tassazione complessiva società-soci. Che vantaggi otteniamo da questo? Avere un reddito alto è sicuramente utile in vista di una possibile selezione da parte dell’Agenzia per il redditometro. Se non si ottengono dei vantaggi fiscali derivanti da una minore tassazione (per quanto si è detto), almeno possiamo ottenere una “protezione indiretta” da una possibile selezione per il redditometro. Senza dimenticare che un utile elevato risulta benefico se il socio ha necessità di ottenere finanziamenti (presentarsi in banca con un UNICO da € 100.000 di reddito lordo non è certo come presentarsi con un UNICO che presenta un reddito lordo di € 36.047), sia in termini di ottenibilità del finanziamento, sia in termini di condizioni che si riescono a “strappare”.

Svantaggi

Il vero problema nell’aderire al regime di trasparenza fiscale è sostanzialmente uno: visto che i redditi determinati in capo alla società sono imputati ai soci e tassati in capo a questi, è evidente che sotto questo profilo in parte viene meno la responsabilità limitata che normalmente assicura una società di capitali. Il che significa che detto regime deve essere utilizzato prevalentemente nelle situazioni più “tranquille” che non presentano troppi rischi sotto il punto di vista di eventuali accertamenti del reddito.

Il secondo aspetto riguarda una certa rigidità nel trasferimento dei proventi ai soci: in una piccola società, il socio che presta la propria attività si remunera con un compenso amministratore, quindi anche in corso d’anno. Se invece i soci decidono di remunerarsi tramite distribuzione di dividendi, occorrerà aspettare la fine del periodo d’imposta e l’approvazione del bilancio per deliberare la distribuzione degli utili. Si tratta comunque di uno scoglio finanziario iniziale, perché poi ovviamente, una volta “preso il giro”, ogni anno potranno essere distribuiti i dividendi dell’anno precedente.

Non si tratta di una soluzione valida per tutte le soluzioni, ma pare che alcune situazioni la trasparenza fiscale possa essere una utile alternativa da valutare.